Se gli interessi non sono quelli del Pianeta..(14502)

giovedì, gennaio 1st, 2015 (14502)

cod. 270206363

Rebecca Vitelli, 20 anni, di Carpineto Romano, a caccia di soluzioni per consegnare al meglio il Pianeta alle generazioni future, indaga sulle potenzialità della canapa.

Da anni esperti, politici ed ecologisti s’interrogano su come l’uomo possa gravare meno sul Pianeta, vivendo con quanti più comfort possibili, ma, al tempo stesso, preservando l’ambiente per le generazioni future; su come produrre efficacemente energia senza ricorrere al tanto dannoso petrolio, tra l’altro destinato ad esaurirsi, o su come ridurre la deforestazione continuando ad avere, però, la medesima disponibilità di carta e suoi derivati. Queste, nel moderno 2015, potrebbero sembrare antinomie o mere utopie, destinate a rimanere tali. Agli inizi del ‘900, però, tali problemi non sembravano così insormontabili, e una risposta incentrata sulla scarsa industrializzazione o sui minori consumi appare troppo semplicistica. In passato, infatti, in America come in Europa, aveva larga diffusione la coltivazione della canapa (intesa come cannabis sativa, libera da principi psicoattivi), pianta dai molteplici usi, e dalle innumerevoli risorse. Chi ci ha preceduto se ne serviva per alimentare motori a scoppio, ricavarne tessuti caldi e resistenti, oltre alle diffusissime funi e tele per dipingere, così come carta per libri e giornali. Fabbricare carta con la canapa, infatti, comporta una serie di apprezzabili vantaggi: innanzitutto è una pianta con un’enorme produttività di massa vegetale e, di contro, contiene una bassa percentuale di lignina rispetto al legno di albero. (altro…)


Uomo e ambiente in salute grazie alla dieta(14469)

giovedì, gennaio 1st, 2015 (14469)

cod. 1212220313

Azzurra Giordani, 27 anni, di Frascati è andata alla ricerca di diete sostenibili.


La vita è come la Terra, se la molli va allo sbalasciu(14464)

mercoledì, dicembre 31st, 2014 (14464)

Inchiesta su cucina e cibo sostenibile dalla tradizione calabrese di Emanuele Valenti, 27 anni.

cod. con. 0503091017


Mari e focu nun ci pigliari mbrisi(14460)

mercoledì, dicembre 31st, 2014 (14460)

Note di memoria di Antonio Fretto, 28 anni, di Agrigento.

cod. conc. 05003091526


Gomma o rotaia, chi inquina di più? Unilever ha trovato la sua risposta(12180)

sabato, aprile 5th, 2014 (12180)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Matteo Isidori, 23 anni, Roma

Il trasporto dei prodotti è altamente inquinante. Essere “green” significa guardare all’intera produzione

L’inquinamento che produce un prodotto, nella cultura collettiva, è dato dal suo consumo e dal suo conseguente processo di smaltimento. Niente di più sbagliato. Il danno che un prodotto reca all’ambiente va ricercato in tutto il suo ciclo vitale, “dalla culla alla tomba”. La ricerca delle materie prime, la fase di produzione del prodotto, il trasporto e solo in fine l’utilizzo e l’eventuale riciclo, sono tutte implicate in un processo di inquinamento “nascosto” del quale il consumatore non è a conoscenza. Il trasporto ad esempio è molto inquinante: se si considerano le tonnellate di prodotti che vengono trasportate su gomma nelle autostrade, enorme è la quantità di CO2 emessa dai camion. Una soluzione a ciò sarebbe la trasformazione del trasporto “su gomma” in trasporto “su rotaia”, attraverso la rete ferroviaria e l’utilizzo di treni al posto dei camion. Secondo quanto appreso da uno studio condotto da FerCargo  (l’Associazione di imprese ferroviarie private che rappresentano il 30% del traffico ferroviario delle merci), il trasporto su rotaia è lo spostamento più ecologico. Per ogni tonnellata di carico e per ogni chilometro percorso con un treno merci europeo, nell’atmosfera vanno mediamente 29 grammi di CO2. (altro…)


Quando un tè può salvare il pianeta: la “Rainforest Alliance Certified”(12164)

sabato, aprile 5th, 2014 (12164)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Luca Crosti23 anni, Roma

Alberi centenari, animali e migliaia di altre forme di vita. Ogni pezzo si incastra in quel puzzle perfetto che è il polmone verde del nostro pianeta. Un polmone sottoposto a uno sfruttamento indiscriminato che rischia lasciarci senza più aria, la deforestazione. Causata da meri interessi commerciali, questa pratica è un male che ci affligge da anni e nei confronti del quale è ora di correre ai ripari. Proprio in questa direzione va l’impegno assunto da importanti aziende e multinazionali, tra cui spicca il nome di Unilever.

L’azienda, leader nel settore dei beni di largo consumo, dopo gli anni dei boicottaggi promossi da colossi dell’ambientalismo mondiale. negli ultimi tempi si sta fortemente impegnando ad attuare politiche che possano salvaguardare l’ecosistema in cui operano. Come previsto dall’Unilever Sustainable Living Plan (presentato nel 2010) alla fine del 2012, il 36% delle materie prime agricole è stato acquisito da fonti sostenibili.

Nel caso del tè Lipton la sostenibilità è “Rainforest Alliance Certified”, ossia certificata dalla “Rainforest Alliance”,organizzazione non governativa (ONG) che lavora con lo scopo di conservare la biodiversità e garantire condizioni di vita sostenibili. Ottenuta da Unilever nel 2012, certifica che i prodotti utilizzati provengono da piantagioni che non danneggiano l’ecosistema.  (altro…)


“Svelto” sgrassa di più con il green packaging(12162)

sabato, aprile 5th, 2014 (12162)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Pietro Ielpo, 24 anni, Roma

 

L’impegno ecosostenibile

In un mondo di trasporti, in cui tutto è movimentato da imballaggi, uno degli obiettivi del XXI secolo è quello di ridurre l’impatto ambientale causato dagli scarti e dal packaging. Il problema principale è lo smaltimento di questi imballaggi che hanno un forte impatto ambientale.

Durante un workshop “Può una multinazionale essere Green?” di gNe (vedi box) si sono analizzati alcuni degli obiettivi di riduzione dell’impatto ambientale delle multinazionali. La capacità di crescita e di sviluppo di un’azienda è sempre di più influenzata dalla capacità di adeguarsi alle richieste di una maggiore eco-sostenibilità e rispetto per l’ambiente.

Un caso interessante riguarda Unilever, immensa multinazionale anglo-olandese proprietaria dei marchi più diffusi nel campo dell’alimentazione, bevande, prodotti per l’igiene e per la casa. Nel 2011 lancia l’USLP (Unilever Sustainable Living Plan) con una visione di tre grandi obiettivi da conseguire entro il 2020:  migliorare la salute e il benessere, ridurre l’impatto ambientale, acquisire il 100% delle materie prime agricole in modo sostenibile. E, non da trascurare, raddoppiare il volume di affari. (altro…)


Workshop di giornalismo per tutti per imparare come funziona il green(12135)

sabato, aprile 5th, 2014 (12135)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Filippo Maria Mazara, 27 anni, Roma

Nel febbraio scorso, si è svolta a Milano la seconda edizione del WiGreen, un Forum sulla Sostenibilità ambientale, promosso dalla Srpim Italia (azienda di consulenza strategica nel campo della Salute dell’Uomo e dell’Ambiente. Il leit motiv dell’evento è stata la salvaguardia dell’ambiente e lo spreco alimentare, ambientale ed economico. Ad aggiudicarsi il premio quest’anno è stata la Curtiriso, che ha introdotto un sistema ed un processo moderno di tecnologia industriale. In pratica, l’azienda, sfrutta una centrale termica a biomassa che genera e rigenera energia, riducendo a zero l’emissione di anidride carbonica. (altro…)


Essere GREEN-minded(12129)

sabato, aprile 5th, 2014 (12129)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Pietro Ielpo, 24 anni, Roma

“Green: a wishfulthinking?” così esordisce a inizio workshop Sergio Ferraris (Direttore QualEnergia) che dà il via al discorso su come misurare la “greenicità”, termine coniato per questa avventura di giornalismo ambientale e scientifico. Questo “pensiero desideroso” ha legami ben radicati in ambito di produzione, finanza e mercato, per il nostro esperto. Ci spiega che l’Italia è stata una delle prime nazioni nel riciclo degli olii usati (per necessità, a dire il vero, e povertà, che a volte risulta essere una virtù).
Dai dati Coou, il Consorzio obbligatorio degli oli usati, si scopre che nel 2011 l’Italia ha rigenerato l’ 88 per cento degli olii divenendo così il leader contro quest’altissimo impatto ambientale. Il Green ha contribuito inoltre a nuove assunzioni (green-job) nel Belpaese e con l’avvento dell’IT (Information Technology) si sono abbattute anche le obsolescenze in ambito di produzione (il ché non è detto che sia un bene), contribuendo perà così ad una maggiore greenicità dei prodotti (ad esempio gli elettrodomestici più efficienti energeticamente). Raccoglie il testimone un giurista, esperto di Diritto ambientale, Tullio Berlenghi, che ci mostra il lato Green dell’ambito giuridico in Italia. Un nuovo termine suscita l’interesse del pubblico dell’Università di Tor Vergata: “Greenwashing”. L’esperto ci spiega essere la pubblicità della presunta greenicità di un prodotto, un termine negativo a tutti gli effetti, che significa “pittata di verde”, un vestitino ad hoc messo su senza sostanza. Una “pittata” che ha valore di operazione di marketing e che ammicca ad una produzione di un bene che può essere “naturale”, “verde”, “riciclabile”, insomma apparentemente non dannoso per l’ambiente, ma tacendone i reali percorsi e dettagli di sostenibilità.
Sia Berlenghi che Diego Scipioni, il linguista che ha definito green e greenwashing, e anche Sergio Ferraris ci invitano a tener sempre d’occhio le certificazioni green dei prodotti, capendone il significato. Esistono molte associazioni, fondazioni e metodologie che si occupano del rilascio di tali “bollini”, primo dei quali quello di Life CycleAssestment (LCA) che, come ci spiega in seguito Fabio Iraldo (Professore di Management ambientale all’Istituto di Management della Scuola Superiore San’Anna di Pisa) è una metodologia che valuta un insieme di interazioni che un prodotto o un servizio ha con l’ambiente, considerando il suo intero ciclo di vita, includendo le fasi di preproduzione, produzione, distribuzione, uso, riciclaggio e dismissione finale. (altro…)

Quanto e come siamo green?(12125)

sabato, aprile 5th, 2014 (12125)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Marco Harmina, 22 anni, Roma

Per rispondere a tale domanda sarebbe ottimale per il lettore spiegare cosa si intenda per green. Questo è il modo in cui ultimamente viene indicato tutto ciò che ha a che fare con il rispetto per l’ambiente. Questo cambiamento di etichetta, in realtà non riguarda solamente la terminologia della titolazione, ma più un’espansione del settore stesso, volto ad abbracciare più argomenti riconducibili tutti alla stessa “matrice”: la greenicità. Il termine “green” ha debuttato anche nel dizionario statistico, sorgendo in una piccola infografica all’interno della pubblicazione annuale “Italia in cifre”, elaborata dall’Istat. Tale operazione ha fatto sì che si concedesse il giusto valore, la stessa importanza che si addice a qualsiasi svolta o cambiamento. Molte sono infatti le innovazioni nell’ambito della coscienza ambientale, novità che hanno portato a rilevare dati e indicatori su energia verde, aree protette e consumo di suolo: hanno dato il via ad un nuovo movimento, quasi uno stile di vita. (altro…)