Mais OGM in Friuli(14767)

martedì, gennaio 6th, 2015 (14767)

I ragazzi della 2°E della scuola secondaria di primo grado di via Massimo D’Azeglio di Frascati, referente professoressa Giuditta Iantaffi, partecipano con un lavoro sul mais OGM seminato in Friuli da Giorgio Fidenato.


 

DI CHE CIBO SEI?

Ci siamo accorti che in alcune scuole sono presenti degli erogatori di cibi quasi sempre nocivi alla salute. Per questo motivo ci siamo chiesti se i ragazzi sapessero alcune cose come:

1)consapevolezza dei prodotti

2)motivi delle scelte di alcuni cibi che è risaputo facciano male

3)cosa può rendere più appetibile il cibo sano

Domande:

1. secondo te le merendine in commercio: (altro…)


La seconda vita del cibo: Last minute market(14856)

martedì, dicembre 9th, 2014 (14856)

“Ci credete che ogni anno 1,5 tonnellate di cibo (pari a 4 miliardi di euro) finiscono nella spazzatura?” Che soluzioni ci possono essere? Rachele Ferretti, 13 anni, di Bologna, è andata ad intervistare Andrea Segrè, agronomo ed economista.

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Storie di vite “oltre”(14854)

martedì, dicembre 9th, 2014 (14854)

Storia di una famiglia di Genova, una famiglia “oltre”, ovvero di “tre persone che dimostrano con i fatti il loro Amore per il nostro pianeta”, della 2 E dell’I.C. Corradini di Roma coordinata da Maria Grazia Antonella.

La II E ha anche intervistato la Preside Maria De Biase dell’I.C. “Teodoro Gaza” di San Giovanni a Piro (Sa), la “preside terra terra” che ha vinto il Premio cittadino europeo.

La nostra ricerca di vite “oltre” ci ha portato a conoscere una persona veramente eccezionale. Talmente eccezionale che se ne sono accorti anche al Parlamento Europeo, assegnandole un premio come uno dei migliori Cittadini Europei. Lei è Maria De Biase, preside dell’Istituto comprensivo “Teodoro Gaza” di San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno. Una scuola molto particolare, in cui i bambini coltivano da sé ciò che occorre per fare una genuina “ecomerenda”, in cui l’attenzione per l’ambiente è massima e si cerca di applicare alla lettera la regola delle 3 R (Riduci, Riusa e Ricicla). Ecco come si è raccontata a noi in un’intervista virtuale:

Com’è nata l’idea del progetto di “educazione alla ruralità”?
Sono nata e cresciuta a Marano di Napoli, un paese a nord di Napoli. Figlia di contadini, mi sono sempre occupata di scuola. Ho cominciato a fare l’insegnante appena diciottenne, oggi ne ho 55. Con gli anni mi sono occupata soprattutto di educazione alla legalità, anche insieme a Libera, l’associazione di don Ciotti. Diciamo che per oltre 20 anni ho lavorato sull’emergenza, sulle dinamiche mafiose, sul degrado, sull’inquinamento da rifiuti tossici che ha devastato la mia terra. Nel 2007 ho superato il concorso per dirigenti scolastici e mi sono trasferita in provincia di Salerno, nel Cilento. Avevo voglia di misurarmi con una pseudonormalità che mi era mancata. Volevo provare a capire cosa può realizzare una scuola in condizioni di normalità.

Quanto tempo ci è voluto per realizzare questo progetto?
Ho cominciato subito, appena arrivata nel Cilento, nel 2007. Da allora non ci siamo mai fermati.

Come hanno reagito genitori, alunni ed insegnanti a questa iniziativa?
In tanti hanno reagito male, almeno all’inizio. Erano perplessi, i docenti si sentivano “declassati”, ritenevano offensivo che volessi mandarli a zappare! Oggi sono in tanti a seguirmi, a condividere questa idea di scuola. Molti si sono formati, sono preparati e capaci. Tanti sono più avanti di me. Tanti genitori, quando abbiamo cominciato, si sono mostrati ostili e diffidenti. Oggi la comunità ci guarda con attenzione e molti adulti partecipano attivamente alle attività della scuola.

Cosa piantate nell’orto?
Realizziamo orti sinergici ed orti tradizionali. Tutti biologici. Coltiviamo tutti i tipi di ortaggi: insalate, piselli, fave, agli, cipolle, pomodori, zucche, zucchine, melanzane, finocchi, ecc. ecc. I prodotti vengono utilizzati per le merende.
Abbiamo piantato, nei giardini delle scuole, tanti alberi da frutto autoctoni che stanno cominciando a produrre frutta buona, sana, biologica, locale per i nostri bimbi e nostri ragazzi.

In cosa consiste l’eco-merenda?
L’ecomerenda è una filosofia di vita. Abbiamo eliminato le merendine confezionate e gli altri prodotti spazzatura destinati all’alimentazione dei ragazzi. Abbiamo introdotto pane e olio, pane e marmellata, miele, frutta, ortaggi, frutta secca, dolci fatti dalle mamme, pizza locale, succo d’arancia, ecc. ecc. Insomma, nulla di industriale, tutto a km zero e fatto con le nostre mani!

Oltre a cibarvi delle cose dell’orto, comprate molti prodotti dal supermercato?

Per l’ecomerenda compriamo al panificio grandi pezzi di pane nero, fatti con farine locali e lievito madre. L’olio lo facciamo raccogliendo le olive da alcuni alberi dei nostri giardini. Le marmellate e il miele ce li regalano le famiglie. Anche la frutta fresca e la frutta secca ci viene offerta dai privati.

Ai ragazzi date mai cibi fuori stagione (ad esempio, la mensa prepara mai pasta e zucchine in inverno)?
Le mense non sono di mia competenza. Visto, però, il lavoro che stiamo facendo e la sensibilità sui temi alimentari che si sta diffondendo, anche le mense stanno cambiando e si stanno adeguando ai nostri princìpi. Evitano prodotti fuori stagione, preferiscono il locale e soprattutto accettano i nostri prodotti, quando sono in eccesso per le ecomerende. Noi abbiamo tutte cucine in loco, con personale locale, molti dei dipendenti appoggiano i nostri princìpi.

Ai maestri e ai bambini piace questo tipo di alimentazione?
I bambini sono i nostri maggiori alleati. Sono felici di mangiare quello che noi proponiamo. Il momento dell’ecomerenda è sempre pieno di allegria, sorrisi e felicità. I docenti hanno capito. Ora, poi, si sentono protagonisti. Arrivano riconoscimenti e premi importanti. Aiutano a farci sentire confermati e sulla buona strada.

Che cosa riciclate e quali azioni mettete in atto per essere il più ecologici possibile?
Non utilizziamo l’usa e getta, nemmeno nelle mense, abbiamo ridotto la plastica, si beve acqua di fonte, niente bottiglie di plastica. Recuperiamo l’olio esausto alimentare e produciamo sapone che viene utilizzato nei bagni della scuola. Il resto lo vendiamo nei nostri mercatini e con il ricavato aiutiamo le nostre famiglie in difficoltà, con il resto sosteniamo due progetti di solidarietà in Senegal ed in India.
Compostiamo il nostro umido, costruiamo compostiere a chi ne fa richiesta. I bambini di V elementare, accompagnati dalle maestre, vanno a casa della famiglia che ne fa richiesta. Per gli addobbi utilizziamo sempre materiali di scarto.

Da quando avete messo su questi progetti, le iscrizioni nella scuola sono diminuite o aumentate?
Qui abbiamo seri problemi con la crisi. Molte famiglie hanno ricominciato ad emigrare. Gli alunni diminuiscono. Alcuni, però, si sono trasferiti appositamente da noi. Una famiglia di Napoli e una di Milano si sono trasferite da noi per permettere ai loro bambini di frequentare la nostra scuola. Una signora di Londra si è trasferita con la sua bambina perché ritiene troppo importante il nostro percorso scolastico.

Cosa vorrebbe che apprendessero i ragazzi negli anni trascorsi nel suo istituto?
Vorrei che sapessero diventare cittadini responsabili ed eticamente corretti. Che sapessero apprezzare la grande bellezza del nostro territorio, che imparassero a saperlo valorizzare e a saperlo proteggere. Che trovassero qui i percorsi lavorativi e non si sentissero costretti ad andare via.

Ha altri progetti in mente?
Ho tanti progetti in mente! Da 2 anni abbiamo cominciato con un progetto che insegna agli alunni a costruire strumenti musicali con i rifiuti. Uno dei miei sogni è quello di formare un’intera orchestra fatta tutta di rifiuti!

Oltre a portare nella scuola il suo amore per l’ambiente, anche al di fuori dell’ambito scolastico lei adotta uno stile di vita ecologico? Se sì, in che modo?
Ho un orto che coltivo da sola con grande passione, compro solo prodotti locali, preferendo i piccoli produttori. Ho ridotto i rifiuti, composto il mio umido, ho 3 galline, mi preparo pane e biscotti con la farina locale e tanto altro!

Perché recentemente è stata premiata dal Parlamento Europeo?
Il parlamento europeo mi ha premiato per le buone pratiche adottate a scuola. Chi ha proposto la mia candidatura per questo premio è stato il parlamentare europeo Dario Tamburrano, che mi ha scelto per il fatto di portare avanti un progetto che supporta i valori della protezione ambientale e dei diritti dei minori a ricevere le attenzioni e la protezione necessaria per il loro benessere, come previsto dalla Carta Europea dei Diritti Fondamentali.

In un momento in cui si parla tanto di “buona scuola”, abbiamo trovato qualcuno che la buona scuola la fa davvero! La speranza è che il caso di Maria De Biase e del suo istituto non rimanga isolato, ma faccia da traino per creare tante realtà sempre più attente all’ambiente, alla salute dei bambini e di chi lavora con loro e al recupero di sane abitudini.

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Acqua, inchiesta sui consumi italiani(14574)

giovedì, dicembre 4th, 2014 (14574)

La III E  di Castelluccio dei Sauri, I.C. Bovino (Fg), coordinata da Barbara Doronzo, presenta un’inchiesta dettagliata sui consumi idrici italiani e lo stato della situazione mondiale dell’acqua. Il disegno è di Maria Solazzo

 


 

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Boicottaggio: una soluzione efficace(12215)

domenica, aprile 6th, 2014 (12215)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Danaé Lizzi della scuola media San Nilo, Grottaferrata

 

Spesso molte associazioni ambientali o semplicemente gruppi di persone denunciano multinazionali « cattive » con azioni di boicottaggio. Tutti sappiamo cosa significa questa parola? Boicottaggio, nel linguaggio ambientale, significa ostacolare una multinazionale al fine di portare dei cambiamenti, o meglio dei miglioramenti per il pianeta.
Grazie ad alcune campagne di boicottaggio dei miglioramenti ci sono stati per davvero, come nel caso di Greenpeace dove degli attivisti, della campagna Kit Kat Killer, travestiti da oranghi hanno protestato presso degli stabilimenti in Inghilterra, Germania e Olanda contro la Nestlè a causa dell’uso eccessivo di olio di palma (piu’ di 320000 tonnellate l’anno), procuratosi dal «campione» della deforestazione (chiamato cosi proprio dagli acerrimi nemici di Greenpeace) Sinar Mas. A causa dello sfruttamento dell’olio di palma vengono distrutte intere foreste indonesiane, habitat naturali degli oranghi. (altro…)


Meno plastica grazie al refill(12208)

domenica, aprile 6th, 2014 (12208)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Daniele Englaro, I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

Le aziende si sono accorte da non molto che continuando come facevano, era difficile produrre e allo stesso tempo far del bene all’ambiente. In questo però aiuta il refill. Ma cos’è il refill? La parola letteralmente significa ricambio, ricaricare (es. penne stilografiche, accendini, eccetera).
Il refill è stato introdotto dalle aziende perché si sono rese conto che si producevano molti rifiuti quando venivano utilizzati i loro prodotti… danneggiando l’ambiente. Il refill consiste nel diminuire il packaging, cioè la scatola/busta in cui è confezionato il prodotto che viene comprato. Quindi il refill costa anche meno al consumatore perché paga meno imballaggio.
Una delle aziende che usa il refill è, ad esempio, la Unilever, che al workshop di Giornalisti Nell’Erba su “Può una multinazionale essere green” ha proposto le Eco Ricariche Svelto come esempio di come la loro azienda si impegna nell’aiutare i suoi consumatori a ridurre i rifiuti.  (altro…)

Le certificazioni green: il caso della Rainforest Alliance. Sono realmente efficaci o è giusto avere dei dubbi nei loro confronti?(12204)

domenica, aprile 6th, 2014 (12204)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Alessandro Antonelli, Michele Lo Cicero, Ludovica Pavoni, Alessio Torrisi, ClaudiaTrotta, III E scuola media San Nilo, Grottaferrata

Cos’è la Rainforest Alliance?

La Rainforest Alliance è un’associazione non governativa che attesta il rispetto di alcuni criteri sociali ed ambientali nella produzione dei prodotti agricoli di origine tropicale: cacao, caffè, tè, banane, ananas, noci, canna da zucchero, palma da olio, girasoli e soia. Questa associazione utilizza 94 criteri divisi in 10 categorie: (altro…)


La parola greenicità(12199)

domenica, aprile 6th, 2014 (12199)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Elena Di Giangiacomo II A scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

La parola greenicità.

Il neologismo è una parola nuova. Può essere presa da parole già conosciute e che già si usano oppure viene introdotta da una lingua diversa. I neologismi nascono per esprimere dei nuovi concetti e per nominare nuove cose. Per esempio la parola greenicità è un neologismo.

Informazioni sulla greenicità.

Come ci ha spiegato Diego Scipioni, linguista all’università di Roma Tor Vergata:

– Greenicità ovvero la caratteristica di tutto ciò che è green.

– Green:verde,ecologico e rispettoso dell’ambiente.

La parola greenicità è nata il 17 gennaio 2014, in occasione dei workshop di giornalismo ambientale che Giornalisti Nell’Erba ha fatto all’università di Tor Vergata.

Di solito non sappiamo chi è l’inventore delle parole, ma in questo caso sì: la parola greenicità è stata coniata da Paola Bolaffio e dai componenti di Giornalisti Nell’Erba. Loro hanno inventato questa parola per esprimere la qualità delle aziende. delle persone, delle cose, delle azioni green.

Commento articolo.

Per noi è una cosa giusta. Perché per esempio se noi mangiassimo alimenti green,mangeremmo cose sane e così si eviteremmo molte malattie che poi in alcuni casi portano anche alla morte.


Innovazioni sostenibili: possiamo fidarci? Il caso del tè Lipton e dell’ecoricarica Svelto(12195)

domenica, aprile 6th, 2014 (12195)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Patrizio Guerzoni, Lorenzo Gatta, Elisa SfameliII media scuola media San Nilo, Grottaferrata

Passeggiando fra gli scaffali del supermercato, possiamo trovare moltissimi prodotti della multinazionale Unilever: dal detersivo per piatti al tè, dai bastoncini di pesce al dentifricio. Quanti di questi però vengono fatti in maniera rispettosa dell’ambiente? Da dove vengono le materie prime con cui sono prodotti? Quanto si impegna questa multinazionale, dal fatturato importante e dunque dal grande impatto ambientale, perché ciò che propone ai consumatori sia il più sostenibile possibile?

Per rispondere a queste domande, esaminiamo più da vicino due prodotti, il tè Lipton e il detersivo per piatti Svelto.

Il tè Lipton si fregia della certificazione “Rainforest Alliance”, che – come si legge anche sul sito della Unilever – è “un’organizzazione indipendente il cui scopo è ridurre l’impatto ambientale e migliorare i vantaggi socioeconomici”. Questo sistema di certificazione si occupa di attestare che alcuni prodotti di origine tropicale, come tè, caffè, banane, ananas, olio di palma e zucchero di canna, vengano prodotti rispettando alcuni criteri sociali ed ambientali. (altro…)


Coccolino, l’orsetto ambientalista?(12186)

sabato, aprile 5th, 2014 (12186)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Anselmi Valentina e Wanda Soldati, III media, Frascati

“Unilever rivoluziona il mondo”. L’ introduzione di fonti energetiche a basso impatto ambientale e di nuove tecnologie per ottimizzare il ciclo di produzione, sono diventati la priorità di questa azienda, assicura il team leader della sostenibilità di Unilver Italia Ugo De Giovanni. Se i criteri di sostenibilità sempre più rigorosi fossero applicabili a tutti i 17 miliardi di prodotti Unilever acquistati ogni anno nel mondo, si tratterebbe davvero di una rivoluzione.

L’ obiettivo, infatti, è diminuire, entro il 2020, le emissioni di CO2 del 40% per tonnellata di prodotto. Un ulteriore traguardo che si vuole raggiungere è ridurre di 1/3 il totale del packaging, puntando verso la produzione di formule concentrate, recuperando così gli scarti e diminuendo del 65% l’ utilizzo dell’ acqua in fase di produzione. (altro…)