Mari e focu nun ci pigliari mbrisi(14460)

mercoledì, dicembre 31st, 2014 (14460)

Note di memoria di Antonio Fretto, 28 anni, di Agrigento.

cod. conc. 05003091526


Heliouge(11694)

lunedì, marzo 17th, 2014 (11694)

Aureliana La Pusata, 16 anni, Barrafranca (Enna)

Il cantore si esibiva di fronte a mille occhi inespressivi di androidi senz’anima:

“Cantami, Musa, del mondo i colori
quando la stella splendeva di giallo,
canta del tempo in cui c’erano i fiori
per questo mondo di ferro e cristallo…”

Qualcuno tra il pubblico sorrise mostrando un ghigno di metallo e il cantore, in cuor suo, si rallegrò di non essere uno di loro. Si rallegrò di non essere tanto forte come quelle macchine che governavano il mondo, si rallegrò di non avere la prontezza di un calcolatore nell’elaborare dati. Si rallegrò, semplicemente, del suo essere uomo e un lampo d’orgoglio balenò nei suoi occhi vivi. Le parole uscivano dalle sue labbra con dolcezza e passione per una realtà avvolta dalla leggenda:

“… Canta, Memoria, la terra del Sole,
rammendaci il verde manto del mondo,
azzurro era il cielo, grigie le gole,
il mare blu, tempestoso e profondo.

Terra ch’è rossa, ch’è nera, ch’è d’oro
per la fucina di Efesto infuocata,
terra che porta nel cuore un tesoro
la cui esistenza da tempo è celata…”

Gli androidi tacevano, forse ascoltavano; il cantore li osservava smarrito, era finito lì per caso, o forse per merito, era stato un professore, e come tutti gli umani subordinato da tempo alle macchine.
Gran conoscitore di mitologia, il suo compito era ormai diventato quello di allietare le serate di quelle macchine così simili a lui:

“…non perle, rubini, smeraldi o diamanti,
ma molti preziosi ancor più importanti.”

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