Un’inchiesta illuminante

Le classi 3 A e 3 C della Scuola Primaria  “Domenico Giuliotti” di Greve in Chianti, con la visita alla centrale termoelettrica di Santa Barbara hanno indagato le ripercussioni che i gesti quotidiani possono avere sui cambiamenti climatici.

Non contenti, i giovanissimi redattori sono andati a indagare sulla storia dell’energia e dei suoi “effetti collaterali” nella zona della Val D’Arno. Per avere un quadro sul futuro dell’energia nella zona, sono poi andati a intervistare il sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani

Referente: Agata Maddoli

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Quando a far paura è il clima..

di Rebecca Vitelli, 21 anni, di Carpineto Romano (Rm)

Problema attuale ed urgente quello delle migrazioni, con migliaia di persone che ogni giorno sbarcano sulle coste italiane ed europee affrontando stremanti peregrinazioni, a piedi e con mezzi di fortuna, in cerca di speranza e di un futuro migliore, confidando di trovarlo varcando le frontiere del Vecchio Continente.
Da troppo tempo ci si interroga su come arginare e soprattutto far fronte a questo fenomeno in continuo aumento. Eppure, ad oggi ben poco è stato fatto, e sicuramente non abbastanza. Ad ogni nuovo sbarco ed ennesima tragedia si sente discutere sterilmente sulla differenza tra “rifugiati” e “clandestini”, soggetti a due opposti trattamenti, eppure questa distinzione non tiene conto di un gruppo di persone, sempre più numeroso: i rifugiati ambientali. Nonostante lo stretto legame tra cambiamenti climatici e migrazioni forzate sia, ormai, universalmente accettato dalla comunità scientifica, e la lotta al climate changing sia un tema centrale a livello internazionale, non si è ancora giunti ad un riconoscimento formale dello status di questi migranti. Le cause ambientali delle migrazioni non sono, infatti, riconosciute dal diritto internazionale, che fonda lo status giuridico di rifugiato sulla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati (1951) e sul successivo Protocollo del 1967, che garantiscono questa tutela in presenza di quattro elementi:
• Trovarsi al di fuori dei confini del paese d’origine
• Il paese d’origine non è in grado di offrire protezione o rendere possibile il ritorno
• La migrazione deve essere inevitabile
• La causa della migrazione deve essere legata alla razza, all’appartenenza ad un gruppo sociale o ad un’opinione politica

L’Urlo (della Pascoli)

Inchiesta multimediale in costante aggiornamento proposta dal gruppo gNe della scuola media G. Pascoli – Nivola di Assemini (Cagliari)

“Dal caos al cosmo. Il senso del nostro lavoro torna sempre qui. Mille idee, mille progetti, ognuno col suo tempo, ognuno con le proprie modalità, lavori puliti e altri un po’ sporchi. Complessità e semplicità, perché ognuno abbia un suo posto. Quando abbiamo cominciato questo progetto, sul cartaceo, il titolo “L’Urlo della Pascoli” rispecchiava la necessità di un momento liberatorio, espressivo. Oggi che il filo conduttore è un tema fondante come l’ambiente e i modi della comunicazione si sono moltiplicati, siamo allo stesso punto, in corsa contro il tempo per dare al caos almeno un po’ della bellezza del cosmo“.

Roberta Mascia e Bernardina Troncia

QUI L’INCHIESTA

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Futuro senza colori, il Global Change sbianca la Grande barriera corallina

di Gabriele Vallarino, 27 anni, di Arenzano (Genova)

Novecento isole, tremila reef e con i suoi 2300 km di lunghezza la si può vedere persino dallo spazio: la Grande barriera corallina (Gbc) che si estende parallela alla costa orientale dell’Australia, nello stato del Queensland, è uno spettacolo di colori e di vita.

Pesci variopinti con pallini e strisce, che sembrano usciti dalla mente di un pittore, guizzano tra coralli tondeggianti, ramificati e dalle forme più bizzarre.
Dagli anemoni escono i pesci pagliaccio, dalle fenditure i pesci palla e le murene, lungo i pendii scoscesi nuotano i barracuda, gli squali e le tartarughe, mentre tutto intorno a questi scrigni di vita gravitano mammiferi marini affascinanti, come i dugonghi e i delfini.

Ma tutto questo paradiso potrebbe scomparire per sempre e la colpa è del cambiamento climatico che con l’innalzamento della temperatura della superficie del mare provoca il fenomeno del Coral bleaching ossia lo sbiancamento dei coralli, trasformando gli scenografici reef dai mille colori in un triste film in bianco nero.

A conferire quei meravigliosi colori alle barriere: giallo, rosso, blu, sono proprio delle piccole alghe unicellulari, le zooxantelle, che vivono in simbiosi all’interno dei tessuti dei coralli.
Tuttavia quando l’acqua è troppo calda, si aggira sui 30-35° C, questi piccoli organismi vegetali vengono espulsi. Il tessuto diventa quasi trasparente e il corallo appare bianco, proprio perché lascia intravvedere lo scheletro calcareo sottostante. Se la condizione di stress termico è temporanea, il corallo può riprendersi, ripristinando la simbiosi con le zooxantelle ma al contrario se temperatura persiste troppo a lungo, causa definitivamente la morte del corallo.

“Per la Grande barriera corallina si tratta del peggior evento di bleaching della storia – ha dichiarato la National Coral Bleaching Taskforce australiana (NCBT), un’unità che riunisce 10 istituti di ricerca e oltre 300 scienziati tra cui anche l’agenzia americana NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) – più di 1000 km hanno subito il fenomeno dello sbiancamento”.