Ricordare per non ripetere. Memorie di un ebreo romano

di Maria Alessia Perone, di 13 anni, Corigliano Rossano, IC Erodoto

Le memorie di un ebreo italiano, il signor Cesare Tagliacozzo, riprendono il loro corso per insegnare come le persone si oppongono alle Leggi in nome dei diritti umani.

Il signor Cesare nacque a Roma il 16 giugno del 1927. Pochi giorni dopo l’armistizio con le forze alleate, i tedeschi emanarono minacciosi bandi con l’obbligo per i giovani di arruolarsi. Così il fratello maggiore di Cesare, consapevole che l’essere ebreo avrebbe determinato la fine della sua libertà, abbandonò Roma con altri coetanei diretti verso Fiuggi. Dopo pochi giorni ci fu la richiesta dell’oro fatta dal comando tedesco delle SS, in cambio della salvezza di 200 capi famiglia del ghetto ebreo di Roma. Esaudita la richiesta dell’oro, la famiglia Tagliacozzo ritenne di essere al sicuro e rimase al lavoro nel laboratorio di sartoria finché non si decise ad abbandonare la casa per trovare un posto sicuro, il primo ottobre del 1943, rifugiandosi provvisoriamente presso un cliente cattolico che faceva parte delle guardie papaline. Appena in tempo! Il mattino dopo furono avvertiti della razzia avvenuta ad opera delle SS tedesche su tutte le case della comunità ebraica e consigliato di trovare un rifugio altrove. Per tre giorni la famiglia rimase a Trastevere a casa di una parente cattolica ma era difficile sfamare altre quattro persone con i viveri razionati. I Tagliacozzo, saputo per vie traverse che il figlio maggiore aveva trovato rifugio ad Olevano Romano, decisero di raggiungerlo.  

La sera del 19 ottobre 1943 furono accolti anche loro da questi “speciali” cristiani che li ritennero tutti uguali e tutti figli di Dio. Nei giorni successivi la famiglia benefattrice, Milana, fornì anche i mezzi tecnici per poter continuare a fare il lavoro da sarti e poterne ricavare il minimo indispensabile. Trascorsero i successivi mesi fino al gennaio 1944 piuttosto tranquilli soprattutto perché il signor Agapito Milana con la collaborazione del segretario comunale e di Don Umberto Carletti, parroco del paese, fornì ad essi dei documenti falsi. Nelle nuove carte di identità false avevano un cognome inventato, come luogo di nascita Taranto e come ultima residenza il Comune di Manduria. Questi documenti si sono rivelati per loro preziosissimi e furono distrutti soltanto il 5 giugno 1944 al momento che ripresero ognuno le proprie identità. Nel gennaio del 1944 le truppe tedesche occuparono la zona di Olevano Romano quindi la famiglia Tagliacozzo e la famiglia Milana si trasferirono ai piedi del monte Scalambra. Cesare e la sua famiglia vivevano all’interno di una porcilaia. Il ricordo più bello che Cesare ha di quel periodo è che la moglie del signor Agapito, la signora Assunta, cucinava per lui una focaccia. Finalmente il 4 giugno 1944 Roma fu liberata dalle truppe anglo-americane e dal quel momento per tutte le famiglie ebree italiane l’incubo della persecuzione cessò. Arrivò la notizia che Roma era diventata città aperta e la famiglia Tagliacozzo fece ritorno nella capitale ospite di famiglie amiche.

Per Cesare ci vollero 50 anni per stilare le memorie della sua famiglia. Racconta che il 2 dicembre 1998 lesse sul giornale Il Messaggero che lo Stato d’Israele ringraziava i GIUSTI, questo fece affiorare nel suo cuore il bene ricevuto, soprattutto quello dato da AGAPITO e ASSUNTA MILANA proprio nei momenti più difficili. Dopo le autentificazioni, il signor Tagliacozzo e la sua famiglia hanno ricevuto i riconoscimenti dallo stato Israeliano e proprio questo è un vero esempio di resilienza umana. 

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