di Sara Pieretti, 17 anni, delliceo G. Alessi di Perugia
“Divulgare una diversa cultura delle acque”: è questo l’obbiettivo che si prefigge la Cooperativa Pescatori del Trasimeno. L’associazione, tre le più antiche d’Italia, vuole educare al tema della pesca e al consumo consapevole di pesce e si impegna per contrastare la perdita di biodiversità ittica che si sta verificando nelle acque italiane e che rischia di diventare irreversibile. Oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica su questa problematica, i Pescatori del Trasimeno cercano anche di promuovere un metodo di pesca rispettoso della stagionalità e, soprattutto, all’insegna della sostenibilità. Per la cooperativa è infatti una prassi pescare “passivamente”: invece di andare a cercare le prede con la canna da pesca si fa uso delle reti, molto simili a quelle usate al tempo degli Etruschi, in cui il pesce rimane intrappolato solo se le incontra sul proprio cammino. Il Presidente dell’associazione, Aurelio Cocchini, sostiene che la Cooperativa costituisca la maggiore realtà economica della zona, tuttora in crescita, e preannuncia la rivincita del pesce di lago, che solitamente viene snobbato perché ritenuto “meno buono” di quello di mare ma in realtà è prelibato e soprattutto più sicuro: Greenpeace ha effettuato nel 2017 un’indagine sulle condizioni di inquinamento del Mar Mediterraneo, arrivando a stimare che ci siano “5.250 miliardi di pezzi di rifiuti di plastica del peso di 268.940 tonnellate che galleggiano in mare, escludendo quelli presenti sui fondali o sulle spiagge”. Quantità enormi, insomma, che purtroppo ci arrivano in tavola con il pesce, sotto forma di microplastiche. In questo senso il pescato del Trasimeno si differenzia da quello delle grandi compagnie ittiche perché garantisce la qualità del prodotto: un campionamento effettuato da Legambiente ed Enea nello scorso anno, per rilevare la quantità di microplastiche presenti nelle acque interne italiane, ha visto il lago umbro spiccare per essere il più pulito tra i maggiori bacini italiani. Certo, l’inquinamento nel Trasimeno non è del tutto assente (7.914 particelle su chilometro quadrato), ma è di gran lunga più contenuto di quello marino o di laghi come quello di Como (fino a 500mila particelle/km quadrato) o il Maggiore (con picchi di oltre 560mila particelle/ km quadrato). Il pesce proveniente dallo specchio umbro è anche tracciabile: grazie al modello di filiera corta adottato dalla Cooperativa, il pescato viene interamente trasformato nel laboratorio locale di San Feliciano e poi venduto, e chi lo desidera ha la possibilità di assistere a tutto il processo di lavorazione che accompagna il prodotto dalla rete al piatto. Il Presidente Cocchini incoraggia per questo a mangiare il pescato del Lago Trasimeno: “Possiamo offrire un pesce sano, garantito. Quello di mare chissà da dove viene”.
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