La preside sceglie lo sviluppo sostenibile e propone ‘il voto nelle gite scolastiche’

Intervista degli studenti del lab di giornalismo della scuola media dell’Istituto Luigi Settembrini di Roma, coordinamento di Agnese Malatesta
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Con oltre mille studenti, l’istituto Luigi Settembrini di Roma è una scuola media pubblica di un quartiere centrale della città che da decenni, con l’impegno di tutti i professori, accoglie ed educa accuratamente gli studenti. Da settembre scorso, a capo della scuola c’è una nuova dirigente, Maria Andreina Le Foche, che ha accettato di parlare con noi di sviluppo sostenibile nella nostra scuola. Figlia di un preside e amante della cultura, con un passato di insegnante di italiano all’Università di Zurigo, Le Foche ritiene che la sostenibilità deve ancora essere realizzata nell’istituto che dirige ma che è impegnata su questo obiettivo. E per la sostenibilità culturale, propone una importante  novità: il voto da assegnare agli studenti per le gite scolastiche.

Parlando di sostenibilità, come si colloca la nostra scuola?

La sostenibilità è un concetto positivo su cui bisogna lavorare. Sono favorevole a tutto ciò che può qualificare la scuola. Stiamo elaborando un progetto per rendere la nostra scuola perfetta su tutti i punti di vista. Ma ci sono ancora pecche su cui bisogna lavorare. Per agire abbiamo anche bisogno dell’appoggio dell’Istituzioni.

Ci può spiegare meglio quali sono gli aspetti critici che riguardano la Settembrini da questo punto di vista?

Proprio ieri ho visto un pannello da cui fuoriuscivano dei fili elettrici: ecco questo non è per niente economico. È paradossale avere tre router e poi mille fili che escono dall’armadietto. Anche lo sciacquone dei bagni ha dei limiti, siamo costretti a premerlo più volte consumando molta acqua. Anche questo è uno spreco. La sostenibilità è un concetto ad ampio spettro ma penso che ci sia bisogno di partire dalle piccole cose.

Lo sviluppo sostenibile riguarda anche le relazioni sociali. Com’è organizzata la nostra scuola da questo punto di vista?

Il rispetto è certamente alla base di ogni relazione e di ogni sostenibilità. La nostra scuola non ha particolare problemi a riguardo, e sono particolarmente attenta al fenomeno del bullismo. Ciò che mi spaventa di più è il cyberbullismo. Le chat possono essere un problema se utilizzate da ragazzi non formati. Ricordo comunque che c’è un’alleanza educativa con le famiglie, tutto va affrontato in collaborazione. Inoltre,  proprio per migliorare l’integrazione, per gli studenti stranieri e i portatori di handicap è stato costituito il Gruppo dell’inclusione che sta lavorando molto bene.

Rileva un’attenzione da parte dei professori sul tema della sostenibilità?

Non è un tema così presente. Mi sono accorta che manca lo spazio necessario per le idee e per i progetti. È  un confronto che  ancora non c’è stato ma lo ritengo fondamentale e lo auspico.

A noi studenti piacerebbe venire a scuola in bicicletta. Lei incentiverebbe questo uso?

Questa città e questo quartiere non sono affatto sicuri. Ovviamente sarei a favore ma, se vi vedessi arrivare in bicicletta, sarei molto preoccupata per la vostra sicurezza.  Fra l’altro, non abbiamo né vigili urbani né volontari fuori la scuola e anche la segnaletica non è adeguata.

Ritiene che la sostenibilità culturale sia un valore nel rapporto tra scuola e quartiere?

Certo. La scuola Settembrini è aperta al territorio. Abbiamo tante attività per gli abitanti del quartiere. I nostri locali accolgono diversi corsi pomeridiani e stiamo pensando ad altre iniziative.

Come giudica la sensibilità dei genitori rispetto alla sostenibilità culturale?

Credo che la cultura e la formazione debbano essere apprezzate e, quindi, debbano avere un prezzo. Non dovrebbero essere gratuite anche se va garantito l’accesso a tutti. Trovo però scandaloso che ci siano famiglie, anche non abbienti, che comprano ai figli cellulari costosissimi e quando si chiede loro di comprare un libro storcono la bocca. E il contributo scolastico non va inteso come un’altra tassa. Questo contributo ci permette di ampliare l’offerta formativa e in alcuni casi di sanare situazioni di sicurezza. Noi, ad esempio, attingeremo da queste risorse per sistemare le porte antipanico.

Infine, quale ruolo attribuisce ai viaggi scolastici nella sostenibilità culturale?

Un ruolo molto importante. Sono a tutti gli effetti dei momenti didattici, sono all’interno della programmazione, in cui si auspica una partecipazione dei ragazzi e che quindi non dovrebbero vederli solo come uno svago. Ecco perché penso che anche le uscite didattiche dovrebbero prevedere una valutazione per lo studente, insomma un voto finale.

 

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