In the eyes of the future

by Greta Romualdi, 14 years old – Siena (Italy)

Resilience, the new trend. Every year we come across trends in fashion, in art, in music but also in language and in the terms we use. The new 2020 term is resilience which is currently fundamental for Planet Earth to recover from our disasters. But what does resilience really mean? Resilience is the velocity in which a biotic environment can regain its power and return back to its original status. In Cambodia, at the Angkor Wat temple trees started growing on top of the ruins making the sacred temple nearly disappear under the stateliness of trees. Nature is trying to make us go back, it’s using all the power it has to restore what we did and try to make it vanish. However, our mistakes have gone further than anyone can imagine, the problem is that not even nature can resolve the things we have done. So it is time for us to apply our learning and understanding of technology in order to make this planet live again.

Bees, the good old bees have been disappearing lately and are dying at a breath taking rate. In the six years leading up to 2013, more than 10 million bee colonies across the world were lost, and that is nearly twice the normal rate of loss. “According to the Bee Informed Partnership’s latest survey, released this week, U.S. beekeepers lost nearly 40% of their honeybee colonies only last winter” describes Susie Neilson. Bees are dying of CCD (Colony Collapse Disorder). We are waiting for a sign from nature showing resilience one again towards the bees but this is not happening. If bees were to extinct so would the entire human species. We are intelligent, very intelligent, extraordinarily intelligent animals who learned how to use their brains also in a good way.

Artificial intelligence (AI) is constantly being used around us. Our phones, our laptops and what we consider as being everyday normal life is composed of AI. Now, let’s talk about it. Is it good? Is it bad? Well, we still do not know where it is going to go. Right now, AI is considered to be easy and obvious in comparison to what will be going on in 30 years’ time. However, we have found one very small but efficient way to remedy the errors that we have done, in other words using AI to create the new bees. The new bees are mini drones created in the form of a bee which can pollinate the flowers and distinguish which flower has already been pollinated or not. The wings of the robotic DelFly which is one type of Artificial intelligence bee beat 17 times per second, to generate the lift needed to stay airborne and control its flight through small adjustments in their wing motion. The researchers asked why a fly was so difficult to swat and looked to reproduce the insect’s evasive technique. The robot-bees can hover on the spot, fly in any direction, and even flip 360 degrees around pitch or roll axes. Moreover, these bees are completely solar powered and they recharge effectively in 50 minutes for a flight autonomy up to 18 hours. Their predators are strictly pre-identified. When they see their wasp predators they release a small amount of fast acting insecticide. This has no secondary effects on humans and its proven after clinical tests on a sample of 4000 people aged 12-65. These bees require minimum maintenance and the creators of the robot-bees have included the friendly creature safety feature of NBIOS2 (2nd Generation New Bees operating system). So many good feature but where are the bad? Well, we still do not know because AI is like a black hole, we still do not know how to use it perfectly.

However, now it is our turn as the new generation to spread awareness about the new bees and help the world to implement them in our daily lives. Nature knows everything, it knows how to cure itself, how to help us, how to restore itself and even how to apply resilience. On the other hand, we need to help nature with inventions like the robot-bees. This is because in some cases nature cannot go back to its original form. Nature has always cured and helped itself to go back to its original status, but we need to help it. We are part of nature, we are animals which learned how to adapt to their environment, but we are selfish and greedy. Now it’s time to help nature and activate the robot bees. It has now become a sort of tradition to put in my articles “we can make a change”. This time, we can. We really can. We can thanks to the brilliant minds behind the creation of Artificial intelligence. We can because we want to help nature. It is time for us to put down our phones, our laptops, our smartwatches and TV’s and stop, stop for a second and think. Think about what we can do to help and how we can help. We can make a change. We have to make a change.

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Il segreto di voi adulti che noi bambini conosciamo

di Emanuele D’Antoni Di Carlo e Valerio Scolari, 11 anni, della Ve della scuola primaria De Filippo di Roma, coordinamento Erica Chirco

Voi adulti state cercando di nasconderci un segreto che noi già conosciamo: il segreto del clima.

La terra ci vuole bene, talmente tanto bene che sta sacrificando se stessa, sta sacrificando ghiacciai, orsi polari, mari, foreste, prima di sacrificare noi, che ogni giorno inquiniamo di più non accorgendoci dei segnali che ci sta mandando.

Il riscaldamento globale è il tema più importante di questi anni, di cui tutti parlano. Ed è a dir poco imbarazzante che a dominare questo tema sui social e nella vita reale sia una ragazza di diciassette anni appena compiuti e non i grandi, che dovrebbero parlare di questo tema e affrontarlo più di ogni altra cosa, per trovare soluzioni e per darci risposte, soprattutto a noi bambini.

Tra qualche anno toccherà a noi, ma adesso è il vostro turno e non potete continuare a dirci parole bianche e a sprecare una quantità pari a 16.5 miliardi di litri di petrolio al giorno. Sembrate dei bambini che giocano col petrolio, ma ora questo petrolio sta diventando fuoco nelle foreste. Non potete continuare a voler andare in macchina piuttosto che fare una passeggiata tenendoci per mano, producendo 18.5 miliardi di CO2 al giorno. Quelle macchinine con cui giocavate da piccoli si sono ingrandite.

È veramente questo il vostro obiettivo? Inquinare senza fine? Io non ci credo, perché so che voi genitori ci volete bene. Ma dovete ammettere che qualche volta sbagliate e che qualche volta noi bambini ci comportiamo da adulti, ma non quelli che sbagliano. Greta è una ragazzina matura, ha una forma di autismo che le ha permesso di capire nel profondo quello che stiamo facendo al clima. Spesso voi grandi avete più difetti di noi piccoli. E quello che state facendo al clima lo dimostra. 

Tra 12 anni il mare sarà così inquinato che non potremo fare più il bagno. Voi però l’avete fatto. Ma se la legge è uguale per tutti, anche noi tra 12 anni avremo il diritto di fare il bagno in un mare pulito. 

Noi ci siamo svegliati, ora tocca a voi. Avete poco tempo: se non aprite gli occhi ora, sputerete sul nostro futuro, che sarà peggiore del passato.

Resilienza è Resistenza!

della III E primaria dell’Istituto Erodoto di Corigliano Calabro, coordinamento Pina Antonucci

Qui il pdf del lavoro completo Resilienza è Resistenza

SCHEDA PROGETTUALE

PREMESSA. Il progetto concorso Giornalisti Nell’Erba ha come tema la “Resilienza. Non abbocco 2”. La resilienza è la capacità di una persona di affrontare i problemi, superare gli ostacoli e saper resistere alla pressione di  una situazione avversa. In sintesi, la resilienza è il mezzo per affrontare le sfide e le difficoltà in maniera vitale, facendole diventare opportunità di crescita.

Il tema resilienza, soprattutto in questo periodo in cui il nostro Pianeta è martoriato da profondi cambiamenti, mai come ora è necessario applicarlo anche all’emergenza climatica, ambientale, economica e sociale per garantire prospettive di sostenibilità. 

“Sostenibilità”, un obiettivo di tutti i Paesi, senza distinzione tra paesi sviluppati, in via di sviluppo, che racchiude il principio di corresponsabilità sui problemi globali da parte dei singoli Stati e di ogni persona. Occorre resilienza  dinanzi all’emergenza! Resilienza dinanzi agli stravolgimenti climatici, all’inquinamento ambientale, a quello economico e sociale che vede aumentare vertiginosamente la fame e la miseria di molti Paesi, alla comunicazione difettosa e tossica .

Resilienza è la sfida che Giornalisti Nell’Erba propone ai giovani  reporter chiamati a scovare, analizzare ed elaborare contenuti per prendere parte alla 14a edizione di GNE. Inoltre, è necessario rendere i giovani protagonisti di sostenibilità per lo sviluppo della coscienza critica e della resilienza, un’abilità di adattamento e resistenza che si apprende .

OBIETTIVI

Sviluppare il pensiero positivo;

Potenziare punti di forza e potenzialità;

Sviluppare l’autodeterminazione;

Confrontarsi utilizzando buone capacità di comunicazione;

Costruire relazioni sociali positive;

Trasformare le sfide in opportunità;

Collaborare e condividere;

Coltivare la fiducia e l’amicizia;

Impegnarsi in modo costruttivo e responsabile nel mondo odierno;

Riconoscere la propria identità e quella altrui nell’esercizio della cittadinanza;

Promuovere, consolidare e sviluppare le competenze chiave per un’educazione alla sostenibilità;

Valorizzazione delle diversità e realizzazione di una educazione inclusiva;

ATTIVITA’

Ascolto di semplici brani relativi alle tematiche affrontate Conversazioni in circle-time su quanto ascoltato
Creazione di cartelloni e plastici
Produzione e rielaborazione motoria di brani di quanto ascoltato Rielaborazione iconografica con varie tecniche 

METODOLOGIA

Brainstorming.
Attività di ascolto in modalità circle-time
Attività laboratoriale: approccio induttivo e deduttivo Cooperative learning e peer tutoring
Role play
Drammatizzazione. 

STRUMENTI

Materiali di facile consumo; Agenda 2030; schede strutturate e non; Lim; Internet; PC

VALUTAZIONE

Valutazione del processo di osservazione degli alunni durante il lavoro mediante griglie di osservazione. 

Valutazione del prodotto: chiarezza, completezza, coerenza, originalità grafica del prodotto. 

Autovalutazione attraverso l’uso di emoticons. 

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Ricordare per non ripetere. Memorie di un ebreo romano

di Maria Alessia Perone, di 13 anni, Corigliano Rossano, IC Erodoto

Le memorie di un ebreo italiano, il signor Cesare Tagliacozzo, riprendono il loro corso per insegnare come le persone si oppongono alle Leggi in nome dei diritti umani.

Il signor Cesare nacque a Roma il 16 giugno del 1927. Pochi giorni dopo l’armistizio con le forze alleate, i tedeschi emanarono minacciosi bandi con l’obbligo per i giovani di arruolarsi. Così il fratello maggiore di Cesare, consapevole che l’essere ebreo avrebbe determinato la fine della sua libertà, abbandonò Roma con altri coetanei diretti verso Fiuggi. Dopo pochi giorni ci fu la richiesta dell’oro fatta dal comando tedesco delle SS, in cambio della salvezza di 200 capi famiglia del ghetto ebreo di Roma. Esaudita la richiesta dell’oro, la famiglia Tagliacozzo ritenne di essere al sicuro e rimase al lavoro nel laboratorio di sartoria finché non si decise ad abbandonare la casa per trovare un posto sicuro, il primo ottobre del 1943, rifugiandosi provvisoriamente presso un cliente cattolico che faceva parte delle guardie papaline. Appena in tempo! Il mattino dopo furono avvertiti della razzia avvenuta ad opera delle SS tedesche su tutte le case della comunità ebraica e consigliato di trovare un rifugio altrove. Per tre giorni la famiglia rimase a Trastevere a casa di una parente cattolica ma era difficile sfamare altre quattro persone con i viveri razionati. I Tagliacozzo, saputo per vie traverse che il figlio maggiore aveva trovato rifugio ad Olevano Romano, decisero di raggiungerlo.  

La sera del 19 ottobre 1943 furono accolti anche loro da questi “speciali” cristiani che li ritennero tutti uguali e tutti figli di Dio. Nei giorni successivi la famiglia benefattrice, Milana, fornì anche i mezzi tecnici per poter continuare a fare il lavoro da sarti e poterne ricavare il minimo indispensabile. Trascorsero i successivi mesi fino al gennaio 1944 piuttosto tranquilli soprattutto perché il signor Agapito Milana con la collaborazione del segretario comunale e di Don Umberto Carletti, parroco del paese, fornì ad essi dei documenti falsi. Nelle nuove carte di identità false avevano un cognome inventato, come luogo di nascita Taranto e come ultima residenza il Comune di Manduria. Questi documenti si sono rivelati per loro preziosissimi e furono distrutti soltanto il 5 giugno 1944 al momento che ripresero ognuno le proprie identità. Nel gennaio del 1944 le truppe tedesche occuparono la zona di Olevano Romano quindi la famiglia Tagliacozzo e la famiglia Milana si trasferirono ai piedi del monte Scalambra. Cesare e la sua famiglia vivevano all’interno di una porcilaia. Il ricordo più bello che Cesare ha di quel periodo è che la moglie del signor Agapito, la signora Assunta, cucinava per lui una focaccia. Finalmente il 4 giugno 1944 Roma fu liberata dalle truppe anglo-americane e dal quel momento per tutte le famiglie ebree italiane l’incubo della persecuzione cessò. Arrivò la notizia che Roma era diventata città aperta e la famiglia Tagliacozzo fece ritorno nella capitale ospite di famiglie amiche.

Per Cesare ci vollero 50 anni per stilare le memorie della sua famiglia. Racconta che il 2 dicembre 1998 lesse sul giornale Il Messaggero che lo Stato d’Israele ringraziava i GIUSTI, questo fece affiorare nel suo cuore il bene ricevuto, soprattutto quello dato da AGAPITO e ASSUNTA MILANA proprio nei momenti più difficili. Dopo le autentificazioni, il signor Tagliacozzo e la sua famiglia hanno ricevuto i riconoscimenti dallo stato Israeliano e proprio questo è un vero esempio di resilienza umana. 

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Quarantena mentale e infodemia

di Emma Conforte, 10 anni, della IV primaria dell’ICS “da Feltre – Zingarelli”, plesso San Lorenzo, di Foggia, docente referente Maria Semeraro

Beh … oggi si sta mettendo a dura prova la capacità dell’uomo di assorbire un grosso urto senza rompersi!

La paura corre lungo tutto lo stivale. Si sta verificando un contagio emotivo ed un delirio di informazioni, una infodemia. La circolazione eccessiva di informazioni contraddittorie, non vagliate, che non possono essere verificate, che rendono difficile orientarsi, mescolate a valanghe di “bufale” ci rende tutti più fragili e poco resilienti.

Medici, virologhi, esperti della salute, giornalisti, politici divulgano, a tutte le ore e su tutti i mezzi di comunicazione, informazioni contradditorie tra di loro sul Coronavirus.

Non è come l’influenza … è come l’influenza; stare in quarantena ma stando tranquilli … sembra tutto un paradosso ed è difficile essere come il pesce che rimbalza e “NON ABBOCCA” perché si ha sete di notizie e fame di verità. 

Sono tutte fake news quelle che circolano perché questa epidemia è “nuova” e nessuno sa come comportarsi … sono tutte ipotesi, comportamenti per prove ed errori, siamo circondati da una comunicazione difettosa e tossica che inquina le nostre menti, il nostro cuore e il nostro comportamento!

Io che ho sempre vissuto circondata da ulivi e querce secolari pugliesi, simbolo di grandezza, forza, longevità, perseveranza ora a causa di emergenze sono costretta a rimettere tutto in discussione e non potendo contare su pilastri rassicuranti devo allenare la resilienza senza lasciarmi abbattere. E chi, meglio dell’ambiente, della natura, può indicarmi la strada giusta? Come “La ginestra” di Leopardi che nonostante il Vesuvio rinasce dalle ceneri…anche io attraverso la mia connotazione positiva e la conoscenza critica della realtà oscillerò col vento ma non mi spezzerò!

Una finestra sul mondo

di Martina Francesca Bello, 16 anni, di Voghera

La farfalla bianca volava. E tu potevi stare ore a fissarla. 

Respiravi, e subito riuscivi a calmarti.  

Ti prendevi cura di te stessa, dipingevi, ti schiarivi le idee. 

Una farfalla sputa sangue. 

Avvolta in una pellicola, si lascia trasportare dall’incessante vento di questo mondo, interamente deteriorato da plastica e rifiuti.

Sbatto gli occhi. Sogno o son sveglio? Il cuore non perdona, ma respiravi ancora.

Ti affacciavi alla finestra, fissavi quel magico paesaggio: la notte si fondeva con il giorno.

Ma il giorno, non sembrava più arrivare. Era in corso un’apocalisse, fuori e nei tuoi pensieri. Nessuno sembrava ascoltare quei messaggi che il mondo dava: grida di dolore in contrasto con una testarda ipocrisia, tipica della nostra società. Guardavi sorgere il sole, dopodiché ancora il vuoto.  Ti sentivi strana e avevi paura. Di cosa? Della vita, di essere soffocata dai tuoi stessi pensieri, delle persone tossiche che ti stanno intorno, delle mura che pian piano si fanno strette.

E tu puoi solo lasciarti cullare dal vento, fresco, che profuma di fiore appena colto. 

Puoi solo lasciarti trasportare da quelle immagini, che ancora pervadono la tua mente.

Ricordi la felicità sui volti di una sera di Luglio in cui hai riso e ti sei sentita libera.

Poi ti guardavi allo specchio. Vedevi il riflesso di un’anima senza volto. 

Per il mondo non siamo nessuno. Siamo solo un puntino in mezzo a tanti, per qualcuno invece, potremmo essere davvero importanti. A volte è tutto ingigantito, un’enorme bugia. A volte al contrario basta solo guardare la propria vita per accorgersi che è solo una tremenda verità.

Il mondo è in continuo cambiamento, ti lascia disorientata. 

Resisti alle tue manie di controllo. Ormai la situazione è sfuggita di mano.

Non si può tornare indietro. Prendi in pieno lo spigolo della realtà. 

Balla, balla scalza intorno al fuoco, slega i capelli e fatti ascoltare. La solitudine non ha prospettiva. Nel mondo delle ombre, tu sei il pazzo: il tuo cuore illumina la via, sciogli le catene e comprendile a pieno. Siamo noi i prigionieri di questo mondo. 

Lentamente il giorno tornava, puntuale come sempre fino a quel momento. Ti rendevi conto che avevi sbagliato a ridurti così.

Dovevi essere felice. Di te, di ogni tuo minimo particolare, del tuo passato, delle persone che ti hanno abbandonato e di quelle che avevi trovato. Allora guardavi il sole, prendevi forza da quel che di più luminoso ci possa essere.

Si erano fatte le 7:00. E non aspettavi altro che renderti felice. Allora ti vestivi, ti truccavi. Fissavi ancora un po’ quella farfalla bianca. Così bianca, così pura da sembrare irreale.

Era irreale, ti accorgi che era solo nei tuoi pensieri. Ti rendevi presentabile e uscivi fuori, a far tremare il mondo.

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Le (non) innocenti bugie del web

di Giorgia Soriani, 16 anni, del liceo scientifico G. Alessi di Perugia

In epoca di Coronavirus abbiamo un esempio del potere dei social: la “chat delle mamme” sembra essere più autorevole del giornalista scientifico

Sempre più spesso si ha la diffusione di fake news e sempre più spesso ci sono persone che si perdono nel “mare magnum” della disinformazione. La ricerca di notizie, anche se frequente e quasi compulsiva, è diventata un’operazione quasi inconsapevole: stando connessi ai social, a cui abbiamo dato virtualmente la nostra fiducia, assorbiamo in modo acritico, immediato e passivo tutte le informazioni che ci arrivano attraverso questi canali. Molto raramente ci poniamo il problema di verificare la fonte della notizia e la sua attendibilità, e, abituati a dedicare tempi strettissimi all’aggiornamento delle informazioni, non riteniamo quasi mai necessario confrontarle criticamente con altri organi di informazione, o approfondirle. Questa analisi emerge dal recente sondaggio ( progetto Be a data scientist), organizzato da Frascati Scienza (Giovanni Mazzitelli e Claudia Bianchi INFN-Frascati Scienza) e Giornalisti nell’Erba, in collaborazione con Walter Quattrociocchi (Laboratory of Data Complexity, Università Ca‘ Foscari di Venezia) e Paola Francesca Cortese (Istat), di cui i primi risultati sono stati presentati alla Notte Europea dei Ricercatori #BEES .

La Redazione della Siringa, la mia redazione scolastica, ha partecipato alla costruzione del questionario, alla raccolta dati e alla loro presentazione: il Liceo Scientifico Alessi è stato infatti una delle scuole pilota del progetto, nato per monitorare lo stile, le modalità, i tempi e la qualità dell’informazione tra gli adolescenti, ma utile anche per aprire una riflessione più ampia sull’uso dei social e sulla disinformazione dilagante tra adulti e utenti anziani. Questi infatti, lungi dall’informarsi sui social con spirito critico e maturità, spesso sono meno competenti e consapevoli dei nativi digitali, meno capaci di navigare in rete e quindi meno capaci di setacciare il web e cercare informazioni in modo critico, limitati nelle interazioni e legati a poche piattaforme, non sempre le più attendibili in fatto di informazione.

Ne parliamo con Francesca Buoninconti, comunicatrice e giornalista scientifica, che ha cercato di chiarirci le idee a riguardo.

Cosa dovremmo fare per stare alla larga da eventuali fake news?

Destreggiarsi tra le fake news può risultare difficile, soprattutto all’inizio se non si è abituati a discernere tra la mole di informazioni che troviamo nel web. Dovremmo quindi imparare a non fermarci al solo titolo, spesso altisonante e a volte clickbait degli articoli che troviamo in rete, ormai il mezzo di informazione più usato ai giorni nostri, insieme ai social, ma verificarne anche le fonti.

Possiamo considerare i social un mezzo di informazione attendibile attraverso cui condividere notizie?

Su YouTube Italia o Instagram c’è una comunità affermata di divulgatori e giornalisti scientifici, professionisti della divulgazione scientifica, che creano contenuti interessanti quotidianamente, spiegano concetti scientifici e ovviamente condividono notizie e sbugiardano fake news. È una community molto varia che tocca tantissimi argomenti: dall’alimentazione ai cosmetici, dall’universo alla biodiversità, dal cambiamento climatico alla matematica. Quindi sì, la buona, direi anche ottima, informazione c’è anche sui social.

Ci sono degli svantaggi nell’utilizzo dei social come mezzo di informazione?

Sarebbe sicuramente un mondo ideale quello in cui attraverso i social si facesse solo ed esclusivamente buona informazione, attraverso essi infatti le fake news si diffondono molto più velocemente. Spesso diventano virali e riescono a raggiungere migliaia, se non milioni, di persone in poco tempo.

Una smentita autorevole è sufficiente ad interrompere la diffusione della notizia falsa?

La smentita ha sempre un potere di diffusione minore e colpisce meno la nostra attenzione, non riuscendo quindi a disinnescare l’effetto ripetizione creato dalla diffusione della fake news e non cancellandola mai del tutto. In parte è dovuto alla natura di una fake news e di una smentita: mentre la seconda è una notizia che ci rassicura, la prima ha di solito sempre un elemento che ci mette in allarme, o quantomeno ci deve sorprendere. La fake news è creata apposta per attirare l’attenzione del lettore e quindi per quanto la smentita possa essere autorevole non sarà mai sufficiente a distogliere la sua attenzione da questi “scoop”.

Appare dunque chiaro che le fake news non siano solo delle “innocenti bugie” ma delle notizie scritte per orientare l’opinione pubblica, allarmandola, spingendola verso determinate decisioni politiche e tenendola lontana da altre. Queste bugie tendono a manipolare le persone e a rimaneggiare la verità, quindi non sono mai innocenti ma quasi sempre un’operazione che tende a influenzare le persone in una maniera disonesta e subdola.

Negazionisti fantastici e dove trovarli

di Maria Luisa Orlandi, 17 anni, del liceo G. Alessi di Perugia

Chi e quanti sono coloro che non credono alla minaccia dei cambiamenti climatici?

A chi non è capitato di alzarsi la mattina e scorrere, con la colazione che ci aspetta sul tavolo, le notizie consigliate sul cellulare? Ebbene, immaginate ora che, un giorno, nella nostra esplorazione mattutina del mondo, ci colpisca una notizia: “Il riscaldamento globale è in realtà un processo naturale del pianeta”. Dopo un sorrisetto all’indirizzo di quella che intuiamo essere una fake news, ci alziamo e la mostriamo al parente o amico più vicino. La reazione che riterremmo ovvia sarebbe un altrettanto divertito sorriso, ma tenetevi pronti per l’inaspettato: la persona di fronte a voi, serissima, dice di essere perfettamente d’accordo.

Signori miei, ci troviamo probabilmente di fronte a un negazionista. Ma, precisamente, che cosa vuol dire? Un negazionista è una persona che, a dispetto di qualunque prova, nega la veridicità storica di un evento. Negli ultimi decenni, oltre al negazionismo di fatti storici, come quelli legati ai regimi nazista e fascista, è diventato allarmante anche un altro fenomeno: quello del negazionismo climatico, ovvero il pensare che lo stato attuale del nostro pianeta non sia preoccupante o che l’effetto del fattore antropico sul clima sia irrilevante. 

Secondo Andrea Rubin, professore di teoria delle scienze sociali all’Università degli Studi di Bergamo e relatore dell’Annuario Scienza Tecnologia e Società 2020 di Observa Science, la percentuale di persone che non credono ai cambiamenti climatici è ormai molto esigua, mentre quella di chi dubita che siano principalmente causati dall’uomo è sicuramente più elevata. Questo dato è decisamente più significativo, in quanto ci costringe a prestare più attenzione a una categoria sociale generalmente ritenuta numericamente trascurabile, chiedendoci da cosa derivi il loro essere male informati su questioni scientifiche e cosa si possa fare per aumentare la consapevolezza dell’emergenza climatica. 

Chiedendo ad un campione di popolazione quanto siano in disaccordo con la frase “Il clima sta cambiando per cause antropiche”, Observa Science ha rilevato che il 27,3% degli intervistati sono “abbastanza” o “molto” in disaccordo. In pratica, più di una persona su quattro non è convinta che le azioni degli esseri umani abbiano un effetto consistente sull’innalzamento della temperatura del pianeta, nonostante le numerose prove scientifiche raccolte, come la correlazione tra l’aumento della temperatura del globo e della CO₂ presente nell’atmosfera a partire dalla rivoluzione industriale, correlazione evidenziata dai carotaggi di ghiacciai millenari.

Come spiega Rubin, “non esiste al momento una sorta di “identikit” del negazionista climatico, in quanto crearne uno significherebbe schedare queste persone, ma possiamo comunque identificare alcune caratteristiche ricorrenti. Ad esempio, chi assume posizioni anti-scientifiche tende, solitamente, a non rivelarsi apertamente come negazionista”. Inoltre, mentre non si evidenziano differenze di genere, l’età dei cittadini incide sulla loro percezione della scienza. Il più alto tasso di alfabetizzazione scientifica, che negli ultimi anni in Italia è in ascesa continua, è infatti tra le persone più giovani, con titoli di studio più alti e maggiormente esposti all’ambiente scientifico. 

Ci sono, però, anche alcuni stereotipi attorno alla figura dei negazionisti climatici e più in generale, a quella di chi nega fatti scientifici. Ad esempio si tende a credere che appartengano unicamente a classi con poche opportunità culturali e un livello di istruzione per lo più basso, mentre Rubin chiarisce che “a volte, anche chi ha un livello di istruzione medio-alto, può diffidare di pareri specialistici o prove scientifiche perché, proprio essendo acculturato, pensa di poterli mettere in discussione”. 

Insomma, non esiste una “guida” alla relazione con il nostro amico negazionista. La persona che, di fronte a un cappuccino ormai freddo, quel giorno non ci ha sorriso in risposta, può avere caratteristiche diversissime da tutti gli altri che la pensano come lui. E va bene così, perché non siamo di fronte a un fenomeno senza soluzione, né tantomeno a creature fantastiche di cui, come in un romanzo della Rowling, un qualche Newt Scamander prima o poi si occuperà, ma a persone. 

In questo momento storico, tra ragazze con le trecce e adolescenti in piazza per cambiare il mondo e una società intera che cerca di abbandonare abitudini poco sostenibili, ciò che ci serve è raggiungere la consapevolezza che quella dei negazionisti climatici è una realtà sociale altrettanto concreta.

L’unica magia che serve all’umanità, quindi, è quella più potente di tutte, che non usa calderoni o bacchette, ma libri e penne. I dati ci dicono che siamo sulla buona strada, ma per combattere disinformazione e pericolose derive anti-scientifiche, l’educazione e la diffusione di notizie verificate da esperti sono ora fondamentali e producono risultati più efficaci di qualsiasi pozione o incantesimo. 

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