di Erica Angelini e Giulia Apicella, 16 anni, in rappresentanza della classe di cinematografia del Liceo Bruno Touschek di Grottaferrata, referenti Luca Piermarteri e Daniela Boccuti
Il giornale della redazione composta da 5 classi della primaria (dalla 1° alla 5°) e dai bambini di 5 anni della scuola dell’Infanzia dell’Istituto Comprensivo Via G. Messina di Roma, coordinamento di Annalisa Frezza – plesso De Filippo IC Via G.Messina e Scuola Infanzia Comunale Piscine di Torre Spaccata
Di Cristina Laurito, Annamaria Buccino, Martina Elia, Fedele Lerro, della III B della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. di Omignano Scalo, referenti Giuseppina Conte e Ester Ruggiero
video realizzato da Miriam Felicia Amendola e Pierpaolo De Simone della 1D, scuola secondaria di primo grado I.C. ERODOTO di Corigliano-Rossano, coordinamento Angela Tucci
Di di Djamila Achouri, Giovanni e Giuseppe De Giacomo, Martina Sinfonico, della II E, scuola secondaria di primo grado Erodoto di Corigliano Calabro, coordinamento di Rossella Ranieri
Intervista scritta e video al Presidente del Parco Nazionale del Cilento Vallo Di Diano e Alburni di Francesco Santoro, 13 anni, dell’istituto comprensivo di Omignano Scalo
La raccolta differenziata, video di Francesca Aversente, della II D della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Erodoto di Corigliano Calabro, coordinamento Carla Minisci
video della classe 1 E e 1 F, scuola secondaria di primo grado Istituto Comprensivo “Foscolo-Gabelli” di Foggia, coordinamento Barbara Doronzo – Gabriella D’Arcangelo
di Manuela Tugliani, 16 anni, del liceo G. Alessi di Perugia
Molto spesso le persone, bambini, adolescenti o adulti che siano, non hanno tempo per approfondire tematiche che non sentono direttamente e irrimediabilmente vicine a loro, ed è questo il caso dei cambiamenti climatici.
Infatti, se le due tipiche reazioni alle situazioni di emergenza sono il negazionismo e l’allarmismo, per quello che riguarda i cambiamenti climatici viene prediletta sicuramente la prima.
Per capire meglio le dinamiche psicologiche che riguardano le persone quando sono esposte a questo argomento, ho deciso di intervistare Belinda Xie, una giovane australiana che sta studiando per il PhD (Philosofiae Doctor), ovvero un dottorato di ricerca, nel suo caso in Psicologia Cognitiva, all’Università del New South Wales (UNSW) a Sydney. Lo scopo del suo PhD quindi è quello di condurre delle ricerche su come le persone prendono determinate decisioni. Inoltre ha preso parte a due progetti riguardanti le credenze sui cambiamenti climatici: uno indagava come le persone vedono il “carbon dioxide system”, l’altro sui fattori psicologici degli Australiani dietro alla volontà di agire per i cambiamenti climatici. Proprio grazie a quest’ultimo progetto, chiamato “Predicting climate change perception and willingness to act”, e grazie ad un articolo che ne parlava, questa ricercatrice ha attirato la mia attenzione. Quindi ho scelto di trovare il suo contatto e scriverle.
Le persone apprendono nozioni sui cambiamenti climatici in diversi modi, e nonostante la loro esistenza sia confermata da dati scientifici che sono stati pubblicati e sono disponibili a tutti, qualcuno ancora solleva dubbi al riguardo.
Secondo lei cosa influenza maggiormente l’opinione della gente?
Le cose che influenzano le persone sono varie: innanzitutto, è molto difficile cambiare la primissima idea che si fa una persona dopo aver ricevuto una certa informazione . Quindi, se qualcuno è stato esposto ad un’informazione sbagliata, può diventare molto difficile correggerla con dati scientifici.
Un altro aspetto che influisce è il fattore sociale. Ad esempio, se gli amici e la famiglia di una persona non pensano che i cambiamenti climatici siano un problema, allora probabilmente non lo penserà neanche lei. Questo è dovuto al fatto che ci fidiamo della loro opinione ed è comune usare amici e famiglia come una risorsa di informazioni attendibile, e al fatto che vogliamo essere accettati da loro.
Inoltre, conta l’esperienza personale avuta con le ripercussioni ambientali causate dai cambiamenti climatici. Persone che hanno assistito in prima persona a episodi metereologici estremi (come incendi boschivi o alluvioni) tendono a preoccuparsi più per essi.
Infine, incidono anche i valori culturali. Abbiamo tutti valori diversi, e il modo in cui diamo priorità ad alcuni o ad altri può influenzare le nostre idee. Per esempio, qualcuno che ritiene importante l’ambiente naturale capirà il rischio dei cambiamenti climatici con più probabilità. Al contrario qualcuno che ritiene importante un’economia di mercato libero e in cui il governo ha un coinvolgimento minimo,difficilmente si attiverà per combattere questo problema.
Quale ruolo hanno i film nell’influenzare la concezione dei cambiamenti climatici delle persone ?
I film possono avere un’influenza perché sono un’opportunità per parlare dei cambiamenti climatici dettagliatamente. Come con la maggior parte delle notizie, sui cambiamenti climatici di solito riceviamo piccole parti di informazioni. Questo può essere pericoloso, perché i negazionisti climatici creano frasi ad effetto, “accattivanti”, che sono facili da capire e ricordare.
Inoltre i film sono coinvolgenti. Per un pubblico diffuso sono più interessanti e più facili da capire rispetto a una relazione scientifica.
Secondo lei, ci sono film che hanno diffuso false credenze sui cambiamenti climatici tra la gente ? In caso affermativo, potrebbe nominarne alcuni?
Sono sicura che ci siano, ma non li conosco. Cerco di evitare questo tipo di cose! Ci sono grandi, ricche organizzazioni il cui unico obiettivo pare di diffondere false credenze sui cambiamenti climatici (ad esempio The Heartland Institute sul sito ufficiale paragona ad assassini e folli coloro che credono al climate change), quindi sono sicura che hanno fatto dei film.
Paragonandoli con film che, al contrario, hanno lo scopo di aumentare la consapevolezza dei cambiamenti climatici, quale tra le due influenze pensa che prevalga sull’altra?
Questa è una domanda difficile. Penso che dipenda dalla persona che guarda i film. Se, a priori dal film, una persona già la pensava in un certo modo (cioè o concordava con il consenso scientifico, o con notizie contenenti disinformazione), allora il film confermerà quel pensiero. Ad esempio, se io andassi a guardare un film con cattiva informazione sui cambiamenti climatici, probabilmente crederei ancora meno a queste false credenze dopo aver guardato il film, rispetto a prima di guardarlo. Questo è chiamato un ‘effetto backfire’.
Recentemente l’Australia ha provato sul proprio terreno il forte impatto dei cambiamenti climatici.Come stanno reagendo le persone là?
Non penso che la gente stia reagendo quanto dovrebbe. Io vivo a Sydney, e faccio quindi parte di coloro che sono stati vittime dei fumi dell’incendio per molte settimane. Ma, dopo i primi giorni, sembrava come se le persone avessero smesso di preoccuparsi — tutti si sono semplicemente abituati alla “pericolosa” qualità dell’aria. Penso che le persone fossero tristi e preoccupate per la perdita della natura, ma, allo stesso tempo, erano troppo impegnate a provare a tornare al loro lavoro, nutrire la famiglia, e così via. Penso che molte persone ancora non capiscano come i cambiamenti climatici abbiano peggiorato e reso più probabile l’incendio, quindi ancora non ne sono interessati quanto dovrebbero.
Ora che gli incendi si sono finalmente spenti, e che il coronavirus sta dominando le news, le persone sono ancora meno interessate.
Ci sono alcuni Australiani che ancora rifiutano di credere ai cambiamenti climatici? In caso affermativo, come giustificano quello che è successo nel loro paese?
Sì. All’incirca il 10 % degli Australiani rifiutano di crederci. Tuttavia, una proporzione di Australiani molto più grande ci crede, ma non hanno intenzione di compiere azioni appropriate. Lo scorso anno c’è stata un’elezione e abbiamo votato per un Primo Ministro che una volta ha portato in parlamento un pezzo di carbone e ci ha detto: “Non abbiate paura, non vi farà male”.
Un altro grande problema è che molti Australiani non pensano che gli incendi siano collegati ai cambiamenti climatici. E le due spiegazioni alternative che danno sono: 1) che è stato incendio doloso, quindi commesso da piromani, e 2) che gli ambientalisti hanno impedito la totaleattuazione dell’“hazard reduction burns”, cioè dei piani di riduzione del pericolo di incendi(spesso, i pompieri creano incendi più piccoli e controllati, in modo tale da ridurre o rallentare la diffusione di incendi naturali quando capitano. Tuttavia non è stato possibile applicarne nella quantità usualeperché la vegetazione era già troppo secca, dato che c’era stata una lunga siccità. Quest’estate, il clima è stato anche troppo caldo, ventoso, e arido, quindi anche quel poco “hazard reduction” non ha funzionato bene. Nessuno di questi due problemi è dovuto agli ambientalisti).
Ieri ho parlato con un politico, e ha detto che ha incontrato un uomo la cui casa era stata incendiata ma quest’ultimo incolpava gli ambientalisti.
Credo che queste convinzioni inesatte siano causate da due fattori. Innanzitutto, la maggior parte dei media appartengono a Rupert Murdoch, e i suoi giornali, le sue riviste, e le stazione televisive diffondono cattiva informazione sui cambiamenti climatici. Inoltre le compagnie di combustibili fossili influenzano molto gli organi politici dell’Australia. Esse spesso donano molti soldi ad entrambi i partiti politici, e il risultato è che i politici aiutano nella diffusione di disinformazione.
Fotografie di Belinda Xie
Blue Mountains – Australia
Zona Maunobra Beach-Australia Fumo degli incendi
Come pensa che la disinformazione possa essere combattuta dagli psicologi?
Gli psicologi hanno condotto ricerche sulla cattiva informazione per combatterla. Una strategia è di rimpiazzare la spiegazione sbagliata con quella giusta, invece che affermare solamente la suaincorrettezza. Ad esempio, non si può dire solo che “gli incendi boschivi non sono stati dolosi”. Si deve anche dire “gli incendi boschivi non sono stati dolosi – in realtà sono stati causati da condizioni meteorologiche insolitamente aride”.
Oggi tutti conoscono Greta Thunberg, l’icona della battaglia contro i comportamenti dell’uomo che hanno causato e continuano a favorire i cambiamenti climatici . In contrapposizione, un nuovo personaggio sta emergendo: Naomi Seibt.
Cosa direbbe di lei? Come pensa che influenzerà l’opinione delle persone?
Penso che la situazione che la riguarda sia molto preoccupante. Parte del motivo per cui Greta Thunberg è così potente è perché è una ragazza giovane – è una voce inaspettata in questo campo, che di solito è dominato da politici/economisti/scienziati, i quali possono risultare noiosi e anziani! Ma Naomi Seibt potenzialmente potrebbe essere ancora più potente di Greta perché ha soldi alle sue spalle – questo potrebbe aiutarla a essere più “rumorosa” e ad arrivare a più persone.
In termini di come influenzerà le persone – credo che sia ricollegabile alla domanda riguardo all’influenza che hanno i film – la gente che non riconosce la veridicità dei cambiamenti climatici ascolterà Naomi Seibt, invece chi ci crede non lo farà. Penso che sia importante che le persone ragionevoli la ignorino – non dovremmo guardare i suoi video o aprire siti che parlano di lei, perché questo aumenterebbe la sua influenza.
Sia i cambiamenti climatici che il coronavirus sono grandi minacce per la salute delle persone. Tutti ora sono scioccati e spaventati da questo nuovo virus, inoltre le autorità hanno preso decisioni molto forti al riguardo e quasi tutti, se non proprio tutti, condividono queste scelte. Dall’altro lato i cambiamenti climatici, nonostante abbiano causato addirittura più morti del coronavirus, incutono pochissimo o nessun timore alle persone; nessuno imporrebbe e nessuno accetterebbe restrizioni come quelle attuate per il virus per risolvere questo altrettanto grave problema.
Come spiegherebbe perché le persone sono così spaventate e focalizzate sul coronavirus, un problema che è nato all’incirca un mese fa, mentre non si sono mai preoccupate molto per i cambiamenti climatici, che vanno avanti da così tanti anni?
Le persone sono così spaventate e focalizzate sul coronavirus perché il ponte tra coronavirus e morte è diretto e facile da comunicare. Invece i cambiamenti climatici spesso causano morti menodirettamente – quindi fanno meno paura.
Inoltre il coronavirus non è una questione che coinvolge la politica, mentre i cambiamenti climatici sono diventati politicamente controversi. Perciò è più facile avere un supporto esteso per decisioni forti per il coronavirus, quando sembra quasi impossibile per i cambiamenti climatici.
Per concludere, i cambiamenti climatici sono più “distanti” psicologicamente. Spesso ne parliamo come se potessero avvenire solo in futuro, e magari in altri paesi. Questo crea un’ampia distanza psicologica tra noi e la minaccia dei cambiamenti climatici. D’altro canto, il coronavirus è un problema che sta avvenendo ora, e nel nostro stesso paese. Questo lo rende più preoccupante e di conseguenza le persone sono più disposte ad agire.
Qual è la sua posizione al riguardo?
Io sono convinta che i cambiamenti climatici siano un’enorme sfida, e che dovremmo agire più di quanto stiamo facendo attualmente. In particolar modo è vero per l’Australia – penso che in Europa stiate facendo un lavoro migliore. Per me è molto frustrante vedere tutti i giorni disinformazione e inerzia, persino dopo che il nostro paese è stato inaridito dalla siccità, bruciato dagli incendi, e poi inondato dalle tempeste. La natura che c’è qua è una delle più belle al mondo, ma non ce ne stiamo prendendo abbastanza cura.
Penso anche che ogni individuo dovrebbe chiedere che venga fatto di più per questo problema. Questo è il motivo per cui, oltre alla ricerca accademica, frequento regolarmente manifestazioni di protesta, dono soldi alle organizzazioni ambientali, e incontro i politici.
In conclusione è fondamentale che psicologi, mas media, e scienziati collaborino nel diminuire questa “distanza” psicologica di cui ci ha parlato Belinda Xie, perché, come ha scritto in un articolo il divulgatore scientifico Mario Tozzi,
“Non fa poi così caldo – deve aver pensato la rana un momento prima che l’acqua della pentola in cui era stata gettata arrivasse a bollire.”
di Durante Giorgio, Biondino Vincenzo, Casciaro Saverio Pio, Longo Francesco Pio, Martino Giuseppe, Nuzzi Loris, 13 anni, I.C.Erodoto di Corigliano Rossano
Sembrava un giorno come gli altri, Maria e Francesco litigavano per la solita festa negata. Quella domenica tutta la famiglia al completo si trovava sul loro yacht per fare una mini vacanza,
ma qualcosa turbava la serenità, l’azienda miliardaria di famiglia stava per fallire. Questo, però per Francesco non sembrava essere importante, lui era triste e arrabbiato perché Maria non l’avrebbe mandato alla festa a cui teneva molto. Allora dalla rabbia si buttò dallo yacht, in acqua, però, si ricordò che non sapeva nuotare, pur avendo 14 anni, perché nessuno glielo aveva insegnato. Provò a farsi salvare urlando con tutte le sue forze, ma la barca si allontanò e Francesco perse i sensi. Quando si risvegliò si ritrovò in un’oasi in mezzo al mare, si guardò intorno ancora stordito e si accorse che quell’oasi era ricoperta di plastica.
Ad un tratto alle sue spalle senti la voce di un uomo sconosciuto che gli chiese di passargli la bottiglia vicino a lui. Lui non capi il motivo, ma fece quanto gli era stato chiesto. Chiese avvicinandosi a quell’uomo chi fosse. L’uomo riferì di essere Giovanni un componente dell’associazione PFS il cui compito è quello di ripulire i fondali marini dalla plastica, per rendere il mondo più pulito, e riciclare la plastica e utilizzarla per costruire barche che non inquinano. Il ragazzo rimase per qualche minuto in silenzio cercando di capire, poi Giovanni gli chiede se voleva far parte della loro associazione. Senza pensarci troppo Francesco accettò curioso di conoscere gli altri membri dell’associazione. Salirono insieme sulla barca di plastica e presero il largo. Arrivati nella loro base, Giovanni fece conoscere a Francesco tutti i suoi colleghi. Maria si occupava delle spedizioni, il più vecchio Pasquale, fondatore dell’associazione, aiutava i giovani a costruire le barche. Pasquale offri subito a Francesco la possibilità di imparare questo “nuovo mestiere”. Giorno dopo giorno i due diventarono molto affiatati tanto che dopo poco tempo si consideravano padre e figlio e per Francesco, Pasquale fu il suo secondo padre. Francesco imparava in fretta, ma Pasquale, per la sua veneranda età un giorno morì. Prima di morire disse a Francesco di continuare a combattere per il suo ideale, quello di ripulire i mari per rendere il mondo più pulito. Da quel giorno Francesco si impegnò con tutto sè stesso per raggiungere il loro obbiettivo. Dopo vari anni riuscirono a ripulire tutti gli oceani del mondo costruendo più di 3 milioni di barche. Da quel giorno il mondo è stato un posto più pulito e nessuno più ha usato barche inquinanti, ma solo quelle di plastica.
di Velleda Ungaro, Angela Ginevra Coschignano, Roberta Niuccia Fusaro, Maria Sofia Gammetta, Virginia Sosto, Andrea Costa, Simone Basile, 13 anni, I.C.Erodoto di Corigliano Rossano
Recenti studi scientifici rilevano che il clima sulla Terra è in continuo mutamento, si registrano continue escursioni termiche, come il passaggio da freddi glaciali a caldi torridi in pochi giorni. Gli scienziati ritengono che i cambiamenti climatici siano causati dagli interventi dell’uomo sulla natura che scombussolano l’intero ecosistema della Terra. Quando si parla di interazioni tra l’uomo e il clima viene subito da pensare all’effetto serra, questo avviene quando l’energia termica, proveniente dal sole, si accumula nella stessa atmosfera, per la presenza di alcuni gas chiamati “gas serra”. Questo fenomeno può comportare un riscaldamento globale in breve tempo causando l’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai e i mutamenti del bioritmo degli organismi animali e vegetali. L’inquinamento ha anche altre conseguenze tra cui la variazione della distribuzione della pioggia, che in Italia è sempre più regolare, di breve durata ma di grandissima intensità, e l’aumento delle piogge acide che consistono nella ricaduta dell’atmosfera sul suolo di particelle acide che vengono catturate e deposte sul terreno da precipitazioni come: neve, grandine, rugiada ecc.. Può sembrare un cambiamento insignificante, ma, potenziali rischi ambientali, sociali ed economici che vi sono collegati sono devastanti, tra questi lo scioglimento dei ghiacciai e il conseguente innalzamento del livello del mare dai 2 ai 6 metri, ed ancora il rallentamento della corrente nord-atlantica e la diminuzione del PH degli oceani che causerebbe l’estinzione di numerose specie animali e vegetali. Un altro problema attuale del clima è il riscaldamento globale. Esso è il mutamento del clima terrestre caratterizzato in generale da un aumento della temperatura media globale e da fenomeni atmosferici ad essa associati. L’aumento globale della temperatura causa il grande aumento degli incendi, anche nelle zone meno calde. Infatti, in quest’ultimo anno il tasso d’aumento di essi è cresciuto vertiginosamente, portando alla morte di milioni di animali. Negli ultimi tempi dai telegiornali e dai social media, abbiamo preso coscienza di due incendi in particolare: quello della foresta Amazzonica e quello in Australia. Secondo l’Istituto nazionale di ricerche spaziali al 20 agosto 2019 si sono susseguiti 74155 incendi nell’area della Foresta Amazzonica e per questo è stato richiesto, da parte dello stato Amazonas, lo stato di emergenza il 9 Agosto 2019. Mentre in Australia oltre 180 persone sono state denunciate e 24 arrestate, con l’accusa di aver appiccato il fuoco nello stato, incendio che ha portato alla morte di più di un miliardo di animali. La presa di coscienza degli effetti catastrofici sul Pianeta Terra dei cambiamenti climatici deve sensibilizzare le persone poichè è necessario mettere in campo subito diverse azioni: ridurre drasticamente l’emissione di Co2 quindi il consumo di combustibile fossili, ripristinare le foreste, ridurre gli sprechi e diminuire ovviamente l’utilizzo della plastica. Ciò che è importante capire è che bisogna partire dal mettere in atto piccole azioni quotidiane per salvaguardare il Pianeta, come fare la raccolta differenziata, comprare alimenti biologici, evitare lo spreco di acqua e luce.
di Francesco De Gaetano, Angelo Cofone, 13 anni, I.C. Erodoto di Corigliano Rossano
Il 28 Maggio 2018 un tornado di grandi dimensioni travolse la barca a vela del Dott. Jerry Vespa a nord del Portogallo. Jerry si ritrovò coinvolto all’improvviso e non poté far nulla, il tornado lo travolse e lo spinse su un’isola molto lontana, isolata, dove si ritrovò da solo senza viveri e senza un riparo dove poter passare la notte. Si accorse presto che la riva dell’isola era cosparsa di plastica e di altri rifiuti ed allora pensò che riciclando quei rifiuti sarebbe riuscito a costruire un piccolo rifugio per la notte. Il giorno dopo per mancanza di cibo si addentrò nella foresta, lì trovò una tribù arretrata per molti versi, ma sicuramente molto fantasiosa che riusciva a trasformare i rifiuti dell’uomo spiaggiati sull’isola in case, oggetti e tanto altro e che ben volentieri accolse Jerry. Li Jerry imparò a trasformare i rifiuti. Dopo qualche settimana la famiglia di Jerry, non avendo sue notizie, incominciò a preoccuparsi e iniziò a cercarlo.
Sull’isola c’era un grande vulcano attivo, che tutti pensavano fosse una semplice montagna fino a quando un giorno iniziò ad eruttare facendo così preoccupare Jerry e la tribù. Tutti gli uomini allora si misero all’opera per costruire una zattera che gli avrebbe permesso di mettersi in salvo, salpando verso un’altra terra. Prima che l’opera fosse finita arrivò sull’isola la famiglia di Jerry con una grande nave. Tutti allora riuscirono a mettersi in salvo, utilizzando la nave Jerry riuscì a trasportare l’intera tribù sulla terra ferma in Portogallo.
Arrivato in Portogallo, insieme alla tribù e alla famiglia, Jerry curò le persone malate e diede loro del cibo migliore di quello dell’isola, rimasero lì fino a che il vulcano smise di eruttare. Dopo ben un anno Jerry tornò con la tribù sull’isola per vedere che cosa era successo. Lì trovarono un’isola rigogliosa, erano cresciuti alberi e piante a profusione, l’eruzione del vulcano grazie all’inesistenza di elementi inquinanti aveva fatto rinascere l’isola. Da quel momento Jerry si attivò con l’aiuto della tribù a trasformare i rifiuti e ad utilizzarli per costruire oggetti utili da utilizzare nell’ospedale dove lavorava. Nel settembre 2019 vinse per la prima volta il premio NOBEL per la sostenibilità.
di Miriam De Vico, Maria Isabella Cuccaro, Giovanni Falcone, Alessandro Madeo, 13 anni, I.C.Erodoto di Corigliano Rossano
Un giorno una ragazza italiana di nome Anna, avendo vinto un concorso scolastico, venne invitata a prendere parte ad una escursione davvero speciale, visitare l’habitat naturale degli orsi polari.
Durante l’escursione Anna si appassionò molto agli orsi polari e decise di studiarli per capire le loro esigenze. Attraverso le quotidiane osservazioni la ragazza notò che l’orso che stava studiando da giorni stava cambiando il suo habitat, le sue abitudini alimentari e che il suo sonno era disturbato.
Decise, allora, di impegnarsi e di cercare di capire a cosa si dovessero attribuire le cause di tali cambiamenti, in una specie in via di estinzione. Dopo approfondite ricerche capì che la causa principale del problema era il riscaldamento globale dovuto all’inquinamento prodotto dall’irresponsabilità dell’uomo.
Anna si impegnò a riparare al danno fatto dall’uomo promuovendo attività ecosostenibili, convincendo i suoi coetanei che le piccole azioni possono preservare il Pianeta Terra dall’inquinamento. Iniziò a promuovere attività in ambito scolastico coinvolgendo il suo preside e organizzando diverse manifestazioni per promuovere la sua idea.
Dopo qualche mese tutte le scuole decisero di adottare la loro politica per salvaguardare il pianeta. Presto fu raggiunto l’obbiettivo di rendere un’intera regione sostenibile e, così, anche i telegiornali iniziarono a parlare di loro ispirando molti paesi.
La regione diventando sostenibile iniziò a conseguire gli obbiettivi che in poco tempo diventarono i 17 obbiettivi che ogni paese avrebbe dovuto raggiungere per fare del mondo un posto migliore. Gli obbiettivi dell’Agenda 2030:
1. Eliminare la povertà nel mondo; 2. Sconfiggere la fame nel mondo; 3. Promuovere la cura ed il benessere per tutti; 4. Proporre una scuola di qualità per tutti; 5. Promuovere uguali diritti per donne e uomini; 6. Dare a tutti acqua pulita per bere e per lavarsi; 7. Fornire energia pulita per tutti; 8. Promuovere lo sviluppo economico e lavoro per tutti;
9. Fornire nuove tecnologie per le industrie; 10. Diminuire le differenze tra poveri e ricchi; 11. Formare città vivibile e sicure; 12. Consumare prodotti sostenibili; 13. Fermare il riscaldamento globale; 14. Conservare il mare e le sue risorse; 15. Conservare la biodiversità; 16. Creare delle società pacifiche e giuste;
17. Collaborare paesi e organizzazioni.
Questi 17 obbiettivi furono rispettati da tutti e grazie ad essi il clima si ristabilì e gli orsi poterono tornare a vivere nel loro habitat naturale.
Anna fu molto felice per questo risultato ottenuto dopo anni di sacrifici. Inizialmente lei non capì l’importanza di ciò che aveva fatto e qualcuno superiore a lei decise di farle notare che aveva salvato il pianeta premiandola con il Premio Nobel.
di Federica Bruno, Chiara De Marco, Francesco Pignataro, Angelo Cofone, 13 anni, I.C. Erodoto di Corigliano Rossano
In passato le stagioni erano più regolari, non si registravano sbalzi eccessivi di temperatura, oggi si registrano continui cambiamenti climatici e diversi fattori ne sono la causa: calore interno del pianeta, irraggiamento solare, evaporazione dell’acqua dei mari, aumento dell’atmosfera inquinante, effetto serra naturale e aumento dell’anidride carbonica nell’aria. Agire con resilienza è l’unico modo per permettere all’uomo di far fronte ai problemi in maniera positiva, per permettere all’uomo cioè di cambiare le cose, di intervenire con risolutezza di fronte anche all’emergenza climatica, sociale, economica e ambientale. Un ruolo fondamentale è dato alle nuove generazioni che hanno il potere di cambiare il pianeta promuovendo la diminuzione delle emissioni di CO2, ad esempio costruendo meno fabbriche e trasformando quelle già esistenti in fabbriche eco sostenibili, per salvaguardare l’ambiente e coloro che ci vivono.
A causa dei cambiamenti climatici, ogni anno muoiono circa 400.000 persone, spesso a causa dei cibi inquinati dai concimi chimici, dalle piogge acide e dall’inquinamento atmosferico che si riversa sul terreno. È per questo che varie associazioni chiedono che la lotta per la sicurezza alimentare diventi un obiettivo per tutto il mondo, soprattutto per le popolazioni povere che sono meno coscienti e responsabili di questi cambiamenti.
Un programma stilato per la risoluzione dei problemi è l’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs- in un grande programma d’azione per un totale di 169 “target” o traguardi. Con l’avvio ufficiale degli Obiettivi avvenuto nel 2016 si è voluto dar inizio a quel percorso che permetterà ai vari Paesi, nell’arco di quindici anni di realizzare i Goal dell’Agenda entro il 2030. Diverse le problematiche trattate: la povertà, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza, il cambiamento climatico.
L’obiettivo che tratta la lotta contro il cambiamento climatico è il XIII. Il cambiamento climatico interessa tutto il mondo, ma coloro che se ne devono interessare di più sono i giovani. Questo fenomeno è una sfida che abbatte i confini tra le nazioni perché le emissioni di CO2 riguardano tutto il globo. Anche l’ONU si è fatto carico del problema e ne ha discusso nell’ultimo vertice a Madrid COP25. Gli scienziati hanno rilevato che gli ultimi 5 anni sono stati i più caldi mai registrati prima, questo ha scosso le coscienze, anche il Papa è intervenuto in merito chiedendo a tutti di non perdere questa occasione, e denunciando il fatto che, al momento, questa sfida la si sta affrontando solo a parole, mancano le azioni concrete. Infatti, gli impegni attuali presi per l’adattamento al clima sono molto lontani da quelli necessari per raggiungere gli obiettivi fissati sia dall’Agenda 2030 che dall’Accordo di Parigi. Quanto è vero che la resilienza è la capacità di affrontare le difficoltà, è anche vero che ogni singolo uomo può contribuire con soli piccoli gesti a rinnovare le sue abitudini quotidiane, migliorando. SE UNA PERSONA PUÒ CAMBIARE, ANCHE IL MONDO PUÒ VARIARE!