Le (non) innocenti bugie del web

di Giorgia Soriani, 16 anni, del liceo scientifico G. Alessi di Perugia

In epoca di Coronavirus abbiamo un esempio del potere dei social: la “chat delle mamme” sembra essere più autorevole del giornalista scientifico

Sempre più spesso si ha la diffusione di fake news e sempre più spesso ci sono persone che si perdono nel “mare magnum” della disinformazione. La ricerca di notizie, anche se frequente e quasi compulsiva, è diventata un’operazione quasi inconsapevole: stando connessi ai social, a cui abbiamo dato virtualmente la nostra fiducia, assorbiamo in modo acritico, immediato e passivo tutte le informazioni che ci arrivano attraverso questi canali. Molto raramente ci poniamo il problema di verificare la fonte della notizia e la sua attendibilità, e, abituati a dedicare tempi strettissimi all’aggiornamento delle informazioni, non riteniamo quasi mai necessario confrontarle criticamente con altri organi di informazione, o approfondirle. Questa analisi emerge dal recente sondaggio ( progetto Be a data scientist), organizzato da Frascati Scienza (Giovanni Mazzitelli e Claudia Bianchi INFN-Frascati Scienza) e Giornalisti nell’Erba, in collaborazione con Walter Quattrociocchi (Laboratory of Data Complexity, Università Ca‘ Foscari di Venezia) e Paola Francesca Cortese (Istat), di cui i primi risultati sono stati presentati alla Notte Europea dei Ricercatori #BEES .

La Redazione della Siringa, la mia redazione scolastica, ha partecipato alla costruzione del questionario, alla raccolta dati e alla loro presentazione: il Liceo Scientifico Alessi è stato infatti una delle scuole pilota del progetto, nato per monitorare lo stile, le modalità, i tempi e la qualità dell’informazione tra gli adolescenti, ma utile anche per aprire una riflessione più ampia sull’uso dei social e sulla disinformazione dilagante tra adulti e utenti anziani. Questi infatti, lungi dall’informarsi sui social con spirito critico e maturità, spesso sono meno competenti e consapevoli dei nativi digitali, meno capaci di navigare in rete e quindi meno capaci di setacciare il web e cercare informazioni in modo critico, limitati nelle interazioni e legati a poche piattaforme, non sempre le più attendibili in fatto di informazione.

Ne parliamo con Francesca Buoninconti, comunicatrice e giornalista scientifica, che ha cercato di chiarirci le idee a riguardo.

Cosa dovremmo fare per stare alla larga da eventuali fake news?

Destreggiarsi tra le fake news può risultare difficile, soprattutto all’inizio se non si è abituati a discernere tra la mole di informazioni che troviamo nel web. Dovremmo quindi imparare a non fermarci al solo titolo, spesso altisonante e a volte clickbait degli articoli che troviamo in rete, ormai il mezzo di informazione più usato ai giorni nostri, insieme ai social, ma verificarne anche le fonti.

Possiamo considerare i social un mezzo di informazione attendibile attraverso cui condividere notizie?

Su YouTube Italia o Instagram c’è una comunità affermata di divulgatori e giornalisti scientifici, professionisti della divulgazione scientifica, che creano contenuti interessanti quotidianamente, spiegano concetti scientifici e ovviamente condividono notizie e sbugiardano fake news. È una community molto varia che tocca tantissimi argomenti: dall’alimentazione ai cosmetici, dall’universo alla biodiversità, dal cambiamento climatico alla matematica. Quindi sì, la buona, direi anche ottima, informazione c’è anche sui social.

Ci sono degli svantaggi nell’utilizzo dei social come mezzo di informazione?

Sarebbe sicuramente un mondo ideale quello in cui attraverso i social si facesse solo ed esclusivamente buona informazione, attraverso essi infatti le fake news si diffondono molto più velocemente. Spesso diventano virali e riescono a raggiungere migliaia, se non milioni, di persone in poco tempo.

Una smentita autorevole è sufficiente ad interrompere la diffusione della notizia falsa?

La smentita ha sempre un potere di diffusione minore e colpisce meno la nostra attenzione, non riuscendo quindi a disinnescare l’effetto ripetizione creato dalla diffusione della fake news e non cancellandola mai del tutto. In parte è dovuto alla natura di una fake news e di una smentita: mentre la seconda è una notizia che ci rassicura, la prima ha di solito sempre un elemento che ci mette in allarme, o quantomeno ci deve sorprendere. La fake news è creata apposta per attirare l’attenzione del lettore e quindi per quanto la smentita possa essere autorevole non sarà mai sufficiente a distogliere la sua attenzione da questi “scoop”.

Appare dunque chiaro che le fake news non siano solo delle “innocenti bugie” ma delle notizie scritte per orientare l’opinione pubblica, allarmandola, spingendola verso determinate decisioni politiche e tenendola lontana da altre. Queste bugie tendono a manipolare le persone e a rimaneggiare la verità, quindi non sono mai innocenti ma quasi sempre un’operazione che tende a influenzare le persone in una maniera disonesta e subdola.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *