I rifiuti di Unilever dove vanno a finire? Intervista a Ugo De Giovanni (12175)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Chiara De Luca, II A della scuola media I. C. Don Milani, Monte Porzio Catone

La parola GREENICITA’ deriva dalla parola green, dall’inglese verde, che consiste nel produrre prodotti sostenibili che non danneggiano la salute dell’uomo e dell’ambiente. Questo è il principio utilizzato dall’Unilever, una multinazionale(industria che si trova in ogni stato).

Essa produce cosmetici, detersivi, cibi surgelati, cibi freschi, salse, condimenti, prodotti per la casa, bevande…

Attraverso la lettura dei loro siti utilizzati per farsi pubblicità emerge che L’Unilever non invia rifiuti in discarica, che ha aumentato in soli due anni il suo acquisto dell’Olio di Palma da fonti sostenibili.

Per saperne di più abbiamo intervistato il Marketing Director Unilever e Sustainability team leader di Unilever Italia Ugo De Giovanni.

Se le fabbriche dell’Unilever non inviano rifiuti a discarica, dove vanno a finire?

Dipende dal tipo di rifiuto. Alcuni vengono utilizzati in altre parti del processo produttivo; altri vengono utilizzati in altre lavorazioni (ad esempio scarti di produzioni che vengono rilavorati e vengono trasformati in cibo per animali); in altri casi vengono inviate a termovalorizzazione.

Com’è possibile la progressione da voi dichiarata riguardo l’acquisto di materie prime vegetali da fonti sostenibili per quanto riguarda l’olio di Palma sia passata dal 37% nel 2010 (vostro grafico) al 100% nel 2012 (sempre vostro grafico), mentre per le altre materie prime le percentuali sono rimaste invariate?

Questo dipende dalla natura della materia prima agricola. Il problema di aumentare un acquisto sostenibile deriva dall’assenza/limitatezza dell’offerta e, di conseguenza dal costo. E’ ovvio che, tanto maggiore è il proprio fabbisogno, tanto più facile è creare l’offerta. Unilever è una delle principali utilizzatrici al mondo di Olio di Palma (ingrediente fondamentale nei prodotti della casa e della persona, nel food, etc…) e questo le ha consentito più velocemente di muoversi verso un target di sostenibilità spinto. Non è un caso che anche nel tè e nel cacao stiamo facendo buoni progressi, visto che siamo grandi acquista tori a livello mondiale di questi ingredienti. Quando una materia prima tende ad essere più marginale in termini assoluti allora anche la nostra capacità di creare l’offerta diventa inferiore ed è il motivo per cui su alcune di queste siamo più indietro.”

Se l’Unilever dichiara che il 100% dei rifiuti non alimenta le discariche, perché l’Unilever conta di raggiungere l’obiettivo “ZERO RIFIUTI IN DISCARICHE” per il 2015?

Unilever dichiara che il 100% dei nostri siti produttivi in Italia non alimenta discarica. A livello mondiale siamo più indietro del livello che abbiamo raggiunto in Italia ed è il motivo per cui contiamo di raggiungere globalmente questo obiettivo nel 2015 .

Questo ci dice che comunque anche l’Unilever, negli altri paesi del mondo invia rifiuti nelle discariche, che utilizza la termovalorizzazione e materie prime che non provengono da fonti sostenibili.

Ugo De Giovanni replica a Chiara:

“Unilever sta progredendo velocemente verso il raggiungimento dei suoi obiettivi di sostenibilità e, nel caso specifico, ai target di 100% di sustainable sourcing e zero waste to landfill. La complessità della struttura di approvvigionamento e produttiva comporta, come detto, che in talune aree i target siano stati già raggiunti mentre in altre occorre ancora focus e lavoro. Infatti alcune delle fabbriche Unilever, ad oggi, inviano ancora rifiuti a discarica e l’approvvigionamento di alcune materie prima è ancora non totalmente sostenibile.

La company comunque conferma che entro il 2015 nessuna sua fabbrica manderà rifiuti a discarica ed entro il 2020 tutte le sue materie prime agricole proveranno da fonti sostenibili.”

cod. conc. 0505162857


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