Intervista a Ugo De Giovanni, Marketing director Unilever e Sustainability team leader Unilever Italia (12171)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di III D scuola media Frascati via D’Azeglio

Ci occupiamo del “filone” trasporti. Secondo lei quale delle iniziative di Unilever descritte nel piano di sostenibilità è la più efficace ad oggi per la riduzione delle emissioni inquinanti?

In generale se parliamo dei soli trasporti senza dubbio l’ottimizzazione della rete logistica, la riduzione del trasporto su gomma e l’utilizzo di veicoli ibridi sono le aree che possono avere un peso maggiore nella riduzione dell’impatto ambientale. Ciò detto il trasporto è la fase del ciclo di vita che ha l’impatto più basso in termini di CO2. Le aree maggiormente rilevanti sono l’approvvigionamento sostenibile e l’educazione ad un corretto utilizzo dei prodotti.

Le scelte di sostenibilità di Unilever possono mandare un perdita la società ?

In realtà una politica fortemente orientata alla sostenibilità può solo generare dei vantaggi economici rilevanti. Faccio un esempio per spiegarmi meglio: una persona normale, attenta alle proprie disponibilità, nello scegliere una macchina cerca di prendere quella che consuma di meno per risparmiare sul carburante. Facendo così compra anche una macchina che, a parità di altri fattori, inquina di meno. Non è diverso per l’azienda. Ottimizzare la rete logistica richiede ad esempio investimenti nel breve termini ma, a regime, consente di ridurre le percorrenze delle merci. Questo si tramuta in una forte riduzione dell’impatto ambientale ma anche in minori spese di carburante, in un minor consumo dei mezzi di trasporto e quindi in minor costi. Lo spostamento del trasporto da gomma a rotaia è altrettanto emblematico. Come avete letto nei materiali distribuiti con il progetto greenexpress non solo abbiamo ridotto in modo massiccio le emissioni di CO2 ma abbiamo anche ridotto il costo di trasporto del 6%. In generale la sostenibilità è una fonte incessabile di inspirazioni per cercare forme di ottimizzazioni, di minor spreco e di minor impatto ambientale.

Le multi nazionali prevedono degli incentivi per coinvolgere anche le piccole realtà locali che sono l’ anello debole del sistema ?

Lo USLP si basa sulla collaborazione con le istituzioni, con i media, con le imprese e con i partner per riuscire a raggiungere degli obiettivi ambiziosi. Una multinazionale complessa come Unilever si avvale nelle sue operations di migliaia di partners, anche molto piccoli. Questi fanno parte integranti dei nostri programmi. Se pensate, ad esempio, al programma di sustainable agriculture questo si basa sul coinvolgimento di migliaia di piccoli proprietari terrieri. A queste persone insegniamo a massimizzare la resa delle loro produzioni, spieghiamo come poter attuare pratiche di agricoltura più sostenibile (e.g. irrigazione a goccia) e garantiamo una stabilità della nostra domanda nel tempo, con un salario superiore.

Questo vale anche per la parte della logistica, dove il più delle volte le controparti sono realtà nazionali di più modeste dimensioni ma senza il cui contributo sarebbe impossibile raggiungere certi obiettivi.

Le multi nazionali prevedono un progetto di sensibilizzazione forte su giovani snella speranza di rieducare al rispetto del’ ambiente anche i meno giovani ?

Questa è la cosa più difficile. Lo USLP evidenzia chiaramente che non è possibile ridurre l’impatto ambientale dei prodotti senza prendersi carico anche della fase di consumo dove si genera il 68% delle emissioni di CO2. Per poter incidere sulle modalità di consumo è fondamentale creare cultura e parlare ai consumatori e, soprattutto ai ragazzi. Purtroppo questo non è facile perché richiede elevati investimenti. Stiamo implementando diverse attività pilota in tale direzione con l’obiettivo di capire quali di queste possa avere la capacità di essere allargata a scala nazionale o mondiale. Il problema è trovarne una che sia efficiente economicamente. Ad oggi le attività più rilevanti e promettenti in questa direzione sono le attività fatte presso le scuole con Dove per il programma dell’autostima famminile ed il programma che riguarda il nostro brand Lifebuoy, in Asia, che ha l’obiettivo di ridurre la mortalità infantile in quelle aree attraverso l’educazione dei bambini ad un maggiore igiene personale. Queste attività lavorano più nella parte dello USLP volta al miglioramento della salute e benessere dei consumatori e quindi al miglioramento dell’impatto sociale dei nostri prodotti. Ci sono altri programmi che riguardano la riduzione dell’impatto ambientale nel momento di consumo, con specifico riferimento al consumo d’acqua quando ci si fa la doccia o si lavano i capelli oppure i denti, ma ancora non siamo arrivati ad un modello scalabile.

Sappiamo che il nostro tema riguarda i trasporti,  ma vorremmo porre una domanda che ci sta molto a cuore: “L’ Unilever come molte altre multinazionali ha sposato la Greenicitá ; è previsto accanto agli obiettivi ecocompatibili , un impegno di sviluppo in linea coni diritti umani nei paesi più poveri dove si raccolgono le materie prime e dove arrivano i scarti finali?”.

Se vedete la presentazione dell’USLP trovate chiaramente specificato che per Unilever la sostenibilità non ha solo un obiettivo ambientale ma anche sociale ed economico. Nel senso che con le nostre attività, contestualmente al raddoppio nel nostro fatturato, vogliamo dimezzare il nostro impatto ambientale e aumentare il nostro impatto sociale. A tal proposito lo USLP ha settato il chiaro target di raggiungere almeno 500.000 piccoli proprietari terrieri e 75.000 piccoli imprenditori. Ad oggi (fine 2012) abbiamo raggiunto 450.000 piccoli proprietari terrieri a cui abbiamo insegnato a coltivare in modo più sostenibile ed ai quali abbiamo migliorato le condizioni di vita. Così come, in India, con il progetto Shakti abbiamo dato lavoro a più di 40.000 donne disoccupate e che ora distribuiscono i nostri prodotti in piccoli villaggi. Abbiamo la volontà di mettere i diritti umani e dei lavoratori al centro di qualsiasi cosa facciamo. All’inizio del 2013 è stata creata una nuova figura all’interno dell’organizzazione mondiale di Unilever, il Global Vice President for Social Impact, che ha l’obiettivo di lavorare a questo obiettivo. Sicuramente c’è ancora molto da fare ma non c’è dubbio che raggiungeremo anche questo traguardo.


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