Buste al bando in California (12052)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Antonio Fragola – 17 anni, Roma

Quel che l’Italia ha deciso già da tempo, lo Stato della California sta faticosamente mettendo a punto oggi. Non sempre, dunque, il nostro paese è fanalino di coda. Nel caso della messa al bando delle buste di plastica per la spesa, infatti, l’Italia ha preso la decisione nel 2011. E’ di questi giorni (l’Ansa la riporta il 26 febbraio 2014) la notizia che 100 comuni californiani hanno deciso di vietarle e le autorità statali – secondo il New York Times – stanno pensando di fare una legge per proibirle in tutto lo Stato: la California diverrebbe così uno dei primi stati americani a vietare lebuste di plastica. Uno dei primi, perché, in effetti, tutte quattro contee delle Hawaii, il 2 gennaio scorso, hanno approvato una norma che vieta i sacchetti, che sono spariti dai supermercati il 17 gennaio, mentre si attende la decisione della contea Kalawao, piu remota e poco popolata. “Al pubblico sono divenuti chiari i danni ambientali che una singola busta può causare” afferma Alex Padilla, il senatore che spinge per il divieto. Nel testo della proposta di legge è previsto il divieto per i supermercati e i negozi. Le buste di carta o quelle riutilizzabili saranno a disposizione dei clienti per 10 centesimi, una piccola quota con la quale si punta a costringere gli amanti delloshopping a ricordare le proprie buste di tela. Come in Italia: fino al 2010 il nostro era il primo paese europeo per consumo di sacchetti di plastica usa e getta, con una percentuale di consumo pari al 25% del totale commercializzato in Europa. Dal 2011, questa percentuale si è notevolmente ridotta, ma è ancora troppo alta (181 buste a testa). La Commissione europea, intanto, ha presentato lo scorso novembre una proposta di direttiva che modifica la legislazione comunitaria in vigore sugli imballaggi e i rifiuti d’imballaggio per ridurre il consumo delle buste di plastica o sportine usa e getta, individuate come quelle particolarmente sottili, con spessore inferiore a 50 microns (sono dunque esclusi i sacchi della spazzatura o quelli per laraccolta differenziata, più spessi e robusti, ma sono incluse le sportine biodegradabili comprese quelle fabbricate a partire dal mais). Gli Stati membri saranno tenuti a prendere delle misure per scoraggiare il consumo delle buste di plastica usa e getta, ma potranno scegliere se agire attraverso disincentivi economici (come imposte o prelievi che aumentino il prezzo della sportina), obiettivi nazionali di riduzione, o anche divieti di vendita o altre restrizioni alla commercializzazione, che finora non erano possibili secondo la legislazione Ue. L’Italia, in realtà, aveva già scelto la terza opzione (vietando, tuttavia, solo le buste usa e getta di plastica tradizionali, non quelle biodegradabili), ed era perciò incorsa in una procedura d’infrazione da parte della Commissione europea, procedura che a questo punto è stata congelata. La proposta della Commissione Ue ha trovato subito il sostegno del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che ha detto di sostenere “con convinzione l’iniziativa della Commissione Europea” rivendicando “con orgoglio che l’Italia in questa materia è all’avanguardia, avendo una normativa che mette al bando i sacchetti che non siano di materiale biodegradabile e compostabile”. “La riduzione del consumo di borse di plastica va nella giusta direzione della protezione dell’ambiente e dell’uomo da uno dei più insidiosi fattori di inquinamento”, ha concluso il ministro.

cod. conc. 2304121807


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