Anche il Ministero dell’Ambiente vuole misurare la greenicità (12103)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Adalberto Cossetti, 25 anni, Roma

Anche il Ministero dell’Ambiente vuole misurare la greenicità delle aziende. Quand’era ministro Corrado Clini, infatti, il dicastero ha dato il via al Programma nazionale per la valutazione dell’impronta ambientale. Gli aderenti, si legge sul sito, sono ad oggi circa 200 tra aziende, comuni e università.  Tutti volontari, selezionati dal ministero stesso o autoproposti. Lo scopo è quello di trovare un modo per misurare l’impronta ambientale (carbon footprint e water footprint) dei prodotti/servizi e quindi  “di sperimentare su vasta scala e ottimizzare le differenti metodologie di misurazione delle prestazioni ambientali, tenendo conto delle caratteristiche dei diversi settori economici, al fine di poterle armonizzare e renderle replicabili”.

Non se ne leggono tutti i nomi, per un problema del software del sito stesso, ma solo una ventina. L’elenco inizia con Benetton, che ha firmato un accordo per “l’analisi e alla contabilizzazione delle emissioni di CO2 (carbon footprint) legate alle attività produttive dello stabilimento Benetton in Tunisia.  In particolare si valuterà l’impronta ambientale relativa a due prodotti della linea “bimbo” (t-shirt e polo). Nell’ambito dell’accordo si valuteranno tutte le possibili misure di riduzione e di neutralizzazione dell’impronta ambientale che prevedono l’utilizzo di tecnologie e delle best practice a basso contenuto di carbonio, al fine di ottenere prodotti carbon neutral (ad emissioni compensate)”.

Al secondo posto, il comunicato congiunto sull’intesa tra Ministero e Carlsberg Italia. Nell’ottobre 2012, l’allora ministro Clini e l’amministratore delegato di Carlsberg Italia Alberto Frausin hanno firmato un accordo per “individuare le procedure di Product Environmental Management dello stabilimento di Induno Olona (VA) in cui opera Carlsberg Italia, attraverso l’analisi dell’impronta ambientale generata dal ciclo di vita dei prodotti selezionati dall’azienda e l’identificazione delle misure di miglioramento e di ttimizzazione delle prestazioni  ambientali”. Il ministro spiega anche che il suo dicastero “ha creato una task force che lavora con le aziende che operano in Italia e che costituiscono casi di eccellenza per farne un punto di riferimento nei rispettivi settori industriali. Nel settore della produzione e distribuzione della birra la scelta è caduta su Carlsberg Italia”. E ancora: “Attraverso la valorizzazione delle esperienze avanzate e delle innovazioni tecnologiche delle imprese, come nel caso di Carlsberg Italia, si intende innescare all’economia reale un circolo virtuoso di buone pratiche e scelte che consentano di migliorare l’ambiente e aumentare la competitività. La qualità dell’ambiente, infatti, viene migliorata soprattutto grazie all’impegno di chi opera nei  mercati e può agire in molti casi anche sulle abitudini dei consumatori”.  Soddisfazione, ovviamente, da parte di Frausin, che dice: ““La scelta del Ministero dell’Ambiente ci riempie di orgoglio e costituisce il coronamento  di un processo che ha contraddistinto i nostri ultimi anni”. E, per concludere: “Se penso alla storia recente di Carlsberg penso proprio al nostro Paese. Come l’Italia, Carlsberg ha vissuto un momento molto difficile ma ha saputo ‘svoltare’. Questo è l’augurio che faccio a tutti noi: puntare sull’innovazione di prodotto e di processo e credere nella sostenibilità come leva di sviluppo”.

cod. conc. 0505130422


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