Scoperto un nuovo fertilizzante

di Francesco Luzzi, 13 anni, della III A dell’Istituto Erodoto di Corigliano Calabro, coordinamento di Vita Minisci

Durante dei lavori presso un sito archeologico norvegese, un gruppo di archeologi scavando nelle profondità ha ritrovato, ai piedi di un ghiacciaio situato al di sotto della crosta terrestre, i resti fossili di uno dei più enormi cittadini risieduti sulla terra: il famoso trinceratopo, un dinosauro erbivoro. Analizzando i resti di tale animale, rimasti sorprendentemente intatti dati il tempo trascorso, grazie probabilmente all’ azione ibernante del ghiaccio, è stato ritrovato all’interno del suo stomaco una traccia che ricondurrebbe molto probabilmente ad un genoma tipico di alcune piante primitive. Studiando questo genoma si è arrivati alla conclusione che nell’era mesozoica oltre alla dimensione mastodontica della fauna come ben si sa, anche la flora aveva dei tratti ben diversi da quelli di oggi. La fauna era molto sviluppata anche nell’era mesozoica, anche se gli animali non erano gli stessi dei giorni nostri, c’erano diversi dinosauri, tra cui carnivori ed erbivori, ormai estinti. Esistevano migliaia di specie, ad esempio razze marine, volatili, dinosauri che camminavano su 2 o 4 zampe. Molte specie avevano un collo al quanto lungo. La flora non era molto sviluppata, dato che all’inizio dell’era c’erano solo delle piante chiamate cicadine, per poi aggiungersi abeti, cipressi e tassi. Questo genoma molto probabilmente appartenuto alla famiglia della sequoia caratterizzava la specie proprio per l’altezza smisurata che arrivavano ad avere queste piante: si presume che ogni albero possa essere cresciuto ben oltre il chilometro. Questo giustificherebbe la lunghezza del collo di tali animali preistorici in quanto nel corso del tempo avrebbero dovuto sviluppare necessariamente questa caratteristica al fine di cibarsi. Da questo genoma in laboratorio sono riusciti a ricavarne un potente fertilizzante usato su un campo di ricerca in California al fine di sperimentare una coltivazione di sequoie che potesse essere molto simile alle dimensioni dei loro antenati. Dopo alcuni mesi i ricercatori però si sono trovati davanti a “grosse” difficoltà: l’uomo non è in grado di gestire alberi di queste dimensioni, non ha ancora inventato i mezzi necessari per effettuare la manutenzione ad un kilometro di altezza. Ed ecco allora che è diventato un corri corri da parte di tutti per trovare una soluzione nel poter gestire questi mostri che sono stati creati. Probabilmente i nonni ad oggi sarebbero stupiti nello scoprire quanto di vero ci possa essere nella favola del fagiolo magico dove veniva raccontato di una pianta di fagioli alta fino alle nuvole.

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