Meteorologia: meteobufale o scienza sociale?

di Giuseppe Lavopa, 27 anni, di Bari

La Giornata mondiale della meteorologia ha esaltato le scienze atmosferiche, allertando contro le meteobufale. Il commento del colonnello Daniele Mocio

Il Colonnello Daniele Mocio
Il Colonnello Daniele Mocio

Comunicare il tempo, per un meteorologo, è diventato difficile. Grazie a internet, infatti, le notizie si susseguono con estrema rapidità. Anche le notizie meteo acchiappano click e condivisioni con messaggi a effetto, sensazionalistici, che talvolta sfociano in meteobufale.  Il colonnello Daniele Mocio, meteorologo volto noto della TV, ha lanciato questo monito durante la Giornata mondiale della meteorologia 2018.

«La meteorologia – ha ricordato il colonnello Mocio – non è ricerca dello scoop, è una scienza che richiede passione, studio e competenze. Il meteorologo deve trasmettere questa passione comunicando dati e misurazioni con semplicità, per metterli al servizio di applicazioni concrete». All’università La Sapienza di Roma, esponenti della comunità meteorologica hanno dimostrato come la meteorologia è uno strumento fondamentale per affrontare le sfide ambientali e sociali imposte dal cambiamento climatico.

Meteorologia e il mondo che cambia: agrometeorologia e cooperazione internazionale

Entro il 2050, la Terra ospiterà 9.8 miliardi di persone. Occorre preservare in maniera sostenibile la fertilità della terra, diminuendo lo spreco di risorse, l’inquinamento e anche i conflitti sociali.

«L’agrometeorologia – ha spiegato Francesca Ventura, docente all’Università di Bologna – studia le interazioni tra suolo, pianta e atmosfera. Si possono prevedere luoghi e momenti propizi alla coltivazione. Grazie all’agrometeorologia, l’Italia è diventata seconda produttrice di kiwi dopo la Nuova Zelanda». Gli agrometeorologi, inoltre, assistono gli agricoltori nella agricoltura di precisione. «Lo studio delle condizioni meteo – ha proseguito Ventura – permette di organizzare l’irrigazione e prevedere la propagazione di agenti patogeni, limitando l’uso di fitofarmaci e risparmiando lo spreco di acqua».

Antonello Pasini, fisico del clima al CNR, ha studiato i nessi tra cambiamenti climatici, desertificazione e crisi internazionali. «Attraverso modelli matematici – ha spiegato Pasini – abbiamo riscontrato che i terroristi reclutano più facilmente seguaci in quelle terre impoverite dal surriscaldamento. Le rilevazioni meteo possono aiutarci a studiare i conflitti ambientali, per organizzare operazioni di pace e integrazione».

Meteorologia e rischio idrogeologico: prevedere per reagire

Il cambiamento climatico sta causando eventi atmosferici eccezionali, da cui dipendono emergenze sul territorio quali frane e inondazioni. Il sistema di allerta meteo della Protezione Civile raccoglie costantemente previsioni meteo, per elaborare scenari di rischio e quindi piani di allerta e prevenzione.

«Le previsioni meteo – ha spiegato Carlo Cacciamani, dirigente della Protezione civile – hanno sicuramente margini di incertezza. Livelli di allerta crescenti garantiscono un livello di prevenzione omogeneo sul territorio e, nel contempo, evitano inutili allarmismi». In caso di forti piogge in una regione, ad esempio, il grado di allerta sarà diverso per ogni località: l’allerta maggiore riguarderà i territori su cui si prevede una maggiore precipitazione.

Meteorologia: scienza (in)esatta

La meteorologia, dunque, fornisce preziosi contributi alla società, seppure in termini di previsioni, scenari, modelli. I media, tuttavia, ci hanno abituato a previsioni meteo fornite con largo anticipo e con toni tutt’altro che moderati. Di qui alle meteobufale il passo è breve. «Una buona previsione meteo – ha ricordato il colonnello Mocio – richiede padronanza del linguaggio, solide competenze e una corretta contestualizzazione dei dati nello spazio e nel tempo. Le previsioni – ha concluso il colonnello – sono sempre giuste, ma il tempo fa comunque quello che gli pare».

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