Plastica e bioplastica (12042)

WORKSHOP – Si presto a dire green


di Silvia Bucchieri della I D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Per fortuna negli ultimi anni sta diminuendo l’uso delle buste di plastica derivata dal petrolio. Forse non tutti sanno che il “padre” della plastica è stato un italiano e che la sua invenzione non ha portato solo danni, infatti si è cominciato a sostituire parti di automobili con la plastica e di conseguenza il loro peso è diminuito insieme all’energia per farle muovere.

D’altra parte dobbiamo ricordare che ad esempio in Italia il 13,3% dei rifiuti è costituito da buste di plastica. Inoltre ognuno di noi usa mediamente circa 142,8 buste di plastica all’anno che inevitabilmente vanno a finire nel mare e fanno soffocare tantissimi animali che scambiano le buste per dei pesci, inoltre per smaltire questo tipo di polimero ci vogliono anni ed anni. Per questo si è cominciato a proibirne l’uso e l’Italia è stato il primo Paese tra quelli che hanno aderito a questa iniziativa. È italiana infatti la Novamont un’azienda che produce materiali biodegradabili tra cui appunto bioplastica derivata dall’amido di mais. Le buste prodotte in questo modo, non solo evitano di inquinare, ma essendo biodegradabili si decompongono autonomamente in pochissimo tempo. Questi prodotti “bio” però hanno ancora dei difetti, perché sono molto fragili avendo uno spessore minimo rispetto a quelli di plastica derivata dal petrolio che invece riuscivano a sostenere un peso molto maggiore. Inoltre tenendo conto della quantità di mais che serve per produrre tali buste, il costo di questo prodotto agricolo secondo alcuni potrebbe aumentare a danno delle popolazioni che si cibano di mais. La strada per liberarci dagli orribili sacchetti di plastica è appena iniziata, ma il cammino è ancora molto lungo e passa attraverso la Riduzione.

cod. conc. 2304115453


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