Sport e lealtà (7201)

Articolo di Benedetta Zilli, della V primaria Cerreta di Bologna, insegnante Diana Petrelli

Ora che anche io pratico uno sport abbastanza seriamente e inizio ad appassionarmi, comincio a seguire lo sport anche in televisione, o nelle riviste, piuttosto che sul computer, e ora che ho raggiunto l’età nella quale non vedo più il mondo come un gioco o una fiaba dove tutto è pace e fiori, capisco che ormai lo sport agonistico, quello dei ,mondiali o delle Olimpiadi, non merita più, o almeno, i giocatori e atleti, non meritano più di essere invidiati dai bambini. Questi pensano ogni volta che sarebbe meraviglioso essere come loro, e non si rendono conto che quello non è vero sport. Ormai tutti gli atleti si dopano, e si imbottiscono di sostanze per prevalere in quello sport, ma naturalmente possono provocare danni notevoli, con in rischio anche la vita. Così facendo queste persone vincono più gare e ricevono più sostegno, apparendo così al pubblico più “capaci”, ma loro, possono essere orgogliosi di se stessi? Essendo ancora una bambina, io non ne so molto del mondo reale e della vita, ma per quel poco che ne capisco, sostengo il fatto che un vero atleta onesto, non avrebbe tanto coraggio da ritirare la coppa d’oro e ricevere tanti applausi, perché lui stesso sa che quel merito che si prende non è reale, considerato che lui non ha fatto nulla, se non imbottirsi di sostanze assolutamente dannose per la propria salute. Se si continua così l’unico motivo di fare sport è ricevere soldi quando si vincono le gare, e diventare straricchi, ma così non si sviluppano le proprie capacità, perché, se un calciatore non si dopasse farebbe circa la metà dei goal che fa adesso , ma, la cosa che più mi dispiace, è che loro si illudono di essere i migliori del mondo, i più amati, ma non si meritano nulla, perché, gli stessi calciatoro o nuotatori, piuttosto che ciclisti che ora vengono tanto sostenuti, presto ci rimetteranno un braccio o una gamba, a forza di ingrossare i muscoli e appesantirli, o di aumentare la quantità di globuli rossi nel sangue.

Il termine “agonistico” deriva da agon, o meglio, αγών, che in greco significa lotta, e, credo proprio che, quando hanno inventato questa parola, intendevano dire lotta tra atleti, per vincere la sfida, ma ormai nella parola lotta, o almeno quando si intende in agonismo, significa lottare contro cose totalmente diverse, come lottare contro la loro parte di cervello che sa che non si meritano tutto quello che hanno, oppure lottare contro cose più concrete, come le malattie che rischiano. Non capisco come facciano a preferire tanto merito, ma rischiando la trombosi, un infarto, o anche un ictus, piuttosto che ricevere meno applausi, ma con tutta la salute che si può chiedere, e almeno applausi che si meritano veramente.

Benedetta Zilli

V primaria Cerreta di Bologna

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