L’isola di plastica (12021)

WORKSHOP – Si presto a dire green

di Simona Salvagni della II D dell’I. C. Frascati via d’Azeglio

Nel Pacifico, al largo delle isole Hawaii, si è formato un accumolo di rifiuti, soprattutto plastica, per questo esso prende il nome “isola di plastica”.
Le buste di plastica hanno cominciato ad accumularsi verso gli anni Cinquanta perché l’azione della corrente oceanica è dotata di un movimento a spirale che fa aggregare i rifiuti tra di loro.

La dimensione dell’isola può variare dai 700.000 〖km〗^2a 1 milione di〖km〗^2, più grande della Penisola Iberica. 
Mentre i rifiuti biologici sono sottoposti alla biodegrandazione, nella zona oceanica si stanno accumolando rifiuti non biodegradabili: la plastica e rottami marini che sono devastanti per l’ecosistema. Infatti la plastica invece di biodegradarsi, si “fotodegrada” cio’è si disintegra in pezzi molto piccoli, fino ad arrivare alla dimensione dei plimeri, la cui biodegradazione è difficile. Perciò la fotodegradazione produce inquinamento. Inoltre le particelle che galleggiano sembrano zooplancton, cibo di cui si nutrono le meduse e molti altri animali che, ingannati, si cibano di queste particelle, le quali ne causano la morte.

cod. conc. 2304110756


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