Giovani di tutto il mondo uniamo le mani in questo splendido girotondo (9412)

Articolo di Elena Cordelli, 18 anni, di Ravenna.

 


 

L’uomo di oggi è veloce, frenetico e sembra essere sempre in competizione con il tempo. Quando questo gli concede un po’ di tregua, all’uomo piace rilassarsi immerso nei piaceri e nelle comodità, lussi che solo il progresso tecnologico è riuscito a regalargli. Ma a quale prezzo?

Come tutti sappiamo la rivoluzione industriale è stata certamente la prima grande causa di un processo d’innovazione ed evoluzione scientifica e tecnologica, ma anche dell’inquinamento del pianeta con il quale, tuttora, ci ritroviamo a dover fare i conti.  Un “rovescio della medaglia” che nel tempo si è rivelato devastante per il mondo in cui viviamo.

Lo scalpitante inseguimento della crescita economica ha condotto per mano un uomo sempre più avido, disposto a tutto per arricchirsi tanto da diventare indifferente all’ambiente che, da qualche miliardo di anni, invece lo aveva sempre accolto, cullato e cresciuto. Ed è su questo presupposto che la crisi degli ecosistemi, l’inquinamento atmosferico e delle acque, la sovrabbondanza dei rifiuti, lo sfruttamento del pianeta e la mancanza di risorse, si sono, dapprima silenziosamente, e poi facendosi sentire sempre più forte, insinuate nelle nostre vite, mettendo radici, e ora sono pronte a mostrarci i loro germogli.

Già nel 1987, nel Rapporto della commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, si erano accorti che l’industria e la tecnologia non viaggiavano sulla stessa lunghezza d’onda della possibilità, da parte dell’ambiente, di eliminare, o quantomeno ridurre, gli effetti che questo aveva su di esso. Così fu citato per la prima volta lo sviluppo sostenibile. Ora, che cos’è lo sviluppo sostenibile? Tutti ne abbiamo sentito parlare a scuola, in televisione, in famiglia, eppure lascia ancora spazio a qualche interrogativo. Adottare uno sviluppo sostenibile significa promuovere la ricerca scientifica e tecnologica nel rispetto dell’ambiente. I governi per primi dovrebbero farsi portatori di simili cause e adottare politiche finalizzate all’efficienza economica senza produrre degrado, senza esaurire le risorse che il nostro caro pianeta ci ha voluto regalare.

E noi, nel nostro piccolo, cosa possiamo fare? Permettetemi di illustrare la mia proposta. Mi piace chiamarla, richiamando una canzoncina dell’infanzia (metaforicamente quindi associata a quella purezza perduta di cui il pianeta avrebbe bisogno)

 

 

    “Girotondo delle 4 R”

 

Riciclare – Riutilizzare – Ridurre – Rispettare.

È facile, divertente, non costa nulla, ma soprattutto porta solo vantaggi per tutti.

  Riciclando la plastica, il vetro, la carta, l’alluminio possiamo produrre prodotti senza utilizzare nuova materia prima. Noi possiamo contribuire adoperandoci affinché sia possibile fare la raccolta differenziata sia a casa sia a scuola, o in qualsiasi altro edificio pubblico o privato.  Molto funzionale la  “Guida alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani: il Rifiutologo”  proposta da Hera S.p.a. (azienda che opera anche nella mia città, Ravenna) nella quale troviamo una tabella dove sono indicati le categorie più comuni di rifiuti e il contenitore in cui vanno gettate  e un pratico elenco in ordine alfabetico di oggetti (COSA) e modalità di smaltimento (DOVE) di cui riporto solo una piccola parte a titolo esemplificativo.

Tutto ciò per dire che con semplicità e collaborazione si possono recuperare tante risorse.

I pochi dati che sto per riportarvi, tratti da un’indagine sul risparmio energetico, sono molto eloquenti:

1. Con il recupero di 1.000 tonnellate di plastica (ossia la quantità prodotta da una piccola città) si ottiene il risparmio di circa 3.500 tonnellate di petrolio, cioè l’equivalente dell’energia usata da 20.000 frigoriferi in un anno.

2. Per produrre una tonnellata di carta vergine occorrono 15 alberi, 440.000 litri d’acqua e 7.600 kwh di energia elettrica. Per produrre invece una tonnellata di carta riciclata bastano 1.800 litri d’acqua e 2.700 kwh di energia elettrica.

3.Nella produzione di vetro “nuovo”, per ogni 10% di rottame di vetro inserito nei forni, si ottiene un risparmio del 2,55% di energia, equivalente ad oltre 130 litri di petrolio risparmiato per ogni tonnellata di vetro riciclato usato. Si stima che l’industria vetraria registri ogni anno un risparmio energetico, grazie alla raccolta differenziata, pari a 400.000 tonnellate di petrolio.

Questi semplici dati servono a dimostrare non solo la funzionalità e l’efficacia della differenziata, ma anche per sfatare il mito a coloro che proclamano di non poter fare niente e che, ormai, niente si può cambiare. Falso! Con un po’ di buona volontà un giorno, non troppo lontano, potremmo riuscire a dire: “Abbiamo salvato il pianeta, e l’abbiamo fatto insieme!”

 

Passiamo alla seconda “R” del mio progetto per lo sviluppo ecosostenibile: Riutilizzare. Una delle più grandi sfide che i paesi devono affrontare oggi è quella dello smaltimento dei rifiuti. Ogni anno produciamo una quantità gigantesca di rifiuti, organici e non, che, spesso e volentieri, rimangono latitanti nella speranza di essere digeriti, prima o poi, da qualche inceneritore. Ed è proprio qui che il cittadino rispettoso dell’ambiente interviene cercando di produrre il minor numero di rifiuti possibile e riutilizzando, ogni volta che si presenta l’occasione, qualche oggetto che andrebbe gettato via e che, invece, all’occhio attento di chi si prodiga per la salvaguardia dell’ambiente risulterà essere, ovviamente, inutilizzabile per il suo scopo originale, ma adattissimo ad un diverso fine. Banale esempio: un barattolo di latta può divenire, senza nemmeno tanto riadattamento, un utile portapenne. Ci sono davvero tante cose che con fantasia e semplicità possono avere una seconda vita.

Ora arriva una parola che non sempre è gradita: Ridurre.

Bisogna risparmiare! È vero, lo riconosco, è comodo girare in macchina, o in motorino: si va più veloce, si sta al caldo, non ci si stanca. Eppure, così facendo, contribuiamo a far salire alle stelle il PM10, ovvero un valore che identifica materiale presente nell’atmosfera in forma di particelle microscopiche, il cui valore limite è di 20 µg/m³ come media annuale e che ben 22 comuni italiani hanno superato almeno di 35 unità. Dati su cui riflettere per poi giungere alla consapevole (e coraggiosa) decisione di prediligere i mezzi pubblici, la bicicletta e le nostre care gambe, alle confortevoli automobili e ai veloci motorini.

 

In ultimo, ma non certo per importanza: Rispettare.

È la parola chiave che ci permette di interpretare tutto quanto detto sotto una luce diversa. La premessa fondamentale al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile è il rispetto per l’ambiente (e in definitiva per noi stessi). La tutela del patrimonio naturale è oggi una delle sfide più importanti, richiede un atteggiamento responsabile e un impegno costante da parte di tutti. Lo sviluppo sostenibile è un processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale e istituzionale, sia a livello locale che globale. Seguendo poche e semplici regole si possono ottenere grandi risultati. Mi piace pensare che un giorno non troppo lontano, partendo da oggi stesso, si possa riuscire ad ottenere una solidarietà generazionale tra i giovani del mondo così da poter dire, finalmente, di essere riusciti a tornare a vivere in comunione con l’ambiente grazie alla partecipazione di tutti!


cod. concorrente 0712080422


2 Comments

  1. Comment by Giovanni:

    semplicemente fantastico…semplice, originale, efficace!

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