Boicottaggio: una soluzione efficace (12215)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Danaé Lizzi della scuola media San Nilo, Grottaferrata

 

Spesso molte associazioni ambientali o semplicemente gruppi di persone denunciano multinazionali « cattive » con azioni di boicottaggio. Tutti sappiamo cosa significa questa parola? Boicottaggio, nel linguaggio ambientale, significa ostacolare una multinazionale al fine di portare dei cambiamenti, o meglio dei miglioramenti per il pianeta.
Grazie ad alcune campagne di boicottaggio dei miglioramenti ci sono stati per davvero, come nel caso di Greenpeace dove degli attivisti, della campagna Kit Kat Killer, travestiti da oranghi hanno protestato presso degli stabilimenti in Inghilterra, Germania e Olanda contro la Nestlè a causa dell’uso eccessivo di olio di palma (piu’ di 320000 tonnellate l’anno), procuratosi dal «campione» della deforestazione (chiamato cosi proprio dagli acerrimi nemici di Greenpeace) Sinar Mas. A causa dello sfruttamento dell’olio di palma vengono distrutte intere foreste indonesiane, habitat naturali degli oranghi.
Il risultato è che ora Nestlè è sulla buona strada: la multinazionale ha infatti annunciato che non userà più prodotti che provengono dalla distruzione delle foreste del Sud Est Asiatico e non acquisterà più prodotti dalla Sinar Mas. Dopo la campagna Kit Kat Killer, il movimento ambientalista, vuole sollecitare altre aziende ad abbandonare comportamenti “poco green”. Altro obiettivo, la Carrefour, accusata dal WWF di essere tra i responsabili della distruzione di una foresta immensa in indonesia proprio perché i suoi approvvigionamenti provenivano da APP (Asia Pulp & Paper, società della galassia di Sinar Mas).
L’olio di palma è usato sia in campo alimentare sia per la produzione di cosmetici e biocarburante ed alcune multinazionali non riescono proprio a farne a meno, ma una multinazionale grande come Unilever si è data ‘da fare’ per migliorare la situazione. Unilever infatt dal 2010 si pone di raggiungere alcuni obiettivi entro il 2020 per aiutare un miliardo di persone a migliorare la propria salute utilizzando il 100% di materie prime sostenibili. Unilever ,incoraggiata da GreenPeace, usa nei suoi prodotti olio di palma sostenibile certificato da GreenPalm e nel 2012 si è unita a favore del China Sustainable Palm Oil Supply Chain Forum per la ricrescita delle riserve in Cina, il secondo maggior produttore di olio di palma.
Sembra che Unilever si stia dando da fare ma a quali scopi?
Da quel che dice nel suo Sustainable Living Plan, gli obiettivi da raggiungere servono per migliorare il nostro pianeta, ma anche a ottimizzare i costi e quindi risparmiare. E’ possibile pure che, con l’appoggio da parte degli ambientalisti, possa guadagnare clientela in più. Sinceramente a noi rispondere a queste domande poco ce ne importa, l’importante è che una multinazionale grande come Unilever si stia ponendo delle domande su cosa è giusto fare per migliorare le proprie azioni sull’eco-sistema, accorgendosi anche di avere a proprio favore l’economia.
Nonostante Unilever oggi stia facendo un buon lavoro, nel passato si sono verificati alcuni episodi sgradevoli come lo scandalo sollevato dagli animalisti sulle sperimentazioni della Lipton. Secondo le denunce della PETA, un’associazione americana per la difesa dei diritti degli animali, anche in un prodotto semplice come il tè si nascondono crudeli attività, come la sperimentazione animale e la vivisezione, risultate inutili e cruente su topi, ratti, conigli e piccoli maiali.
Secondo le loro accuse, agli animali venivano somministrate dosi massicce di fruttosio che danneggiavano il cervello, e sostanze con contenuto radioattivo come i liquidi di contrasto per le radiografie ed altri sistemi diagnostici.
La buona notizia è che, dopo aver ricevuto lettere con migliaia di firme, la Lipton ha smesso di fare test sugli animali.
Ciò che con questo articolo vi vogliamo dire è di controllare sempre ciò che comprate, tenendo conto dell’ambiente in cui si vive, e una volta certi che in un determinato prodotto ci siano sostanze pericolose per il pianeta diffondete la notizia così che tutti si diano da fare. In questo caso anche voi starete facendo un’azione di boicottaggio.

Danaé Lizzi

 

Do per scontato che tutti sappiano di me abbastanza da credermi antivivisezionista e contro le sperimentazioni sugli animali. Giusto, lo sono. Ma, un po’ per natura, un po’ per mestiere, sono pure pronta a farmi domande. Leggendo l’articolo del gruppo di Danaè Lizzi, così come tanti altri articoli che sono usciti sulla guerra di Peta al tè Lipton del 2010 (guerra finita nel 2011 con la dichiarazione da parte di Lipton di “non commissionare nessun test su animali per produrre il proprio tè o bevande a base di tè”)mi sono chiesta ad esempio quale potesse essere stato lo scopo di sperimentazioni “crudeli ed inutili su topi, ratti, conigli e maiali”. Per quale ragione una multinazionale, il cui scopo primario è quello di far cassa, avrebbe dovuto mettere in piedi un ambaradam di laboratorio, pagando fior di quattrini di stipendi a ricercatori e sborsando fiumi di denaro per l’acquisto di apparecchiature, farmaci, liquidi di contrasto e mettere a repentaglio la propria reputazione – come infatti è accaduto, e non solo al Lipton, ad opera delle associazioni animaliste – per testare “inutilmente” un tè? 


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