A caccia di novità per un futuro più verde (7330)

Inchiesta de “La gazzetta del vento”, a firma di Leaf  Verdecuore, pseudonimo Valeria Caputo, Sharon Azzurra De Carpio, Dinamaria Origlia, Federica Almirante, Costanza Indiveri, Fabiola Lobuono, Luca Lobuono, 13 anni, della III media dell’Istituto Margherita di Bari

 

Amici lettori de “La Gazzettadel Vento”, la vostra intrepida cronista questa volta si è avventurata alla ricerca delle ultime news dal mondo della natura.

Si può ridurre l’inquinamento dal microscopio? Quali saranno i combustibili usati nel futuro? Come si potrebbe rendere ecologica la moda degli umani?…

Aiutata dal vento, mi sono lanciata alla ricerca di risposte…

…E ho inizialmente incontrato un plasmide.

 Plasmide, who are you?… Si è presentato come un piccolo DNA artificiale, studiato in particolare negli U.S.A. e indispensabile per tutti noi. Bisogna innanzitutto sapere che le industrie chimiche emettono numerose sostanze tossiche, a volte anche cancerogene, come il toluene¹ e il benzopirene². Col tempo queste sostanze potrebbero accumularsi a tal punto da danneggiare la flora, la fauna e gli esseri umani. Ma non vi preoccupate, perché a porre rimedio a questa situazione c’e’ il mio amico Plasmide!

Lui, se inserito in appositi microrganismi, grazie ad alcune sostanze che lo costituiscono, e’ capace di modificare questi pericolosi composti in altri innocui, emettendoli nuovamente nell’ambiente; un esempio di questa “miracolosa” trasformazione è il passaggio dal toluene all’acido lattico³.

Il mio amico Plasmide e’ persino in grado di produrre un colorante “ecologico” per i jeans, evitando, così, sprechi di energia dovuti alla produzione chimica di coloranti. E non è finita qui: esso consente ai batteri di scambiarsi informazioni genetiche utili – per esempio – per resistere ad attacchi esterni, come gli antibiotici.

Insomma il plasmide è un’utilissima novità a favore dell’ecologia, e quindi di tutti noi!

Il vento mi ha poi trasportata vicino all’Università dell’Idrogeno, a Monopoli, in Puglia, per un colloquio con il protagonista di quel singolare ateneo. Qui ho scoperto che, quando l’Idrogeno fa gioco di squadra con il collega Metano, può alimentare i motori funzionanti a metano attualmente in circolazione, limitandone la dipendenza dai combustibili tradizionali e l’emissione di CO2 (la famigerata anidride carbonica). Inoltre, come il metano può essere ricavato da fonti rinnovabili (rifiuti urbani, scarti agricoli, residui dell’allevamento), anche l’idrogeno viene ricavato dall’acqua utilizzando fonti rinnovabili, ma purtroppo non è libero in natura!!! A questa affermazione mi sono preoccupata: Idrogeno mi ha così spiegato che è sempre legato ad altri elementi, non è uguale ai colleghi Petrolio, Gas, ecc., che possono trovarsi semplicemente cercando qua e là sotto terra. Per ottenere la sua liberazione occorre pagare un “riscatto” che lui, però, fa subito dimenticare, poiché contribuisce a migliorare sensibilmente i processi di combustione: brucia molto più velocemente di altri combustibili migliorando i risultati, non lascia prodotti residui e quindi non sporca. A volte può essere bizzarro e nervoso e viene mischiato con il metano…per addolcirne il carattere irruente e renderlo più facilmente trasportabile.

Per rispondere all’ultima delle nostre domande sono andata da un mio zio di secondo grado, l’Albero di cotone.

Adesso il cotone viene meno utilizzato rispetto al passato; infatti, le aziende di abbigliamento producono indumenti ed accessori cercando di salvaguardare l’ambiente, utilizzando materiali riciclati come vetro, plastica, alluminio, carta.

Conoscete gli abiti dell’eco-stilista Gary Harvey? Sono interamente realizzati con materiale riciclato indesiderato, come sacchetti di plastica, tappi di bottiglie, confezioni di alimenti, e sono sorprendenti, oltre che ecologici. Tra i più rinomati il “Denim Dress”, realizzato con i vecchi jeans Levi’s 501’s, e il “Newspaper dress”, composto da trenta copie della rivista “Financial Times”.

Sacchi neri, camere d’aria, cravatte, vecchi maglioni, buste del caffè, tovaglie sono alcuni dei materiali da cui nascono gli abiti e gli accessori della stilista Carmela La Salandra; plastica, carta da imballaggio e persino il rivestimento in plastica dei camion sono la materia prima delle collezioni di alta moda di Michael Michalsky, uno dei più famosi stilisti tedeschi.

Se siete incuriositi dall’argomento, il mio prozio vi suggerisce anche il nome di altre  stiliste ecologiste: Ilaria Venturini Fendi e Venette Waste.

Il vento finì di soffiare per l’ultima volta portandomi al mio albero. Queste notizie sono state utili a me, perché ho scoperto che nel mondo esiste qualcuno che opera per il mio bene e per quello degli altri esseri della mia specie; ma soprattutto per voi, cari lettori, perché credo che questo articolo vi inciti a salvare l’ambiente…

La primavera sta per iniziare: la sua bellezza non si vede soltanto nelle gemme e nei germogli, ma anche nei sorrisi dei miei simili che ormai conoscono il tentativo dell’uomo di salvarli!

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7 Comments

  1. Comment by fiorillo:

    poetico

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