Tutti gli inquinanti che respiriamo

Inchiesta sull’inquinamento atmosferico di Giorgia Affatato, Benedetta Bizzarro, Alyssa Mauriello, Maria Teresa Roccia, Camilla Villanova, della IIID Scuola media “Orazio Flacco” di Castelluccio dei Sauri (Fg), coordinati da Barbara Doronzo

L’inquinamento atmosferico è il principale fattore di rischio per l’ambiente e per l’uomo. Gli inquinanti più problematici per la salute umana sono il particolato, l’ozono troposferico (O3) e il biossido di azoto (NO2). Circa il 90% degli abitanti delle città è esposto a elevate e pericolose concentrazioni di questi  tre inquinanti. Le stime dell’impatto che essi hanno sulla salute, associato all’esposizione nel lungo periodo alle polveri sottili e a quelle ultrasottili, mostrano che nel 2012 in Europa hanno provocato la morte prematura di 432mila persone.

Un ulteriore motivo di crescente preoccupazione è il benzo(a)pirene, un inquinante cancerogeno le cui concentrazioni, in diverse aree urbane, specie nell’Europa centrale e orientale, sono superiori alla soglia fissata per proteggere la salute umana. Tuttavia, non si tratta di un problema solo locale o europeo, ma planetario, che ci rende tutti interdipendenti: gli agenti inquinanti emessi in un qualsiasi paese del mondo possono essere trasportati nell’atmosfera, determinando una cattiva qualità dell’aria altrove,  danneggiando la salute dell’uomo e anche l’ambiente in cui vive. L’inquinamento atmosferico provoca l’acidificazione degli ecosistemi e danneggia le colture e le vegetazioni, in generale. Inoltre, riduce la durata di vita delle persone e contribuisce alla diffusione di gravi patologie quali malattie cardiache, problemi respiratori, bronchite, asma, enfisema e la formazione di neoplasie maligne come il cancro e la leucemia. Tutti questi aspetti, non sono solo nocivi, ma determinano anche alti costi sociali.

La protezione ambientale è senz’altro una delle principali priorità delle politiche attuate dall’Unione Europea. La linea seguita è quella dell’emanazione di “strategie tematiche” vincolanti, rivolte agli Stati membri per iniziare una nuova gestione ambientale secondo i principi dello sviluppo sostenibile. Per monitorare l’ambiente, ha istituito fra il 1990 e il 1993 l’European Environment Agency, Agenzia europea dell’ambiente (AEA), con sede a Copenaghen. Ha il compito di fornire dati sull’inquinamento atmosferico e fornire informazioni valide e indipendenti sull’ambiente per orientare le politiche comunitarie rispetto alle emissioni nell’atmosfera e alla qualità dell’aria.

Nei giorni passati, l’UE ha inviato un ammonimento a molti stati europei, fra cui l’Italia, per l’eccessivo inquinamento delle città. I Governi hanno due mesi di tempo per intervenire sulla questione e tutelare la salute dei propri cittadini.

Il rapporto “Qualità dell’aria in Europa 2016” ha analizzato la qualità dell’aria attraverso dati prelevati da stazioni di monitoraggio presenti in più di 400 città europee. È emerso che nel 2014, circa l’85% della popolazione urbana è stata esposta a livelli altissimi di “polveri sottili”, definiti pericolosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. I risultati sono stati tragici.

schermata-2017-03-30-alle-18-01-49

Dal Rapporto emerge che tra i Paesi dellUE, l’Italia è quello in cui si registrano più morti premature a causa dello smog e soprattutto a causa del biossido di azoto (NO2), emesso dagli scarichi delle auto, in particolare da quelli diesel, dagli impianti di riscaldamento, dalle centrali di produzione di energia, dalle singole abitazioni, dalle fabbriche e industrie, ecc.. I luoghi più inquinati si concentrano soprattutto nella Pianura Padana, nelle città di Brescia, Monza, Milano. Ma anche Torino, Venezia, Firenze, Bologna, Napoli, ed altre.

schermata-2017-03-30-alle-18-03-04

schermata-2017-03-30-alle-18-03-40

Allarmanti sono anche i dati che riguardano la Germania, il Regno Unito, la Francia, la Polonia e la Spagna. L’UE, per il periodo 2020-2030,con una nuova direttiva ha introdotto maggiori limiti alle emissioni di agenti inquinanti. Bisogna correre ai ripari. A Parigi il sindaco ha svelato un piano di pedonalizzazione di metà città. Madrid si sta preparando a mettere sul tetto degli autobus dei giardini. A Barcellona dove non è chiaro se i cittadini siano più infastiditi e preoccupati per l’inquinamento dell’aria o per quello acustico. Va avanti il progetto soprannominato “guerra totale alle automobili”, per questo il municipio del capoluogo catalano ha confermato di avere intenzione di portare fino in fondo l’idea di togliere dalle strade entro il 2020, i veicoli più inquinanti: auto a benzina e a diesel. Un altro proposito sarebbe la realizzazione dei “superilles” avviata dal piano di mobilità, dei super-blocchi. Infatti, si è cominciato a chiudere al traffico interi isolati con ampi spazzi verdi all’interno degli edifici. L’obbiettivo, in pratica, è di permettere alle auto di circolare solo intorno i blocchi e recuperare il 60% delle strade.

Nel mondo, la situazione non varia: a Sydney, l’allarme inquinamento è massimo. A Pechino c’è gente che non si preoccupa di ammorbare l’atmosfera. A Città del Messico, da 14 anni, milioni di persone sono costrette a respirare l’aria più inquinata del Pianeta. Trovare una soluzione non è semplice, soprattutto ora che il Presidente del più importante stato mondiale, gli Stati Uniti, addirittura nega l’esistenza di un “problema riscaldamento globale”.

Molti Paesi però hanno individuato una possibile soluzione nella reintroduzione di ampi spazi di verde nelle zone più inquinate. Città del Messico ha dato vita alla “via verde”: un piano in cui mille pilastri sono stati ricoperti di piante. Un sistema di irrigazione, che utilizza l’acqua piovana, rende autonomo il sistema. Via verde vuole produrre ossigeno e pulire l’atmosfera dall’inquinamento. In India, a Nuova Delhi, ma anche in altre città, c’è un appello a copiare questo sistema da parte dei cittadini.

La questione dell’inquinamento e l’avanzamento del deserto del Gobi sta allarmando la Cina. Qui si sta provvedendo alla realizzazione di una muraglia di alberi. Il three-north shelterbelt project è stato ideato nel 1978 e avviato nel 1980. Inizialmente non era ben chiara come dovesse essere la disposizione della muraglia vegetale, ma adesso si è pensato di realizzare una barriera di pini e pioppi lungo tutto il confine che corre con la Mongolia. Il fine di questo progetto è quindi quello di aumentare di 1/10 la forestazione dell’intero pianeta e anche di stabilizzare una barriera di pietre e arbusti bassi. Gli alberi disposti a macchie di leopardo, dal 1982 al 2010 hanno già contribuito ad assorbire 1milone e 100 tonnellate di inquinanti atmosferici. Tuttavia, in Cina ci sono anche altre iniziative. Pechino-Bazhau, pechino-Tangshan e Tanjin Binhai sono solo tre delle nove nuove linee ferroviarie veloci che il governo cinese ha collocato intorno alla capitale, dedicate ai pendolari. L’idea principale sta nell’espansione di Pechino verso la regione a settentrione, con la costruzione di stazioni anche in città piccole che si estenderanno per 1.100 km. Quando il progetto sarà completato Pechino rappresenterà una megalopoli, grande due volte la Corea del Sud, che si muoverà in treno.

La necessità di contenere l’inquinamento è un’esigenza globale, che ci rende tutti interdipendenti. Indubbiamente le soluzioni più valide saranno quelle che sottrarranno il suolo e l’aria all’inquinamento e lo restituiranno al ciclo naturale della vegetazione. La limitazione del traffico non ha senso, senza un adeguato piano di decongestione dei centri urbani e di mobilità legata ai servizi pubblici. Ancora più dissennato appare il comportamento di chi nega l’esistenza di un problema.

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *