E tu lo sai cos’hai nel piatto?

di Valentina Diani, Alessandra Orza, Greta Brigati,  16 anni, del III Liceo Colombini di Piacenza

Non è mai facile essere consapevoli di che cosa si abbia nel piatto e che cosa contengano gli alimenti che assumiamo ogni giorno.

Molti di noi nemmeno fanno caso agli ingredienti indicati sulle etichette dei prodotti che acquistano e finiscono spesso con l’ingerire cibi altamente elaborati che contengono decine e decine di ingredienti chimici potenzialmente nocivi per la nostra salute.

L’etichetta, difatti, è la carta d’identità dell’alimento: riporta informazioni sul contenuto nutrizionale del prodotto e fornisce una serie di indicazioni per comprendere come i diversi alimenti concorrono ad una dieta corretta ed equilibrata.

Saper leggere correttamente le etichette rappresenta un atto di responsabilità verso il nostro benessere e verso quello delle persone che mangiano le cose che acquistiamo. Ci aiuta, infatti, ad impostare una sana alimentazione.

Il Ministero, per aiutare le persone ad orientarsi tra gli scaffali, ha pubblicato un decalogo riguardante le 10 regole necessarie per scegliere il giusto alimento:

     “1- Leggi scrupolosamente le etichette sulle confezioni. Più informazioni leggi, tanto migliore sarà il tuo giudizio su quel prodotto.

  1. Ricorda, le illustrazioni riportate sulle confezioni sono puramente indicative. Hanno lo scopo principale di richiamare la tua attenzione e non sono necessariamente legate all’aspetto reale del prodotto.
  2. Attenzione all’ordine degli ingredienti di un prodotto. Gli ingredienti sono indicati per ordine decrescente di quantità; il primo dell’elenco è più abbondante del secondo e così via.
  3. Consuma il prodotto entro la data di scadenza indicata in etichetta. Dopo la scadenza il prodotto può deperire rapidamente e non essere più sicuro per la tua salute.
  4. Non confondere la data di scadenza di un prodotto con il termine minimo di conservazione; se trovi sull’etichetta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”, il prodotto, oltre la data riportata, può aver modificato alcune caratteristiche organolettiche come il sapore e l’odore, ma può essere consumato senza rischi per la salute.
  5. Controlla il peso netto/sgocciolato dell’alimento. Spesso possiamo essere tratti in inganno dalle dimensioni delle confezioni.
  6. Se soffri di allergie alimentari controlla sempre nell’elenco degli ingredienti la presenza di eventuali allergeni. La lista degli allergeni viene periodicamente aggiornata alla luce delle conoscenze scientifiche più recenti.
  7. Mantieni sempre i prodotti refrigerati e quelli surgelati alla temperatura indicata sull’etichetta e riponili, subito dopo l’acquisto, nel frigorifero o nel congelatore. Ricorda che il freddo non uccide i batteri anche se ne rallenta o ne impedisce temporaneamente la crescita.
  8. Se compri pesce in pescheria controlla i cartelli esposti. Accanto al pesce fresco si può vendere anche pesce decongelato, il venditore è tenuto ad esporre le indicazioni obbligatorie, tra cui quelle sulla provenienza.
  9. A parità di qualità e prezzo preferisci gli alimenti confezionati con materiale riciclato/riciclabile; leggi bene le indicazioni sul materiale utilizzato per il confezionamento o l’imballaggio (AL alluminio, CA cartone, ACC acciaio ecc), darai una mano alla salvaguardia dell’ambiente.” (salute.gov.it)

Oltre a questi 10 consigli, però, quando si fa la spesa, è importante non farsi ingannare dalla scritta “bio” sulle etichette. Difatti sempre più persone oggi scelgono prodotti bio pensando alla propria salute e anche al futuro del nostro pianeta.

Il biologico è spesso proposto come la soluzione ai problemi ambientali e alimentari, ma i suoi costi e benefici variano fortemente a seconda del contesto in cui ci si trova. I ricercatori della University of British Columbia hanno scoperto che, se da una parte l’agricoltura biologica promuove: la biodiversità locale, un più alto valore nutrizionale dei prodotti e una maggiore redditività per gli agricoltori, ha tuttavia degli svantaggi, come prezzi ben più alti e bassi rendimenti rispetto all’agricoltura tradizionale.
Secondo la ricerca, l’agricoltura biologica dovrebbe quindi essere valutata su una base contestuale. Prendiamo, per esempio, due concetti oggi cari a molti consumatori: l’utilizzo di pesticidi sintetici e i benefici nutrizionali del biologico. In paesi sviluppati come il Canada, dove sono presenti leggi sui pesticidi molto rigorose e il regime alimentare è già ricco di micronutrienti, i benefici per la salute di scegliere prodotti organici potrebbero essere del tutto marginali. Paradossalmente forse, in un paese in via di sviluppo dove l’uso dei pesticidi non viene controllato e le persone hanno carenze alimentari, i benefici per la salute del consumatore e dell’agricoltore possano essere molto più alti.

Un altro importante criterio per misurare la sostenibilità dei sistemi agricoli è il rendimento di un raccolto. Infatti, il rendimento medio di una coltivazione biologica è tra il 19% e il 25% inferiore a quello di una coltivazione convenzionale.

La morale, dunque, è che il “bio” non è sempre meglio e un’adozione indiscriminata di queste tecniche di coltivazione avrebbe gravi ripercussioni sull’ambiente, soprattutto in termini di consumo del suolo. Ed è bene ricordare che la conversione del suolo per l’agricoltura è la causa principale della perdita degli habitat e del cambiamento climatico.

Sono tante le pressioni che la società, il marketing e la moda influiscono sul nostro modo di vedere l’alimentazione. Basti pensare a tutti gli “stili alimentari” che negli ultimi anni hanno iniziato a diffondersi e a coinvolgere migliaia di persone, portando, di conseguenza, all’inserimento sul mercato da parte di molte aziende di prodotti che potessero soddisfare anche le esigenze di chi segue un regime alimentare differente.

Difatti, la “moda” della dieta vegana o vegetariana, ha portato molte industrie alimentari a produrre alimenti che non contengano carni animali o prodotti di derivazione animale.

Ma prodotti quali “hamburger vegetali” o “bevande alla soia” sono sempre sani e naturali? Assolutamente no! È necessario, come è stato già raccomandato, controllare accuratamente le etichette. Spesso infatti, in prodotti vegani come il latte di soia o di mandorle, che si pensa siano sempre bavande salutari, il primo ingrediente in ordine di quantità (dopo l’acqua) è lo zucchero. Oppure in certi alimenti preconfezionati, come gli hamburger vegetali (che non contengono tracce animali), vengono aggiunti molti ingredienti inutili e poco salutari per ricordare il sapore dei classici prodotti non vegan.

È dunque importante, qualsiasi regime alimentare decidiate di seguire, essere consapevoli del cibo che si ha nel piatto; perché,  se realmente “siamo ciò che mangiamo”, solo prendendoci cura di noi dall’interno, riusciremo a migliorare anche all’esterno.

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