Carne: fa bene o fa male?

di Valentina Magni, 14 anni, della III E dell’Istituto C. Perugia 9, coordinamento Federico Panduri

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I nostri nonni davano grande importanza alla carne, soprattutto a quella rossa, perché dicevano che “la carne fa sangue!”.  Ma è proprio così? 

Studi scientifici hanno dimostrato che sia la carne rossa che quella bianca svolgono una funzione antianemica (la quantità di ferro contenuta nelle carni bianche è di poco inferiore a quella delle carni rosse, fa eccezione il cavallo, che ne è particolarmente ricco contenendone circa il 50% in più delle altre carni). Eppure si sente dire che mangiare carne rossa fa male, tanto che in Italia il consumo di carne è ai minimi storici: quasi una persona su dieci l’ha eliminata del tutto dalla propria dieta.

Probabilmente questa scelta nasce dalle recenti affermazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha classificato come “probabilmente cancerogene le carni processate, cioè quelle trattate con salature, fermentazione e affumicazione, mentre la carne rossa è stata classificata come “potenzialmente cancerogena” (gruppo 2A), perché gli acidi grassi saturi sono stati associati a un maggior rischio di sviluppare il cancro mammario e il cancro del colon retto. Studi più recenti hanno infine dimostrato che le proteine della carne possono essere sostituite senza alcun problema da quelle vegetali ottenute dall’associazione di legumi e cereali integrali.

Tuttavia, secondo i ricercatori dello studio ABR di Roma (Sicurezza degli Alimenti e Tutela della Salute) noi italiani non siamo a livelli di pericolo. Le cose cambiano nel caso si eccedesse nel mangiare carne rossa: consumare 100 g al giorno di carni rosse aumenta del 17% la probabilità di incorrere in alcuni tipi di tumore e il rischio sale al 18% con 50 g di carni conservate, come quella in scatola. Sappiamo che la carne contiene molti grassi saturi, presenti però in qualità e quantità variabile a seconda dell’età, della specie, della parte anatomica e dello stato d’ingrassamento dell’animale.

L’ingestione prolungata di carne comporterebbe anche un aumentato stimolo pro-infiammatorio cronico e questo è un dato che non si deve sottovalutare, perché l’infiammazione che sembra essere attivata dalle endotossine batteriche prodotte dai batteri veicolati dalla carne, rappresenta il primo processo attraverso il quale si attivano molte patologie organiche croniche. L’AIRC, (l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro), ha espressamente spiegato che “nessuna patologia è causata soltanto dal consumo di carne e non vi è una relazione di causa-effetto diretta tra proteine animali e sviluppo di una data malattia”.

Quindi possiamo confermare che, come tutti gli alimenti, la carne non è pericolosa in quanto tale, ma in particolari condizioni e se ne facciamo un consumo smodato. Diventa quindi importante sapere sempre da dove proviene la carne che mettiamo in tavola e come sono stati allevati e alimentati gli animali prima di essere macellati.

In conclusione, se stiamo attenti a consumare una giusta quantità di carne, alla qualità di quello che mangiamo e a come lo cuciniamo, non solo non ci esponiamo a rischi, ma ci fa anche bene per le proprietà importanti che la carne contiene e che nessun altro alimento può dare al nostro organismo.

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