Canto per la primavera

racconto di Raffaele Bianco, Mario Bucaneve, Leonardo Suvieri, 17 anni, del liceo Alessi di Perugia

Tornai a casa dopo una lunga e stressante giornata di lavoro, mi dissero di far quadrare il bilancio di ecosostenibilità: l’ennesima inutile bega burocratica. Stanco, appena dopo aver cenato andai a letto e mi addormentai.

Mi svegliai di soprassalto per il freddo in cui era piombata la stanza. Cercai di riscaldarmi con la coperta ma mi venne sfilata dal fondo del letto. Aprii gli occhi e la prima cosa che notai fu la finestra aperta. Con un balzo saltai fuori dal letto. Non vidi nessuno, ma accanto a me era misteriosamente apparso un alberello, dal quale sentii uscire una voce

– Io sono il bilancio passato, rappresentato da uno degli alberi che sarebbero cresciuti se tu non mi avessi falsato.

Incredulo mi avvicinai e il piccolo pino iniziò a schiaffeggiarmi con i suoi rametti appuntiti e proseguì dicendo

– Ora pagherai per le tue malefatte.

Non appena smise di parlare riaprii gli occhi e mi ritrovai in una desolata pianura. Mi girai verso il piccolo pino con aria interrogativa, continuando a non capire.

– Questo è il posto in cui sarei diventato grande, dove sarei potuto crescere, dove avrei potuto offrire riparo a tanti piccoli animali. Ma per colpa tua e tutti quelli come te il mio sogno si è distrutto ben 5 anni fa, quando l’intera foresta è morta a causa dell’inquinamento delle falde acquifere dalle quali prendevamo l’acqua per continuare a vivere.

– Non capisco…come posso io aver ucciso tutti questi alberi?

– Semplice. Falsando il bilancio di sostenibilità per tutti questi anni l’industria per cui lavori ha potuto continuare indisturbata a inquinare l’acqua di cui ci nutrivamo. Questo al posto di migliorare, limitare le emissioni e aiutare l’ambiente.

– Non puoi dirmi questo. Io non conto nulla, eseguo solo gli ordini dei miei superiori. Non voglio essere messo sotto un ponte per quattro semplici alberelli.

Arrabbiato, il piccolo pino mi saltò addosso e urlò:

– anche se fossimo stati solo quattro alberelli, saremo stati molto più utili all’umanità di quanto lo sei stato te fino ad ora

Mi buttò a terra. Quello che successe ha dell’incredibile. Invece che cadere semplicemente per terra mi ritrovai sdraiato nel letto e guardandomi intorno non vidi più il piccolo pino. Guardai allora la finestra, non più aperta e notai delle scritte in verde fosforescente – cambierai idea…questa sera sono solo il primo – mi guardai intorno in cerca dell’ alberello senza trovarlo. Continuai quindi a cercare per casa quando ad un tratto sentii una voce

– Io sono il bilancio presente, rappresentato dall’energia che hai dichiarato di produrre con fonti rinnovabili…ma che sappiamo entrambi da dove viene.

Terminata la frase un tonfo sordo e il lampadario mi precipitò addosso. Caddi a terra svenuto. Ripresi i sensi. Mi ritrovai sdraiato su di un fianco e accanto a me notai una lampadina che iniziò a parlarmi e allo stesso tempo mi accecò con la sua luce sempre più intensa.

– Pentiti

– Cosa stai dicendo?

– Pentiti

– Ma di cosa dovrei pentirmi?

– Pentiti…non te lo ridirò un’altra volta

– No, di cosa? Non capisco. Vattene.

La luce continuò ad aumentare. La lampadina iniziò a tremare, finché ad un certo punto esplose rompendosi in mille pezzi, lasciandomi in un buio straziante. Cercai di orientarmi nella stanza vuota. Ad un certo punto la stanza si illuminò e un forte calore iniziò ad invaderla. All’improvviso la voce della lampadina riempì la stanza vuota

– Brucerai come le milioni di risorse fossili consumate dalla tua azienda. Sentirai lo stesso calore che il tuo pianeta sta vivendo a causa del tuo inquinamento….pentiti di avermi falsificato di nuovo anche quest’anno, anche se non hai ancora compreso il tuo ruolo in tutto ciò non significa che tu non sia colpevole

In quel momento il calore si fece sempre più inteso. Mi rassegnai al mio destino iniziando a comprendere le conseguenze di ogni mia azione.

CRASCH. Aprii gli occhi. Mi ritrovai nel mio letto e capiì di aver fatto solo un brutto sogno. Sentii del vento gelido venire dalla finestra, mi voltai e la trovai in mille pezzi. Scesi dal letto, vidi un mattone a terra con un messaggio avvolto attorno ad esso

– noi siamo i bilanci futuri, rappresentati da tutti i lavoratori che ci rimetteranno dalle tue azioni –

Mi sporsi dalla finestra e vidi una folla radunarsi sotto la porta di casa mia che iniziò a sbattere sulla porta con tonfi sordi e secchi.

Spaventato corsi alla porta di servizio, uscii e, senza nemmeno chiudere la casa, iniziai una fuga folle.

Non sapevo dove andare ma a la folla mi caricò e mi trascinò per strada.

Non capii dove mi stavano portando e, dal rumore che mi circondava, le uniche parole che riuscii a distinguere provenire dalla folla erano come un ritornello che mi rimbombava nella testa:

se il bilancio continui a falsare

e i diritti della terra a violare

te la faremo pagare

e l’ambiente nella tomba ti farà sudare

finalmente riuscii a distinguere dove mi trovavo: il vecchio cimitero. Provai a dimenarmi, invano.

La folla mi spinse in una fossa vuota e iniziò a sotterrarmi continuando a gridare quei pochi versi che mi stridevano in testa.

La terra iniziò a coprirmi il volto e da qui tutto si fece nero.

Piacere, sono Marco Conti, commercialista della “Broom motors”, una piccola azienda automobilistica. Tutto ciò è successo ieri notte, una notte non fredda ma che io ricorderò come gelida. Sono invaso dai sensi di colpa. Proprio per denunciare ciò che ho fatto vi racconto la mia esperienza, nella speranza di rimediare alle mie azioni e di far cambiare idea a tutti quelli che si disinteressano dell’ambiente e di come le conseguenze delle loro azioni vadano anche contro loro stessi.

cod. 1519466596711

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