Ogni anno nell’Unione Europea la sostituzione degli pneumatici di autoveicoli genera circa 225 milioni di gomme da smaltire a cui se ne aggiungono diversi milioni derivanti da veicoli a fine vita.
Il problema del loro impatto sull’ambiente è molto serio, occorrono 100 anni perché uno pneumatico immesso nell’ambiente si deteriori completamente.
Con la ricostruzione degli pneumatici si può ridurre la produzione di “pneumatici fuori uso” e rallentare in modo considerevole il flusso di smaltimento di pneumatici.
Ogni anno, grazie alla ricostruzione, è possibile evitare l’immissione nell’ambiente di circa 40.000 tonnellate di pneumatici.
E’ quindi molto importante promuovere una efficiente, sostenibile e responsabile politica volta alla gestione del prodotto a fine vita. La ricostruzione consente di riutilizzare l’80% dello pneumatico usato, ricostruendone solo il 20%. Altrettanto importante è il minor impatto ambientale del processo di ricostruzione: il procedimento per fabbricare e distribuire un pneumatico ricostruito produce molte meno emissioni di carbonio rispetto a quello per realizzare un pneumatico nuovo. Queste sono le motivazioni che spingono la MALATESTA PNEUMATICI a lavorare mantenendo sempre un’elevata sensibilità ambientale e considerando il pneumatico un prodotto che si consuma velocemente, è difficile da smaltire ma che, se lavorato nel modo giusto, può avere ancora altissime potenzialità tutte da sfruttare.
L’uso di pneumatici rinnovati ha i seguenti vantaggi:
– ecologia: il riuso limita lo smatimento
– risparmio energetico: per fare un pneumatico rinnovato si usa meno energia in termini di petrolio ed equivalente, rispetto ad uno nuovo.
– risparmio economico: il costo del pneumatico rinnovato, a pari qualità, è inferiore ad un pneumatico nuovo ed inoltre la tassa smaltimento dovuta per i pneumatici nuovi non è dovuta per quelli rinnovati.