La forza di gruppo per la sostenibilità: un’estate particolare (11517)

Racconto scritto a tante mani dai ragazzi della Quinta C dell’Istituto comprensivo Vitrioli Principe di Piemonte di Reggio Calabria per Giornalisti Nell’Erba 8 Equipaggi per il Cambiamento – C4C /Crew for change), insegnante referente Maria Spagnolo

È una parola sola, infilata in un discorso in cui l’orecchio capta veloce e rischia di sorvolare per la fretta di arrivare alla fine di questa incredibile e semplice storia… di bambini, come noi, che credono in un grande ideale… la COOPERAZIONE.

L’equipaggio del piccolo protagonista Matteo ha viaggiato, unito e solidale, verso il cambiamento per affermare, nella mutevole e confusa realtà in cui viviamo, la passione per la SOSTENIBILITÁ.

E tutto cominciò in una mattina d’estate in un condominio cittadino circondato da un giardino “asserragliato” da rifiuti ed erbacce e nel più totale stato di abbandono. Era appena finita la scuola. Matteo si alzò prima del solito,entrò in cucina e iniziò a preparare la colazione anche per i “mitici” amici del condominio con i quali condivideva, solitamente, gran parte delle ore libere. Con due di loro, Marco e Paolo, aveva frequentato la stessa scuola fin dall’infanzia e,dopo le vacanze estive, avrebbero iniziato il nuovo corso di studi alla scuola media.

Spesso, si univa al gruppo Evelina (sorella di Marco e Paolo), insieme a Carlo che era un tipetto allegro e vivace ed animava piacevolmente i loro incontri, portando con sé suo fratello Checco di cinque anni, piccolo ma temerario. Si era da poco unito al gruppo anche Rachid, un ragazzino indiano che era venuto ad abitare con la madre nell’appartamento al primo piano. Lei era una signora molto riservata che vendeva biancheria porta a porta ed era sempre molto affaticata tanto che, quando rientrava la sera, si fermava ad ogni gradino per prendere fiato. Anche gli altri genitori, pensò Matteo con tristezza, a causa della crisi economica, si erano impegnati ad accettare lavori saltuari, senza rifiutarne nessuno e al rientro a casa, la sera, erano altrettanto stanchi come la madre del piccolo indiano.

Matteo prese il thermos e lo riempì di latte, affettò il ciambellone, prese una busta di biscotti e un cestino di frutta, li posò in un cesto di vimini e salì in terrazzo. Il terrazzo era il posto preposto alla distesa dei panni condominiali ma, soprattutto, era il luogo di gioco dell’equipaggio – così si era ribattezzato il piccolo gruppo di amici – data l’impraticabilità del cortile sottostante.

Lì ancora non c’era nessuno e Matteo fu contento perché poté lavorare tranquillamente: spostò il lungo tavolo di plastica in un angolo fresco sotto una tenda di cotone bianco, avvicinò le sedie attorno al tavolo e, aperta l’acqua di un rubinetto situato in un angolo, lavò con la pompa condominiale il ripiano e le sedie, poi, si sedette ad aspettare che il sole di luglio li asciugasse. Improvvisamente, si alzò e si affacciò dal muretto, l’orizzonte gli apparve in tutta la sua luminosità e guardando verso il basso, osservò con rassegnazione il desolato cortile condominialee rimase, profondamente, turbato. Sentì un dolore fisico partirgli dallo stomaco e salire fino alla testa, i suoi occhi si inumidirono ma, con uno scatto deciso, si impose di non piangere. Questa era la prima estate di vera crisi economica per lui e i suoi amici. Gli altri anni erano sempre andati al mare, affidati a nonna Giuseppina fino all’arrivo dei genitori nelle ore serali. Tuttavia, quest’ anno, le quote del lido erano così alte che i genitori dopo una riunione comune decisero che fosse possibile andare al mare soltanto la domenica.

Ricordò le estati precedenti quando seduto sulla spiaggia si divertiva a distinguere i colori dell’acqua: turchese, viola, verde, rossa, arancione, grigia, nera. Come era bello camminare lungo la battigia in cerca di conchiglie, vetri variopinti, ciottoli levigati! Che emozione profonda, ogni volta che lo specchio d’acqua volubile da calmo diventava furioso. Con gli amici pensava che un giorno avrebbero trovato un galeone naufragato carico d’oro. Altre volte andavano sulla scogliera a stanare vermi, poi li infilzavano nell’amo e li lanciavano in acqua per pescare. Riempivano il cestino di cefali, scorfani e sogliole. La sera i genitori preparavano la zuppa e, dopo aver cenato, quando sorgeva la luna, se ne tornavano a casa contenti.

Ad un tratto, alle spalle avvertì un rumore e capì che l’equipaggio era arrivato. Si sedettero silenziosi e ancora assonnati attorno alla tavola ed Evelina cominciò a riempire le tazze e a distribuire i dolci e la frutta. Matteo si staccò dal muretto, si riempì una tazza dal thermos ma non si sedette. Assorto nei suoi pensieri, cominciò a passeggiare su e giù, sorseggiando. Poi, posò la tazza vuota sul ripiano e disse: “Ragazzi, finita la colazione, dobbiamo parlare di un progetto che ho in mente da ieri sera!”. I ragazzi non si scomposero e continuarono a mangiare in silenzio. Solo a guardarli si vedeva che erano scontenti per la previsione di quelle vacanze estive senza nulla di divertente. Solo il piccolo Checco, salito sulla sedia, battéle mani e disse: “Che bello! Un gioco nuovo?”. “” rispose, sospirando, Matteo “Una cosa è certa! Non faremo passare queste giornate sentendoci appesi ad un filo in attesa dell’apertura delle scuole!”.

Quando la tavola fu sparecchiata e tutto fu lavato e posato nel cesto, Marco si alzò, si avvicinò al muretto del terrazzo e con le spalle al mare, mentre gli amici se ne stavano ad ascoltare in silenzio perché avevano intuito che Matteo avrebbe proposto loro qualcosa di interessante, proseguì. “Ieri mattina, quando sono andato a fare la spesa, ho visto l’ingegnere Leonardo! Ve lo ricordate? Quel signore anziano molto distinto che abita al primo piano del nostro condominio e stava tornando a casa con un pesante carico e, siccome faceva fatica ed aveva il fiatone, mi sono offerto di aiutarlo. Arrivati al cancello del cortile, guardava con malinconia il vecchio parco abbandonato e sovrastato dai rifiuti e da pezzi di muri rotti, calcinacci e fusti coricati su un letto stracolmo di erbacce che attaccavano, minacciose, i meravigliosi alberi secolari che, una volta, dominavano il paesaggio circostante, come lui mi ha raccontato. Dopo, mi ha fatto entrare e molto preoccupato mi ha raccontato che lui e la signora Angelina (sua moglie)erano rimasti soli da un po’ di tempo perché i loro figli vivono all’estero! Loro hanno sempre sperato di poter, di nuovo, passeggiare ancora nel parco ed assaporare i profumi, gli odori di un tempo ed ammirare la bellezza della natura. A quel punto, ho avuto un lampo di genio e, senza esitazioni, ho assicurato al signor Leonardo che avrei realizzato il suo sogno acconsentito insieme al mio fedelissimo EQUIPAGGIO e gli ho detto che sarei ritornato, nel pomeriggio, a casa sua per discutere meglio i dettagli. Adesso vi esporrò il mio progetto dettagliatamente e alla fine mi darete il vostro parere. Ascoltatemi attentamente!!!” continuò Matteo, tirando dalla tasca un fazzoletto e asciugandosi il viso per il sudore.

Intanto, dalla strada sottostante giungeva un rumore caotico per il traffico e si sentivano le voci degli automobilisti ingolfati nel caos.

Dopo la breve pausa,Matteo riprese a parlare: “Sarà un impegno comune. Io, Marco, Paolo, che siamo più grandi, ci occuperemo di raccogliere e portare via i calcinacci. Rachid e Carlo raccoglieranno i rifiuti e contatteranno i responsabili della nettezza urbana per assicurare al condominio e alla zona circostante la raccolta differenziata. Evangelina e Chicco estirperanno le erbacce. Infine, tutti insieme cureremo il prato e gli alberi e trasformeremo il nostro vecchio parco nel giardino meraviglioso che era un tempo e consentiremo al signor Leonardo ed alla signora Angelina di vivere il loro sogno che, da oggi, diventa anche il nostro!!!”.

“Nessuno deve sapere ciò che facciamo!” proseguì Matteo, “Saremo come i cavalieri di re Artù, pronti ad essere presenti dove c’è bisogno…Ricordate le parole che pronuncia padre Giovanni tutte le domeniche a Messa. – Tu, tu,tu, come vuoi impegnare la tua vita? Imbrogliando, rubando, barando per accumulare ricchezze o semplicemente offrendo aiuto a quanti ne hanno bisogno?” Subito dopo Matteo con l’indice puntato sul gruppo : “Come vogliamo trascorrere le nostre vacanze annoiandoci, lamentandoci per aver dovuto rinunciare al mare o collaborare per realizzare questo progetto?”

Un coro di applausi coprì le ultime parole del discorso di Matteo. Subito dopo tutti si alzarono e corsero ad affacciarsi dal muretto del terrazzo che dominava sul vecchio parco del cortile pieno di alberi secolari e che non appariva più, stranamente, come un desolato ammasso di rifiuti.
L’equipaggio sentiva il proprio cuore colmo di gioia, la noia era sparita dai loro volti ed erano tutti pronti a collaborare con Matteo per realizzare il loro progetto di COOPERAZIONE e SOSTENIBILITÁ.

cod. conc. 0603082135


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