Innovazioni sostenibili: possiamo fidarci? Il caso del tè Lipton e dell’ecoricarica Svelto (12195)

WORKSHOP – Si fa presto a dire green

di Patrizio Guerzoni, Lorenzo Gatta, Elisa SfameliII media scuola media San Nilo, Grottaferrata

Passeggiando fra gli scaffali del supermercato, possiamo trovare moltissimi prodotti della multinazionale Unilever: dal detersivo per piatti al tè, dai bastoncini di pesce al dentifricio. Quanti di questi però vengono fatti in maniera rispettosa dell’ambiente? Da dove vengono le materie prime con cui sono prodotti? Quanto si impegna questa multinazionale, dal fatturato importante e dunque dal grande impatto ambientale, perché ciò che propone ai consumatori sia il più sostenibile possibile?

Per rispondere a queste domande, esaminiamo più da vicino due prodotti, il tè Lipton e il detersivo per piatti Svelto.

Il tè Lipton si fregia della certificazione “Rainforest Alliance”, che – come si legge anche sul sito della Unilever – è “un’organizzazione indipendente il cui scopo è ridurre l’impatto ambientale e migliorare i vantaggi socioeconomici”. Questo sistema di certificazione si occupa di attestare che alcuni prodotti di origine tropicale, come tè, caffè, banane, ananas, olio di palma e zucchero di canna, vengano prodotti rispettando alcuni criteri sociali ed ambientali.

I criteri sono in tutto 94, suddivisi in 10 categorie, e per ottenere la certificazione è necessario che sia rispettato almeno il 50% di ogni categoria e l’80% in totale. Ci sono poi alcuni criteri obbligatori, come il divieto di discriminare i lavoratori o il divieto di usare OGM in qualsiasi punto della filiera produttiva. Quali di questi criteri rispetta la Unilever ed eventualmente quali non rispetta e perché?

Unilever ha così risposto:

Il piano prevede tre grandi obiettivi da conseguire entro il 2020: migliorare la salute e il benessere, ridurre l’impatto ambientale e acquisire il 100% delle nostre materie prime agricole in modo sostenibile e migliorare le condizioni di vita delle persone su tutta la nostra catena del valore.

Il Brand Lipton, grazie a oltre un secolo di esperienza ai vertici nell’industria mondiale del tè, bilancia la tradizione con una continua innovazione rispettando l’ambiente e le persone che lavorano nel settore fin dal momento della coltivazione. Lipton gestisce l’approvvigionamento del suo tè in maniera sostenibile. Utilizza tè proveniente da piantagioni certificate Rainforest Alliance ed ha già aiutato 38.000 piccoli coltivatori a migliorare il proprio tenore di vita. È così che Lipton fa giungere nella nostra tazza un tè “Quality N.1”.>>

Da qualche anno, l’offerta dei tè Lipton si è arricchita di una nuova linea, gli infusi alla frutta Lipton Pyramid.

Questi infusi sono contenuti in bustine diverse da quelle cui siamo abituati, bustine piramidali che dovrebbero avere il vantaggio di conservare maggiormente aromi e caratteristiche organolettiche del prodotto, ma che sfortunatamente sono fatte di un materiale, il PET, non compostabile. Come sono sigillate queste particolari bustine? Abbiamo chiesto alla Unilever se la sigillatura fosse fatta con la colla, generando problemi per la salute dei consumatori, ma dall’azienda è arrivata una rassicurante smentita. Inoltre il materiale di cui sono fatte le bustine, a contatto con l’acqua calda, non sprigiona ftalati, ossia sostanze cancerogene, come si potrebbe pensare dato che la sigla PET significa “polietilene tereftalato”. Il PET in questione è un materiale ampiamente utilizzato per la produzione di packaging alimentari e dunque totalmente sicuro. Il suo unico difetto, quindi, sembra essere il fatto che non sia compostabile.

Perché allora la Unilever, la cui mission è quella di essere un’azienda sempre più sostenibile, ha deciso di tirar fuori questo tipo di bustina? Così rispondono dall’azienda: “riguardo al packaging impiegato per le bustine della linea Pyramid, è opportuno sottolineare che Unilever utilizza molteplici materiali per l’imballaggio, affinché vengano rispettate ed esaltate al meglio le caratteristiche di ogni suo prodotto nel rispetto della sicurezza dei consumatori.

Negli ultimi anni inoltre, come parte del Sustainable Living Plan, Unilever si è posta anche l’obiettivo ambizioso di dimezzare i rifiuti associati all’utilizzo dei nostri prodotti entro il 2020. Unilever sta inoltre migliorando continuamente la sostenibilità di tutti i suoi prodotti e nel frattempo è impegnata a comunicare sempre di più come smaltirli nel modo meno impattante sull’ambiente”.

Per raggiungere questi obiettivi, l’azienda potrebbe ad esempio utilizzare carta riciclata per le confezioni di tè oppure creare un’unica confezione interamente di plastica per contenere le bustine, invece della confezione attuale, fatta di cartoncino e involucro esterno di plastica.

Esaminiamo ora un’altra innovazione della Unilever che mira a ridurre l’impatto ambientale: l’ecoricarica Svelto.

Anche in questo caso, la Unilever si è dimostrata attenta al fatto che il maggior impatto ambientale dei suoi prodotti si verifica quando questi arrivano nelle nostre case, e dunque quando li usiamo e quando li smaltiamo attraverso i rifiuti. Per limitare quindi l’utilizzo di plastica nella confezione, è stata creata questa ecoricarica con il 70% di plastica in meno rispetto alla bottiglia tradizionale. Sicuramente un bel risparmio, anche per le tasche dei consumatori, in quanto, a parità di detersivo, l’ecoricarica costa sensibilmente di meno.Sicuramente una innovazione davvero sostenibile potrebbe essere quella di aprire degli store di prodotti sfusi, in cui ogni cliente possa ricaricare tranquillamente i flaconi che si porta da casa.

Da quanto risulta dunque da questa inchiesta, la Unilever può fare ancora molto sulla strada della sostenibilità, ma è sicuramente una delle poche multinazionali che ha a cuore l’ambiente e che cerca costantemente di migliorarsi sotto questo profilo.


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