Expo: la vetrina d’Italia non va sporcata (14846)

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Chiara Brozzi e Benedetta Tedeschi, della redazione de La Siringa, II F Liceo Scientifico “G.Alessi” di Perugia, hanno intervistato il “collega” giornalista Piero Colaprico, di La Repubblica, riguardo alcuni temi che hanno accompagnato i lavori dell’esposizione universale made in Italy.

Centinaia di studenti affluiscono al Centro Congressi Capitini: qualcuno porta chitarre, batteria e tastiera, qualcuno stringe in mano la chiavetta dove ha montato la sua inchiesta video, qualcuno è in costume teatrale e altri sventolano le bandiere della coscienza civile e della speranza: Sabato 21 febbraio è una festa, è il convegno regionale di Libera dedicato al tema “Pianeta bene comune” .

Si parla di ambiente, di cibo, delle terre confiscate alla mafia che rinascono grazie al lavoro di tanti volontari. E si parla di Mafia ed Expo. L’Expo è l’Esposizione Universale che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. E, come d’altronde ogni grande evento, anche l’Expo ha attirato su di sé gli sguardi degli affaristi torbidi e criminali.
Per vederci chiaro abbiamo avuto modo di intervistare l’ospite della giornata, Piero Colaprico, sì proprio il giornalista di La Repubblica che ha coniato il termine Tangentopoli, lo stesso che ha condotto l’inchiesta sulla corruzione intorno all’Expo.


D: Come è riuscito ad accedere ai dati che le sono serviti per la sua inchiesta?

R: Accedere ai dati non è mai troppo complicato, ma in questo caso lo è stato perché le procedure che hanno adottato gli inquirenti sono così nuove e così efficaci da renderle inaccessibili; cioè anche gli stessi investigatori della Prefettura, della Questura, della DIA… non volevano che questi dati venissero fuori. La mia prima operazione è stata spiegare che io non avrei rivelato, anche perché non li conosco, i loro metodi investigativi, ma avrei rivelato lo scopo della loro azione. Così ho cominciato a discutere con tutte queste persone affinché si convincessero che il mio articolo avrebbe potuto in qualche modo essere interessante… alla fine ha contato un po’ il fatto che la mia è una storia “pulita”, quindi loro stessi hanno detto: “Ma sì! Gli spieghiamo un po’ come stanno queste robe”. Però dal momento in cui ho cominciato a chiedere al momento in cui ho ottenuto quello che chiedevo sono passati oltre due mesi! Quindi un tempo pazzesco! Siccome io credevo nell’inchiesta ho insistito, insistito e insistito e alla fine… Sapete, è stato proprio strano metterci così tanto tempo per fare un lavoro che soprattutto era di spiegazione, però a me è piaciuto!

D: Lei ha detto che in questo caso non volevano in qualche modo rovinare l’indagine, che non volevano rivelare metodi investigativi, quindi erano un po’reticenti. E’ vero che esiste comunque una diffidenza, una difficoltà di collaborazione tra chi fa indagini, chi comunque insegue e combatte l’illegalità e l’informazione che vuole essere al fianco di chi combatte l’illegalità? Perché non si riesce a capire l’importanza di un’educazione del cittadino?

R: La domanda è molto giusta, ma secondo me ha un errore di impostazione su un dettaglio: il giornalista, secondo me e anche secondo molti altri, non deve fiancheggiare il bene, deve essere a fianco della notizia; che la notizia sia buona o cattiva è un altro discorso. Questo è molto importante. Agli inquirenti non importa che un giornalista sia bravo o non bravo, onesto o non onesto, a loro importa semplicemente che il giornalista faccia il suo lavoro. Devo dire di più: a volte le fonti d’informazioni hanno interesse ad avere contatti con un giornalista, perché non dobbiamo dimenticare che esistono al mondo cose come la vanità, la voglia di arrivare e la carriera, quindi a volte questo facilita i contatti, che però non sono sempre… simpatici ecco.

D: Com’è cambiata la geografia e come è cambiata la tecnologia della mafia?

R: Una volta c’erano delle aree geografiche molto precise del territorio dove si localizzavano le organizzazioni criminali; mentre negli ultimi vent’ anni, anzi dagli anni Ottanta, il traffico di droga ha permesso dei guadagni stratosferici, e tutte le famiglie importanti di ‘Ndrangheta, di Cosa Nostra e di Camorra si sono spostate sul territorio nazionale. Finito il grande traffico di eroina e con il passaggio alla cocaina e alle droghe sintetiche, che sono sempre in mano a queste organizzazioni criminali, il passaggio successivo è stato l’investimento. L’investimento di grandi capitali è stato fatto in territori ricchi, come per esempio l’Umbria, o in territori molto dinamici, come può essere quello della Lombardia. E’ per questo che, mentre una volta erano soltanto alcuni faccendieri, rappresentati, boss a trasferirsi, adesso sono interi gruppi che si trasferiscono: vengono chiamati “locali” e questi “locali” sono composti da una decina, quindicina di persone. Quindi dove c’è un “locale”, c’è un gruppo abbastanza numeroso di gente tra cui anche alcuni pronti a sparare!

D: Abbiamo appreso che la mafia sta tenendo un profilo basso…Perché? Perché sta diventando un’agenzia d’affari forse?

R: In questo momento il mercato della droga è ancora molto ricco e non c’è bisogno di farsi concorrenza. La concorrenza nasce o per questioni di potere o per questioni di ricchezza; in questo momento tutti sono ricchi e tutti hanno il potere che serve loro, quindi non c’è bisogno di ammazzare. Nel momento in cui, per varie situazioni, si perde o potere o ricchezza, almeno tra i clan può tornare la guerra.

D: Come si sta provvedendo per combattere la corruzione?

R: La prima volta che ho lavorato su temi di corruzione era il 1983 e da allora purtroppo le  leggi che necessarie non sono ancora passate. Quindi c’è una mancanza di capacità da parte di Governo e Parlamento di affrontare questo tema: questo come discorso generale. Poi sul piano più piccolo, Expo ha delle cose molto positive al suo interno e delle cose molto negative Tra le cose positive c’è che tutti dicano che è la vetrina dell’Italia, non solo di Milano: questo ha fatto sì che, essendo la vetrina dell’Italia, non deve essere sporcata da alcuno, pertanto sono nate delle procedure antimafia e si sono subito adottate delle misure anticorruzione. Non dobbiamo preoccuparci quando viene arrestato qualcuno, come è successo per Expo: il fatto che siano stati individuati e arrestati così prontamente certi personaggi ha indotto gli altri a desistere nel loro tentativo di corruzione.

D: Ha mai ricevuto pressioni? Ha mai avuto paura in tutti questi anni?

R: E’ successo di tutto…

D: E’ successo per Tangentopoli?

R: Ma anche prima… in particolare mi sono capitati due episodi piuttosto pesanti con due personaggi di mafia… però diciamo che me la sono cavata perché io avevo lavorato un po’ anche dentro San Vittore e ho una fama abbastanza buona, nel senso che faccio il giornalista e sono uno che scrive quello che sa, allora questo, per quanto paradossale possa essere, è un elemento di contatto: “Io non ti odio, sto facendo il mio lavoro, sei tu che mi odi perché sto facendo il mio lavoro”. E’ anche successo che, non molto tempo fa, un detenuto aveva parlato con lo psicologo dicendo che odiava particolarmente un giornalista e sognava di ucciderlo, ed ero io! Un suo compagno di cella, che è un altro personaggio abbastanza inquietante, mi ha fatto sapere questa cosa. Io ho spiegato che non conoscevo la persona che voleva uccidermi, avevo scritto di lui semplicemente perché avevo fatto un’inchiesta giornalistica che lo riguardava e non riuscivo a capire perché mi odiasse. Per fortuna questo ragionamento ha funzionato, a volte bastano poche parole per evitare il peggio. Certo è che in alcuni momenti, ma molto tempo fa, mi muovevo con una certa prudenza.

D: Cosa possono fare i cittadini nel loro piccolo?

R: Quello che ho visto è che, da quando si sta sviluppando una certa coscienza, anche nelle scuole, si è creato un concetto diffuso che la legalità e la meritocrazia siano cose importanti. Più la gente, il singolo, è disposto a giocare pulito, più la corruzione avrà vita difficile. E’ chiaro che se qualcuno ci offre del denaro, ci si può ingolosire, però se si è abbastanza forti si arriva a dire “io faccio il mio, il mio mestiere è questo: non prendo questi soldi che sono illeciti; perché devo favorire una cosa ingiusta?”. Credo che la propria coscienza sia molto importante e poi ripeto, l’attenzione è salita, organizzazioni come Libera hanno contribuito a far circolare delle idee sane. Bisogna secondo me fare in modo che quelli che vengono beccati a corrompere non debbano più avere accesso alla cosa pubblica, cioè bisogna avere il coraggio di dire “Ti abbiamo beccato: sei fuori dai giochi per tutta la vita”. Non è possibile che ci siano in Parlamento persone che siano incorse nel reato di corruzione, non è possibile che l’imprenditore corrotto possa essere titolare di azienda. Bisogna fare in modo che chi l’ha fatto non lo faccia più; serve un esempio. Non dico che il carcere pesante sia un esempio, a volte l’esempio migliore è impedire alle persone di nuocere, oppure si dovrebbe far sì che la pena per il corruttore sia ad esempio aiutare gli anziani poveri per tre anni…. Ma le leggi non lo può fare il cittadino: il cittadino può soltanto votare le persone per bene per cercare di far sentire la sua voce. Ci tengo a dire che c’è una retorica dell’eroe, del fare, del dire… in realtà il cittadino, da solo, è debole e fragile quando incontra una persona con molti soldi o una persona con il potere di uccidere e far male. Si pretende dal cittadino un coraggio che il politico non ha. Questo lo trovo ingiusto: far ricadere la responsabilità sul cittadino. Si deve fare in modo che se il cittadino fa una denuncia sia protetto, e non sia un illuso idealista che poi torna a casa, non trova lavoro, non riceve aiuto da nessuno e viene guardato da tutti come un deficiente.

La storia molto spesso insegna a non ripetere gli stessi errori, Colaprico ci ha quindi spiegato nuovi strumenti con i quali si è cercato di prevenire la corruzione ed altre attività scorrette all’Expo.
Per escludere la mafia ed altre attività criminali dagli appalti pubblici lo stato poteva scegliere chi finanziare con i soldi pubblici prendendosene la responsabilità. In questo modo alcune aziende mafiose hanno perso. Le white list, le cosiddette “liste pulite” sono composte dalle aziende impegnate nel settore dell’edilizia e delle costruzioni e sono state istituite con una legge del 2012, proprio in vista degli importanti appalti culminanti nei lavori per la realizzazioni dei padiglioni e delle infrastrutture dell’Expo. Ci sono stati tentativi di infiltrazione di aziende poco pulite, casi accertati di criminalità, ma sono stati individuati rapidamente e questo significa che il sistema funziona e nel complesso Expo è sotto controllo. Colaprico ci saluta raccontandoci la sua ultima esperienza all’Expo, a condividere 48 ore con chi sta costruendo i padiglioni: nei cantieri c’è un esercito di operai che lavorano con un entusiasmo ed un orgoglio eccezionali, nonostante la lontananza da casa e i ritmi forzati. Si inizia a diffondere l’idea che l’Expo non è la vetrina di Milano, ma la vetrina d’Italia, e i soliti hanno troppo paura per sporcarla.

Chiara Brozzi e Benedetta Tedeschi II F

Redazione La Siringa

Liceo Scientifico “G.Alessi” Perugia


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