Bilancio di sostenibilità… quattro passi per l’ambiente

della redazione della V a dell’Istituto comprensivo di Bovino, Castelluccio dei Sauri, Panni (FG), Giulia Campanella, Samuele De Masis, Claudia Della Vista, Cristian Pio Di Biase, Paola Grace Di Pasquale, Fabiana Annamaria Franza, Aurora Gagliardi, Chiara Pia Lacivita, Daniel Lobozzo, Antonio Pio Morsillo, Alessio Ryan Pagniello, Stefano Provenza, Christian Rinaldi, Giulia Sciaraffa, Marinel Voicu, con il coordinamento di Stefania Cicioni

schermata-2018-03-18-alle-13-02-37Sono ormai un po’ di anni che la nostra scuola è attenta ad una coscienza ecologica che crei una consapevolezza dell’importanza dell’Ambiente come valore assoluto alla base di una sana prospettiva di vita e di sviluppo sostenibile.
Con la nostra insegnante, abbiamo lavorato sull’attenzione globale e locale immaginandoci come futuri cittadini che hanno “voglia di assumere nuovi modelli di vita e di pratiche innovative sostenibili”.
In questo lavoro, il nostro obiettivo principale è stato quello di sviluppare in noi un senso di appartenenza, di identità territoriale e di cittadinanza.
Tutto ha avuto inizio da un serio quesito: la salute dell’ambiente che ricaduta ha sulla nostra salute?
E’ stata, per noi, un’esperienza scolastica molto positiva perché attraverso analisi e studi statistici, nonché alla formulazione di un nostro questionario, da somministrare non soltanto a noi stessi ma, anche agli studenti della scuola media, ci siamo potuti confrontare con alcune problematiche ambientali.
Analizzando alcuni comportamenti di vita quotidiana, come l’andare a scuola, ci siamo chiesti:
”com’è l’aria che respiriamo?”
Le risposte sono state tante, per cui abbiamo deciso, dopo un attento lavoro di ricerca monitorato dalla nostra insegnante, di procedere come segue… (nelle slide)

 

Il mostro dello spreco

di Antonia Converso, Benedetta Maffia, Sofia Fusaro, 7 anni, Alessandro Francesco Romanello e Ilaria Alessandra Vecchio, 6 anni, a nome delle prime A e B, plesso Ariosto, IC Erodoto, Corigliano Calabro, con il coordinamento di Giuseppina Antonucci

“L’elaborato rappresenta il mostro dello spreco, derivante da comportamenti  poco rispettosi dei beni e delle risorse della Terra. I bambini hanno compreso che è possibile eliminare il mostro agendo in modo sostenibile. La partecipazione al concorso è finalizzata ad educare i bambini allo sviluppo sostenibile”.

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Canto per la primavera

racconto di Raffaele Bianco, Mario Bucaneve, Leonardo Suvieri, 17 anni, del liceo Alessi di Perugia

Tornai a casa dopo una lunga e stressante giornata di lavoro, mi dissero di far quadrare il bilancio di ecosostenibilità: l’ennesima inutile bega burocratica. Stanco, appena dopo aver cenato andai a letto e mi addormentai.

Mi svegliai di soprassalto per il freddo in cui era piombata la stanza. Cercai di riscaldarmi con la coperta ma mi venne sfilata dal fondo del letto. Aprii gli occhi e la prima cosa che notai fu la finestra aperta. Con un balzo saltai fuori dal letto. Non vidi nessuno, ma accanto a me era misteriosamente apparso un alberello, dal quale sentii uscire una voce

– Io sono il bilancio passato, rappresentato da uno degli alberi che sarebbero cresciuti se tu non mi avessi falsato.

Incredulo mi avvicinai e il piccolo pino iniziò a schiaffeggiarmi con i suoi rametti appuntiti e proseguì dicendo

– Ora pagherai per le tue malefatte.

San Marco a Perugia: aria di nuovo

di Edona Xhaferri, 17 anni, della redazione de  La Siringa, liceo Alessi di Perugia

20180222_163839-collageNel quartiere di San Marco a Perugia, è nato un disegno di riqualificazione del territorio: si tratta di un’area dismessa che la comunità ha deciso di trasformare in una green area .

La tutela ambientale parte da chi vive in un territorio e dev’essere poi sostenuta dalle varie istituzioni: nel caso di San Marco, infatti, da un’iniziativa popolare è nato un progetto che è stato subito appoggiato dal sindaco di Perugia, Andrea Romizi. I cittadini stessi sono stati i primi a raccogliere proposte ed idee per risolvere i vari problemi di sicurezza e per la risistemazione del loro territorio.

Il progetto rispetta il bilancio di sostenibilità, che viene applicato in tutte e tre le aree; quella ambientale, economica e sociale. La sostenibilità economica-sociale è rispettata grazie alla costruzione di un luogo d’incontro per gli abitanti, i quali gestiranno l’area e la utilizzeranno per scambiare prodotti tipici del territorio.

I cittadini, però, desiderano soprattutto valorizzare l’aspetto ambientale. L’obbiettivo primario del progetto è infatti la realizzazione di uno spazio ecosostenibile.  

La pianificazione consisterà nel ristrutturare un’area abbandonata con la creazione di parchi, camminamenti e orti urbani: i cittadini vogliono uno spazio che colleghi città e campagna, ma che rispetti l’ambiente.

Il progetto verrà applicato ad un vasto piazzale di fronte a quello che viene chiamato “i 3 fichi”, un antico rudere situato in una zona ad alta circolazione ed in prossimità del terminal degli autobus.

La comunità, per diffondere ed incentivare il progetto, ha organizzato incontri ecologici: i cittadini hanno partecipato a delle giornate in Piedibus per riflettere sulle problematiche della circolazione pedonale a San Marco e inoltre hanno dato il via in prima persona ai lavori, partendo dalla pulizia del territorio.

La ristrutturazione procede con lentezza, ma nonostante ciò, i cittadini di San Marco continuano a sperare seguendo il loro motto: “Se uno sogna da solo, è solo un sogno. Se molti sognano insieme è l’inizio di una nuova realtà”.

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Bilanci di sostenibilità? Ci pensavano già i Sumeri

di Edoardo Giraldi, 15 anni, del liceo Dante Alighieri di Roma

Lo diceva Ferdinand Tönnies già agli inizi del Novecento: non fatevi rapire dalle sirene del presente perché la soluzione è nella storia del mondo. E allora: studiamola meglio questa storia. Arriveremo a capire che molte idee che circolano nella società contemporanea altro non sono che banali ripescaggi di esperimenti che si perdono nella notte dei tempi. Tentativi riusciti (a volte), dolorosi fallimenti in altri casi. Limitiamoci ai primi: potremmo imparare tutti a vivere meglio.

   Pensate, dunque, che i grandi temi dell’ecologia, del rispetto per l’ambiente e della sostenibilità siano frutto del mondo post industriale? Sbagliato. Uno dei primi a trattare, in pratica, questi argomenti fu tale Set, secondo il Vangelo apocrifo di Enoch. Set, lavoratore della terra, usava perimetrare il suo piccolo campo di ortaggi con i semi di un’anguria oggi introvabile se non sull’isola di Hokkaido, in Giappone. Questo perché la pianta allontanava, naturalmente, parassiti e insetti pericolosi, zanzare comprese. A meno di un centimetro, si apprende sempre dal racconto gnostico, erano sistemati noccioli di albicocca che, a contatto con le radici dell’anguria, rendevano la terra umida per mesi, rendendo di fatto inutile ogni forma di irrigazione.

   Ne sapevano qualcosa anche i Sumeri che, come è noto, non avevano bisogno di arare i terreni agricoli : li lasciavano a riposo un mese ogni sette anni, bagnandoli qua e là con il succo di un agrume molto simile all’attuale pompelmo.

   Avviciniamoci ai tempi odierni.

   Caterina I di Russia ne sapeva, davvero, una più del diavolo. In effetti le esperienze non le mancarono di certo: figlia di contadino, sposa di trombettista, operaia in una lavanderia, poi zarina di tutte le Russie. Una vita movimentata, non c’è dubbio, raccontata in una sorta di autobiografia diventata un “samizdat” diffuso durante il periodo comunista. Caterina rivela le brutalità subite durante il suo periodo di vita da operaia: i turni di lavoro massacranti, le prepotenze dei suoi datori di lavoro.

   “Finché un giorno non ci venne a trovare un’anziana signora, di bell’aspetto anche se trasandata nell’abbigliamento. Era la moglie di un ufficiale russo ormai a riposo, aveva con sé una decina di abiti del marito che noi avremmo dovuto lavare. Eravamo in pieno inverno, il freddo era intenso come solo da noi sa essere. La poveretta si avvicinò a me e osservò con attenzione le mie mani, rovinate da calli e piaghe perché immerse da troppe ore nell’acqua gelata. ‘Ti voglio comunicare un segreto – mi disse – Ma non dire mai a nessuno che a rivelartelo sono stata io’. Acconsentii di buon grado e quella donna mi suggerì di mettere ogni dieci litri di acqua destinati al lavaggio degli indumenti due foglie di betulla e la buccia di una patata. ‘Lascia tutto a mollo per un’ora – mi disse ancora – poi ti basterà un veloce risciacquo e il gioco è fatto: il vestito esce pulito e quasi inamidato. E con il liquido che resta potrai lavare senza sforzi l’argenteria’”.

   Per Caterina è la svolta. Custodisce quel segreto anche quando diventa moglie di Pietro I, uomo sulla cui taccagneria si è favoleggiato fin troppo. Lei non è mossa da spirito ecologico, non pensa ancora alla sostenibilità di certe azioni. Non vuole che camicie e uniformi del marito possano essere toccati da altri, punto e basta. Il bucato lo fa lei, ogni giorno, con grande soddisfazione dello zar: usando due foglie di betulla e la buccia di una patata. 

   Necessita fa virtù in Cina. Siamo in un laogai, uno dei famigerati campi di concentramento dell’epoca maoista. Lui si chiama Hang Tse, è un dissidente. Nell’inferno della “rieducazione” Hang deve vivere almeno sette anni, salvo possibili aumenti di pena. Siamo nel vivo della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria.

   È dura, durissima. Le condizioni del campo sono pessime, il cibo scarseggia e il lavoro fisico imposto ai prigionieri è snervante. È un compagno di cella di Hang a suggerirgli l’unica via d’uscita: i vecchi del campo hanno tutti un barattolo di vetro contenente una misteriosissima sostanza che toglie la fame, donando energia e salute. Si tratta di noccioli di ciliegia seccati e ridotti in polvere: un elisir di lunga vita riconosciuto come tale anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Hang viene liberato dopo dieci anni di detenzione e riesce a scappare in Giappone. Dove, nonostante il cuore di ferro, muore a 109 anni per un ictus fulminante.

   Timidi segnali di una vita in cui sono spesso le condizioni negative a suggerire possibili, innocui accostamenti alla Natura. Bisogna arrivare in Italia, all’immediato dopoguerra, per assistere al primo esperimento di un bilancio sostenibile soddisfacente, studiato in funzione del risparmio collettivo. È quanto decisero di fare gli Italo-albanesi di Montecilfone, in Molise, produttori “industriali” di comunissime mele “Renette” e di una particolare canna da zucchero chiamata “Kallam”. La figura del medico, in quella comunità, non esisteva: merito, assicuravano i capi del villaggio, delle vitamine contenute in quelle mele, la cui buccia veniva usata per lavare le stoviglie e i cui semi (opportunamente essiccati) venivano utilizzati per tenere accesi i camini, funzionando molto meglio del legno. La grande sorpresa fu nella “Kallam”: il succo estratto, oltre ad essere un potentissimo disinfettante naturale, fungeva da carburante per muovere le braccia di una decina di mulini nei quali si macinava il grano. L’acqua zuccherata in eccesso finiva poi con l’irrigare i campi.

   Era una comunità ricca ma forse nessuno se ne accorgeva.

avvertenze

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Politica al verde

di Sofia Cesaroni,  redazione La Siringa, Liceo Scientifico G.Alessi-Perugia

Avete presente il Complesso di Crono?  Crono, il dio greco del tempo, mangiava i suoi figli, per prolungare la sua immortale vecchiaia. Ebbene è evidente che anche la nostra classe politica è affetta da questo morboso cannibalismo:  ha mangiato il nostro futuro, il nostro ambiente con scelte economiche, energetiche, sociali insostenibili.  Eppure l’Italia ha nel suo ambiente le maggiori risorse per lo sviluppo e il futuro: nel turismo, nelle eccellenze agroalimentari, nei suoi chilometri di coste e di parchi naturali o archeologici. Sempre più vecchi, o finti giovani, i candidati alle prossime elezioni avranno cambiato appetito? Li abbiamo ascoltati in campagna elettorale ma di ambiente non si parla…..Vediamo quanto pesa il tema ambientale nei programmi dei partiti….

Destra e centro-destra

Lega Nord: capitanata dal leader Matteo Salvini,  nei vari incontri di campagna elettorale, promette di attivarsi per mezzo della green economy. La Lega propone di proibire l’esportazione di rifiuti all’estero e ridurne la tassa del 50% entro il 2020, infine, di riciclare solo i rifiuti che porteranno ad un utilizzo nel mercato: questo dovrebbe secondo Salvini rimpolpare i posti di lavoro: e siccome siamo nazionalisti rivendichiamo l’immondizia italiana per gli italiani. Ora, ė verissimo che il riciclaggio dell’immondizia può essere un business, ma a patto che si faccia bene, che ci siano impianti sostenibili …. Qui si parlerebbe di appalti privati per ripulire l’italia e sentiamo puzza (è il caso di dirlo) di pericolo, inceneritori e discariche a buon mercato per gli affaristi e ad altissimo costo per l’ambiente e chi ci abita.