… ma tutto si può recuperare

Inchiesta multimediale della redazione di Daisynews dell’Istituto Margherita di Bari, coordinata da Valentina Simone.

L’inchiesta è presentata su power point visibile a questo link. La redazione avverte: “Le slide presentano collegamenti interni, sottofondo musicale e breve video integrato: perché funzioni occorre impostare la modalità Presentazione“. 

In questa pagina possiamo presentare solo la versione in pdf sfogliabile.

 

Panta Rei: quando l’uomo danneggia gli ecosistemi…

Lavoro della giovanissima redazione della classe 5° E primaria dell’Istituto Comprensivo Erodoto di Corigliano Calabro. coordinata da Pina Antonucci. E’ un  elaborato artistico formato da 16 fogli, creati dai bambini in gruppo dopo aver affrontato il tema del concorso “Panta Rei” e “aver compreso quanto l’intervento umano irresponsabile danneggi la salute degli ecosistemi e metta a repentaglio la stessa sopravvivenza umana”.

PANTA REI… tutto scorre

Lavoro della giovanissima redazione della classe 2B della Scuola Primaria Beata Vergine di Lourdes -Zola Predosa (Bologna) coordinata da Valentina Tarozzi

Schermata 2017-03-22 alle 15.08.58“ Non si può discendere due volte nel medesimo fiume. A chi discenda negli stessi fiumi, sopraggiungono sempre altre e altre acque. E non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. ( Sulla natura– Eraclito).

Abbiamo parlato molto, in classe, di Eraclito, questo pensatore, noi lo chiamiamo così, della Grecia antica. Abbiamo letto che gli piaceva vivere a contatto con la natura e che, addirittura, per diversi anni, aveva vissuto da solo sui monti, mangiando solo piante e stando lontano anche dalle persone, con cui, molto spesso, non andava d’accordo. Mentre viveva sui monti, però, si ammalò di idropisia, una malattia che porta il corpo a gonfiarsi, in alcune parti, a causa di un aumento di liquidi. Così fu costretto, dai monti, a far ritorno in città per farsi curare. Nel frattempo chiese ai medici se “fossero capaci di far sì che dall’inondazione venisse la siccità”  e siccome i medici non capivano cosa volesse dire, si seppellì in una stalla sotto il calore dello sterco animale, sperando che questo evaporasse. Che ridere!!! Strano tipo… questo Eraclito!!! Alcuni studiosi dicono sia morto in questa posizione, altri che sia morto dopo tanti anni. Quale sia stata la morte vera non si sa. Ma veniamo a quello che pensava lui, questo “panta rei”. All’inizio, quando la maestra, le prime volte, pronunciava “panta rei”, c’era chi di noi capiva solo “rei”, “pallarei”, “pannarei”. Difficile la sua pronuncia e difficile, da capire, il pensiero di Eraclito, per noi che siamo in seconda elementare. Poi…ecco!!! Abbiamo capito!!! E’come aprire i rubinetti dei lavandini della nostra scuola e lasciare SCORRERE l’acqua e….PANTA REI!!!!

Rifiuti elettronici: il nuovo petrolio?

Articolo inchiesta di Giulio Foiani e Alessandro Citti, illustrazione di Cristiano Schiavolini, del liceo di Umbertide (Pg), coordinamento di Chiara Fardella

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illustrazione di Cristiano Schiavolini

Dal vecchio telefono della Nokia dimenticato in un cassetto al televisore a forma di scatolone lasciato su un polveroso scaffale del garage, fino all’enorme frigorifero della nonna abbandonato in soffitta. Oggetti che anni addietro erano all’avanguardia, oggi li riteniamo spazzatura, ignorando il potenziale economico e una seconda vita che ancora potrebbero avere, lontano da noi.
I Raee, meglio conosciuti come “rifiuti elettronici”, costituiscono uno dei principali business illegali, e pericoli ambientali del nostro secolo, si stima infatti che la perdita dell’industria legale dello smaltimento sia tra gli 800mila e l’1,7 miliardi di euro all’anno. Le schede elettroniche che li facevano funzionare sono costituite da materiali preziosi come oro, argento e rame. Questi elementi sono rari e costosi sulla Terra e recuperarli significherebbe risparmiare risorse, scongiurando un futuro in cui potrebbero scarseggiare. Inoltre, le sostanze contenute in essi sono pericolose per l’ambiente e la salute.
La crescita della quantità di rifiuti elettronici non è casuale. Infatti è il nostro sistema consumista a produrre scarti. Negli ultimi anni, oltre all’aumento del numero di dispositivi elettronici in circolazione, molte aziende hanno cominciato a inserire nei loro prodotti dei “punti deboli”, volti a ridurre la vita operativa degli stessi. Spesso i nuovi gingilli tecnologici rimangono efficienti a malapena per il periodo di garanzia. Quella che molti chiamano “obsolescenza programmata” è facile da attuare: basta un condensatore posizionato vicino ad un luogo dove si accumula calore e questo di conseguenza si rovinerà più in fretta. Talvolta è la richiesta di continui aggiornamenti, spesso non supportati, a rendere in breve tempo un dispositivo non più utilizzabile.
Una famiglia europea decide di cambiare televisore, comprandone uno a schermo piatto. Un ufficio sostituisce le sue vecchie stampanti. Un centro commerciale rinnova gli uffici. Un adolescente cambia smartphone con l’ultimo modello uscito. Tutti paghiamo una quota al momento dell’acquisto, il cosiddetto “Eco contributo”, che serve a coprire i costi del corretto smaltimento dei Raee. Sono queste le operazioni che, ogni giorno, contribuiscono a creare le milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che inondano il nostro Pianeta. Molti di questi apparecchi elettrici ed elettronici dismessi sono ancora funzionanti o contengono materiali costosi che possono essere riciclati. Per questo vengono caricati su container, imbarcati e spediti dai porti dei Paesi più ricchi verso quelli in via di sviluppo, come il Ghana. L’arrivo di questi oggetti alimenta un giro di intermediari, rivenditori e riparatori che li sceglie, testa il loro funzionamento e li rimette in commercio nel povero mercato locale.

“Il mondo salvato da un robot”

L’eredità di A. Einstein: il “portal robot” ed i rifiuti scompaiono

Articolo di Lorenzo Carli, 12 anni, della IIA della scuola media Istituto Comprensivo Don Milani di Monte Porzio Catone, con il coordinamento di Alessandra Massimi.

Vi ricordate della relazione di A. Einstein? Bene, non è l’unica scoperta del grande scienziato che ha rivoluzionato il modo di vedere il mondo.

È stato ritrovato il suo progetto del “Portal robot”, un robot che permette di teletrasportare gli oggetti in una dimensione parallela. Dal 2010 ad oggi, chiusa nei laboratori di Tucson in Arizona, una équipe di scienziati ha lavorato giorno e notte per trasformare questo progetto in una realtà che ha dell’incredibile.

Davanti ad una folla incredula il “Portal robot” è stato avviato nei laboratori dell’istituto di ricerca di Tucson lo scorso 20 febbraio 2017: l’oggetto “inghiottito” dal robot è scomparso… Dove? Non sappiamo. Nel passato? Nel futuro? Disintegrato nel nulla? Chi può dirlo? Sappiamo solo che sembra risolto il problema per cui il nostro pianeta va verso un collasso ecologico, andando oltre la famosa legge “nulla si crea e nulla si distrugge”!

Il “Portal robot”, di cui è stato costruito il primo prototipo nel corso del 2016, a breve sarà in commercio e le compagnie di smaltimento rifiuti faranno a gara per averlo. A distanza di poco più di cento anni A. Einstein ha colpito ancora, risolvendo forse per sempre un problema che riguarda tutto il pianeta.

Panta Rei, il film mai realmente esistito o quasi

Falso servizio giornalistico, di Alessandro Colonna, 21 anni di Monteroni di Lecce, per descrivere la situazione attuale del Salento. Ogni anno in provincia di Lecce vengono diagnosticati circa 4000 nuovi casi di tumori. La maggiore incidenza si riscontra nel carcinoma polmonare, con un tasso standardizzato dell’88.7% nei maschi e del 12,1% nelle donne, e il tumore della vescica, 63.7% nei maschi e 8.6% nelle donne. La sopravvivenza, nei casi di tumore della vescica, a cinque anni, è dell’80%. Continua a crescere la mortalità per il tumore polmonare al ritmo del 2,5% medio annuo nelle donne, come l’incidenza (+4,7%). La sopravvivenza, per maschi e femmine, nei 5 anni è del 17%. L’incidenza di questi tumori risulta superiore sia alla media regionale che a quella nazionale, che è del 79%.

Panta Rei, il film mai realmente esistito. O quasi. Perché il film, quello vero, esiste nella quotidianità. E il cielo è sempre più.

Video di Alessandro Colonna
Hanno partecipato Giorgio Gabe, Chiara Fasanelli, Leonzio Colonna, Elio Fasanelli, Tonia Maniglia, Francesco Spedicato

 

Infinite Volt(e) riutilizzabile

Alessandro Cascianelli, del liceo G. Alessi di Perugia, va alla scoperta di Agugliano, dove i rifiuti elettrici diventano opportunità.

Italian Recycling center (Raee)1,5 milioni di tonnellate sono i rifiuti di natura elettronica o RAEE prodotti ogni anno in Italia, ma sono recuperabili? Ho intervistato, per saperne di più, Bruno Brunetti, responsabile dell’impianto di riciclo RAEE di Agugliano, piccola realtà che costituisce un ottimo esempio per l’economia circolare.

Che cosa si intende con il termine RAEE?
RAEE è una sigla che significa rifiuto elettrico ed elettronico, in questa categoria sono inclusi tutti quei rifiuti che vanno da 0 a 1500 Volt, quindi il termine include allo stesso tempo sia un semplice telefonino che una lavatrice.

Di che cosa vi occupate nell’impianto di Agugliano?
Il nostro lavoro è quello di ricondizionare i vecchi elettrodomestici che vengono sostituiti dai cittadini. Una volta preso il rifiuto dalla casa del cittadino, lo portiamo nel nostro luogo di raggruppamento (LDR) e valutiamo le sue condizioni, ci soffermiamo particolarmente sullo stato dei pezzi di ricambio, che spesso sono riutilizzabili. Una volta completati tutti i test decidiamo se possiamo recuperare la lavatrice o la lavastoviglie di turno, se invece le condizioni sono pessime e riteniamo che vada buttata, la consegnamo ad un punto di raccolta adibito allo smaltimento.

Quanto tempo si impiega per ricondizionare un RAEE?
Dipende dal tipo di oggetto, generalmente in mezz’ora riusciamo a mettere a nuovo qualsiasi tipo di RAEE. Ricondizionare per noi non significa solo sostituire qualche pezzo difettoso, ma anche lavorare sull’aspetto estetico del prodotto; sistematicamente togliamo la ruggine e riverniciamo ogni pezzo. Il lavoro si conclude con le prove di continuità, in cui verifichiamo che dal punto di vista elettrico tutto funzioni bene. Generalmente riusciamo a recuperare il 50% dei RAEE che ci vengono consegnati, considerando anche quelli in cui recuperiamo solo alcuni pezzi.

Quanto siete stati sostenuti nella realizzazione del vostro progetto da enti statali?
Purtroppo lo stato e i suoi enti non ci hanno sostenuto in nessun modo.

Lega Ambiente invece vi ha aiutato?
Rispetto agli enti statali Lega Ambiente c’è stata molto vicina, anche se il loro aiuto non è stato di tipo economico, ci hanno aiutato però a far conoscere la nostra attività e a valorizzarla.

Cosa possiamo fare noi cittadini per far crescere impianti come il vostro?
In primis dovete scartare bene, purtroppo quando un prodotto non funziona si tende a maltrattarlo, rendendo così il recupero veramente difficile. Se si iniziasse ad avere una cura maggiore di ciò che non funziona, si potrebbe recuperare sicuramente di più.

In media quanti anni hanno i RAEE che vendete ricondizionati?
E’ difficile dare un età media, riusciamo a ricondizionare oggetti che vanno dai 2 anni di vita, cioè che ci vengono portati appena finisce la garanzia, ad altri che hanno addirittura 10 anni. Al cittadino che vuole spendere poco, ma allo stesso tempo vuole avere un buon elettrodomestico, conviene acquistare un RAEE ricondizionato. Ti faccio un esempio: le lavatrici che ricondizioniamo le vendiamo ad 1/3 del prezzo originale, avendole riverniciate sono belle da vedere e funzionano bene poiché per essere rimesse in vendita hanno superato molti test.

In Italia esistono realtà come quella di Agugliano?
Che io sappia ce ne sono pochissime, ma molte aziende stanno lavorando per fare strutture simili alla nostra. Il problema principale è l’autorizzazione provinciale al riuso, si ottiene molto difficilmente e questo blocca la creazione di impianti di riciclo. So che recentemente ne è stata assegnata una a Torino ad Astelav, una realtà molto interessante nel panorama dell’economia circolare. Stanno lavorando per avere una struttura come la nostra, alcuni RAEE tra l’altro glieli daremo noi.

Quali sono solitamente i motivi per cui non concedono l’autorizzazione al riuso?
Il problema fondamentale sta nel ruolo di chi se ne occupa, sono quasi sempre funzionari con poco potere e per paura di eccedere non la concedono. Il loro timore principale è quello di avere dei problemi con le aziende che praticano un’economia di tipo lineare e che guadagnano nello smaltimento dei RAEE, si deve assolutamente cambiare mentalità.

Ritiene che in futuro l’economia circolare riuscirà a prevalere su quella lineare?
Ne sono sicuro; in tutta Europa si sta puntando molto sull’economia circolare, all’estero ormai un punto vendita apprezzabile ha un piano per gli elettrodomestici nuovi e uno per i ricondizionati. In Italia sotto questo punto di vista c’è ancora molto da fare, ma realtà come quella di Agugliano, non possono che farci essere fiduciosi.

 

Affari di casa nostra

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Articolo di Leonardo Suvieri, III F del liceo G. Alessi di Perugia

C’è una ricchezza che marcisce, che non viene sfruttata da nessuno nel nostro paese. Da anni dovrebbe essere restituita alla comunità sociale, per dare lavoro, ma è ferma, congelata, non può rientrare nel circolo. Cosa si aspetta?… Che la legge venga applicata.
Le più grandi associazioni a delinquere del nostro Paese hanno portato i loro affari ovunque. La stessa Umbria è stata occupata dalle principali cosche mafiose: ‘ndrangheta e camorra. Negli ultimi anni sono stati sequestrati beni nella maggior parte delle città umbre, per un valore complessivo che supera le centinaia di migliaia di euro.pietralunga
Nel 2016 le confische di beni immobili in Umbria sono state 74, un salto considerevole rispetto agli anni precedenti (nessuna nel 2011, 4 nel 2013). Sono stati oggetti di sequestri 4 aziende, 10 abitazioni (di tipo civile o economico), 11 magazzini, 5 tra stalle, scuderie, rimesse ed autorimesse, 7 beni di enti locali, 34 diversi appezzamenti terrieri, 3 beni immobili di altro tipo.
Il primo di questi beni ad essere stato sequestrato è però l’unico per il quale è iniziato un effettivo percorso di riutilizzo sociale. Da quattro anni i terreni di Col della Pila, nel comune di Pietralunga, in provincia di Perugia, confiscati alla ‘ndrina reggina dei De Stefano, sono stati affidati ai volontari di Libera Umbria, grazie ai quali sono stati bonificati 20 ettari di cui 80 a bosco.
Si può quindi dire che, ad oggi, il progetto di riutilizzo di queste confische, non è quasi del tutto partito. La mafia ha sottratto ricchezza al nostro paese: soldi, negozi, aziende, attività imprenditoriali, immobili. Ora questa ricchezza è abbandonata, non viene restituita o reimpiegata per uno sviluppo economico: le case vuote potrebbero alleviare i problemi di famiglie che non si possono pagare la casa, le aziende potrebbero ripartire e ridare lavoro, i campi potrebbero essere di nuovo coltivati…Invece da decenni tutto è congelato, si deteriora inutilemente. Ed è un grande spreco. Economia circolare è anche questo: riconvertire e riutilizzare, non solo rifiuti, ma anche ricchezza.