Inchiesta sul consumo di suolo della redazione della III D Scuola Secondaria “Orazio Flacco” di Castelluccio dei Sauri (FG), coordinata da Barbara Doronzo
Il “consumo di suolo” è il processo di trasformazione delle superfici naturali o agricole in aree urbane o industriali. In Italia questo fenomeno ha raggiunto livelli molto alti e preoccupanti, poiché negli ultimi decenni il territorio naturale è stato rapidamente impermeabilizzato con il cemento.
Il suolo, chiamato anche pedosfera, è lo strato più superficiale della crosta terrestre. Si forma attraverso un lentissimo processo di erosione: gli agenti atmosferici come la pioggia, il vento e la neve, attaccano le rocce che si rompono in frammenti sempre più piccoli, sino a trasformarsi in particelle minuscole. Il vento le trascina via sulla terra ferma, dove si accumulano fino a formare uno strato compatto. Il suolo svolge funzioni protettive, produttive ed ecologiche: racchiude acqua e elementi naturali e costituisce il supporto fisico per la vegetazione; ostacola il passaggio delle sostanze inquinanti nelle acque sotterranee e si lega all’ambiente circostante in un rapporto di circolarità. Una delle sue proprietà, spesso sottovalutata, è quella di essere una riserva di carbonio. La Commissione Europea stima che il 20% delle emissioni di CO2 vengono catturate dal suolo e che il carbonio in esso presente è pari a 3 volte quello in atmosfera. Si tratta quindi del più importante serbatoio dell’ecosistema, ma sempre più spesso la sua funzione vitale non viene adeguatamente considerata. Sul Pianeta le terre emerse occupano circa ¼ della superficie e, di questa, la metà non è utilizzata dall’uomo. Del restante 50%, ben il 40% non è coltivabile, perché le terre sono troppo umide, impervie e inadatte. L’esigua parte che rimane è costantemente minacciata da un’agricoltura intensiva, sempre più inquinante, e un vorace processo di urbanizzazione.
Il suolo è una risorsa non rinnovabile, fragile e nascosta.